Pochi giorni fa abbiamo ascoltato la voce di Emiliano Colasanti che ci ha spiegato meglio il concerto senza distanziamento di Cosmo a Bologna, il primo col Green Pass obbligatorio, senza sedute. Si fa un gran parlare di Green Pass in questi giorni e spesso, come avviene nei social, a sproposito. I no vax stanno proliferando, così come gli appelli della destra che parlano di dittatura sanitaria, e a sentir parlare proprio loro di dittatura non sai se farti una risata o incazzarti forte. Da parte nostra, quella della musica dal vivo, le cose non sono cambiate per niente dal 2020. Girano molti artisti di fascia media, quella che non comprende Vasco Rossi o Bruce Springsteen per intendersi, a capienza ridotta e con il pubblico seduto, mascherinato e distanziato. Praticamente, una replica di ciò che è stato la scorsa estate, nonostante i tanti appelli alle istituzioni, La Musica che Gira, Ultimo Concerto, Scena Unita e tutte le associazioni di categoria coinvolte nel dialogo.
Il ministro Franceschini e tutti i suoi colleghi si sono dimostrati selettivamente sordi rispetto le istanze degli operatori dello spettacolo, a differenza del resto d'Europa dove sono stati fatti molti test e sono state prese decisioni meno restrittive. In più, anche qui viene da ridere o da incazzarsi forte pensando agli Europei di calcio, agli abbracci nella piazza gremita sotto i maxischermi, alla folla che si riversa nelle strade, al pullman scoperto che gira per Roma mentre noi, quelli della musica dal vivo (lavoratori o fruitori a questo punto poco importa) ce ne stiamo come stronzi ad aspettare il nostro turno per poter vivere l'emozione come dovrebbe essere.
A questo proposito ho fatto una chiacchierata con Pietro Fuccio, director di DNA concerti, per capire come saranno i concerti del futuro. Riguardo questa stagione mi dice senza mezzi termini: "Palliativa. Cerchiamo di farcela piacere tutti ma si fa fatica". In quest'ottica, il Green Pass che si ottiene dopo la seconda dose di vaccino, dopo aver fatto il tampone 24 ore prima dell'evento o dopo aver sviluppato gli anticorpi necessari per non prendere il covid, sembra l'unica soluzione possibile per tornare a fare concerti quasi normali: "Non so se sia l'unica ma ci sembra una possibile soluzione", mi dice Pietro. "Non ci siamo inventati nulla col concerto di Cosmo, vediamo solamente quello che succede da qualche mese fuori da qui, i primi che hanno adottato questa soluzione sono stati gli Stati Uniti, ci sono almeno 5-6 Paesi europei che utilizzano lo stesso procedimento, ci sembra una cosa sensata".
L'anno scorso, quando si parlava di questo tema, veniva sempre fuori la sostenibilità dell'evento, come se gli organizzatori avessero dovuto provvedere a fare i tamponi direttamente al pubblico. Oggi le cose sono cambiate, perché il Green Pass serve per tutto ed è normale farsi un tampone ogni tot per tenere sotto controllo la pandemia: "Il discorso sostenibilità non lo farei neanche, io cittadino non ho pensato neanche per un attimo di non vaccinarmi anche se ci sono dei rischi. Per non correre rischi maggiori e per l'impatto sociale della cosa. Tamponi ne avrò fatti una dozzina, di quelli volontari, per monitorarmi periodicamente. Applicare lo stesso principio ai nostri concerti o di altri, per prendere treni, aerei, andare ad altri eventi è stato normale. Qui nel Lazio il tampone di paga 22 euro, ci sono anche hub nelle città in cui vengono fatto gratis, per noi il problema non si pone".
Organizzare un concerto per persone non distanziate dev'essere ben diverso dalla prassi di questa estate: "Totalmente, le altre cose che facciamo sono quelle che fanno tutti quanti come hai descritto te prima: distanziamenti, sedute ma non Green Pass. Non so se lo voglio dire ma lo dico lo stesso, questa modalità di concerto che stiamo facendo da un anno e mezzo - perché questa estate è la replica dell'estate scorsa - comincia a stare un po' stretta a tutti. È una modalità che per alcuni può anche essere funzionale, ma è un bel po' che ci viene negata la varietà degli eventi. Ti ricordi quando dicevano tutti 'Quando si potrà tornare a vedere i concerti andrò a anche dai Cugini di Campagna'? Ecco, la realtà non è esattamente così, perché a volte anche il pubblico non va a vedere nemmeno gli artisti che ama quando la modalità è di fruizione è estrema: tracciamento, mascherina, misurazione della temperatura, seduta obbligatoria, non potersi alzare per andare in bagno quando si vuole, non poter bere, mangiare o fumare".
