Secondigliano born, Rozzano raised. Nonostante l'arco evolutivo di Paky fosse un'incognita fino ad appena 3 anni fa, quando sul volto non aveva tatuato nessun nome e di lui conoscevamo solo la "Rozzi" che lo mise sul radar, il punto di arrivo era già indubbio: Vincenzo Mattera avrebbe riempito le sale. Il 7 Novembre l'Alcatraz è sotto assalto da parte di un pubblico fremente e giovanissimo. Come quel ragazzino tra i 12 e i 13 anni che, mentre viene trascinato a casa a metà concerto, si mette a frignare dicendo: "Volevo sentire Vita Sbagliata".
Sono 3500 i telefoni sollevati in una sala altrimenti immersa in una scala di grigio-nero. I più piccoli si alzano in punta per immortalare Paky, retroilluminato dall'ormai iconica torre di Rozzano, o gli interludi documentaristici che introducono i brani. In effetti, abbiamo capito che a un live di Paky succedono cose, sulla linea sottile tra il suggestivo e il tragicomico, un po' come la sua discografia. È lui stesso a descrivere così il suo disco hit Salvatore, nella title track al cuore del progetto: metà sono i banger spacconi e festaioli, metà sono i brani "più sentiti e conscious". Sul palco, tale scissione si trasforma in un'unica energia ambivalente.
Tantissime sono le comparsate dei rapper che hanno collaborato al suo primo disco Salvatore, altrettante le parole di affetto e stima verso chi come Luché o Guè lo faceva prima di lui, che di anni ne ha 23 e sa bene che un primo posto in classifica non basterà a condurlo all'Olimpo dove siedono ora i suoi eroi. Qualche sopracciglio alzato durante gli skit di cambio palco, quando Paky (dal lituano "Pakartas", cioè impiccato) si appende cappio al collo alto sul soffitto; quando dei ragazzini si schierano in linea a smazzare, o nel climax in cui un attore in scooter entra in scena, tira fuori l'arma e simula una rapina. Vari cosplay da supervillain, al Lucca Comics del blocco.
Seppur dando il beneficio del dubbio fino all'ultimo per goderci una serata in cui Paky, un toro sul palco, ha dato tutto e le ha suonate tutte (ma proprio tutte), dobbiamo essere sinceri: un paio di mani nella borsa ce le siamo ritrovate anche noi. Una volta fuori dall'Alcatraz a concerto concluso, ci siamo confrontati con le persone con cui più ci interessava parlare: i fan, tra Nike Squalo, borselli a tracolla e vita da ragazzi di quartiere, uno specchio limpido della musica che amano.
Se la maggior parte l'abbiamo ritrovata ancora scoppiettante di adrenalina ed euforia post-concerto, non mancano dei volti un po' delusi. Come quello di Simone, abbattuto dopo che qualcuno gli ha fregato la catenina del battesimo, al punto tale che si fa fotografare dando le spalle all'obiettivo. Martina, invece, sorride, nonostante si sia lasciata da poco col ragazzo, che doveva accompagnarla al concerto. "Ho costretto una mia amica a venire da Novara". O ancora il ragazzo che non ha lasciato detto il suo nome e che è tornato a farsi fotografare perché "... avevo dimenticato di far vedere le collane". Trovate le loro facce, tra chi esibisce con fierezza le sue collane, chi posa con il casco in mano, chi sfoggia la sua maglia del Napoli, nella gallery all'interno di questo articolo.
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L'articolo Il grande raduno dei maranza per Paky di Vittoria Brandoni è apparso su Rockit.it il 2022-11-09 11:20:00
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