Ecco, se l'estate va così voglio solo immaginarmi l'inverno con le venue al chiuso. Sarà possibile assistere a concerti da ottobre novembre in poi? "Non c'è per niente una buona sensazione rispetto all'autunno, perché ci sono due bei problemi. Il primo, le autorità non muoiono dalla voglia di prendersi il rischio di togliere i limiti che tutt'oggi sono in vigore - al chiuso massimo 500 persone se non sono più della metà della capienza - e questo lo capisco pure, ad oggi non sarebbe sensato fare diversamente. Il secondo è che anche gli operatori ne stanno prendendo atto, tutti mi dicono che hanno un calendario fatto di opzioni che sono vecchie di tre quattro mesi. Nessuno sta chiamando oggi per dire 'A novembre vogliamo fare il tour di tale artista', perché dopo un anno e mezzo di decisioni prese a metà, c'è uno scoramento che è parte di noi. È veramente cambiato l'approccio dei colleghi più estremisti che dicevano 'Se sto due settimane senza poter lavorare mi ammazzo'. Ormai molti si sono rassegnati. Poi ci sono quelli che hanno tentato di forzare i blocchi e inventarsi soluzioni e che, dopo che non ti hanno fatto fare le cose per 4 o 5 volte, si sono rassegnati ancora di più. Non vedo movimenti nel lato autorità o nel lato organizzatori. È chiaro che se né io che organizzo né tu che fai le leggi abbiamo urgenza di uscire da uno stallo, lo stallo rimane".
In questo caso però DNA ha forzato la mano per fare un concerto senza distanziamento: "Sì, a un certo punto abbiamo detto che era il caso di trovare soluzioni alternative sensate. All'estero questa prassi è diventata la normalità, abbiamo deciso di provarci. Il covid non è un virus che si crea dal nulla, se metti molte persone che non hanno il covid insieme, quello non c'è. Se riesci a fare degli eventi con nessun malato, non è che la gente si ammala per empatia o per osmosi, hanno fatto tutti i test possibili e immaginabili, quello più famoso a Barcellona nel dicembre scorso e quando sono usciti i risultati, il commento mio e di molti è stato 'Ma dai! Chi l'avrebbe mai detto che se nessuno ha il covid, quello non si trasmette'. La folla può creare tanti disagi ma non ha il potere di creare un virus se non c'è. Non è un test che dobbiamo per forza fare anche in Italia per vedere se nel nostro territorio vale questa regola scientifica, è un dato di fatto. Abbiamo pensato di vedere se sarebbe stato possibile fare un evento con qualche limitazione in meno e qualche prudenza in più, perché ricordiamoci che la prassi di questa estate non prevede il Green Pass. È una cosa che potrebbe cambiare anche stasera con esiti drammatici per noi, perché se al pubblico che ha già preso il biglietto gli dici che deve essere anche per forza vaccinato sarebbe un disastro, come tutte le regole cambiate in corsa. Si venderebbero meno biglietti e si dissuaderebbero ancora di più le persone. Diversa è la questione se proponi un concerto diverso, senza distanziamento, per cui c'è bisogno del Green Pass da subito".
I costi dei promoter e degli organizzatori sono lievitati questa estate, almeno, questa è la mia sensazione anche guardando il prezzo finale del concerto al pubblico, anch'esso spesso più oneroso: "Sì, un po' di costi in più ce li abbiamo: tamponi per tutti, anche per i vaccinati e capienze super ridotte, che a volte non vengono neanche riempite in toto perché come dicevo prima, tanta gente ha paura. Poi ci sono tantissimi tour in giro, di gente che grossomodo ha lo stesso pubblico. Nell'estate in cui non girano Jovanotti, Vasco Rossi, Ligabue, non girano gli stranieri, ti ritrovi tutti artisti della stessa fascia e si fatica un po' di più, e la prospettiva è quella di tornare indietro sul tabellone in autunno".
Immaginavo fosse un lavoro del tutto diverso, anche a livello di fatturazione, questa estate. In quest'ottica, in cui entrano meno soldi da parte del pubblico, sono arrivati gli aiuti economici governativi oppure no? "Lì è il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, nella mia ingenuità non mi aspettavo neanche gli aiuti statali nel momento in cui la pandemia azzerava tutto, è una cosa che non era mai successa. Di soldi ne sono anche girati, dei nostri colleghi che fatturano tanto hanno avuto aiuti nell'ordine di milioni di euro, soldi che in qualche modo andranno spesi. Noi la nostra parte cerchiamo di reinvestirla in questo tipo di situazioni, per tamponare tutti o per fare tour che hanno ritorni economici pari a zero. Ci sono colleghi che hanno usato questi soldi per tentare di rubare alla concorrenza gli artisti e c'è gente che fa fatica ad arrivare a fine mese, non tutti siamo stati ristorati nella stessa maniera e ogni struttura è diversa".
L'ipotesi di tornare indietro invece che andare avanti è disastrosa e non sembra che tutte le mobilitazioni fatte finora abbiano smosso il Governo in qualche modo: "Non sembra neanche a me, la modalità del concerto seduto e distanziato funzionava perfettamente la scorsa estate, questa invece avrei pensato di poter fare qualcosa in più. È un po' poco quello che abbiamo potuto fare".
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L'articolo Come saranno i concerti dei prossimi mesi (grazie al Green Pass) di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-07-19 16:38:00
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