Ha senso far uscire il supporto fisico della propria musica?

Il mercato musicale in Italia è in crescita, ma la maggior parte del suo volume lo fa il digitale, lo streaming. La nostra riflessione e qualche consiglio per i molti progetti emergenti che si chiedono se ha senso spendere soldi per autoprodurre cd, cassette o dischi in vinile

Cd, cassette e vinili
Cd, cassette e vinili
08/09/2022 - 11:29 Scritto da Simone Stefanini

C'è stato un tempo in cui il cd della propria band alle prime armi era uno dei traguardi più ambiti per i musicisti di ogni settore. Non più il demo registrato in presa diretta in un garage dall'amico con rudimenti di tecnica del suono, riversato in una cassettina registrata con la copertina fotocopiata, non più il compact disc con la copertina stampata in quadricromia per darsi un tono, recante all'interno il cd-r masterizzato, ma una vera e propria produzione, anche autofinanziata, che potesse regalare alla band il sogno dei sogni: il cd vero, incellofanato, pronto per essere venduto ad amici e parenti, ai fan locali, per dimostrare di essere arrivati tra i grandi. 

Poi sappiamo tutti com'è andata: la musica è diventata fluida e digitale, il formato fisico ha avuto un drastico calo delle vendite, la maggior parte dei negozi di dischi sono estinti - gloria a quelli rimasti in piedi - e il cd tanto agognato è rimasto negli scatoloni. Complice il covid, l'impossibilità per due anni di provare o suonare dal vivo, complice la fruizione della musica sulle piattaforme di streaming tipo Spotify o Tidal in cui vengono ascoltati più i singoli degli album grazie alle playlist prefabbricate, complice la crisi che svuota i portafogli e rende più importante stabilire le priorità economiche.

Non è che la tecnologia abbia aiutato granché la vendita dei cd: lo stereo hi-fi con le casse e il lettore cd ormai non si trova quasi più nelle nuove case, i computer e i laptop non hanno più il vano cd, nelle nuove auto il lettore cd è stato sostituito dal computer di bordo con un mediacenter ottimizzato per i servizi digitali, i lettori cd portatili sono roba da mercatino del modernariato o da Stranger Things stagione 9, quindi molto spesso il cd rimane un simpatico sottobicchiere, un biglietto da visita e poco altro. I fatti però non sembrano concordare.

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Si chiude con una crescita complessiva del 18,33% e un fatturato di oltre 153 milioni di euro il primo semestre 2022 della musica in Italia, questi i dati Deloitte per FIMI. Non ci nascondiamo dietro un dito, la stragrande parte dell'incremento è stato creato dal settore digitale, che ad oggi ricopre l'83% del mercato italiano, ma il vinile ha avuto un incremento del 17,5% che bilancia il calo del cd avvenuto dopo l'impennata di vendite durante il lockdown.

Cosa suggeriscono questi dati a una band emergente, non ancora sotto contratto, che si autoproduce i dischi? Beh, intanto di non rinunciare del tutto al formato fisico del compact disc, perché ci sono sempre molti estimatori del possesso dell'oggetto, magari facendo edizioni limitate e numerate delle proprie uscite, inventando packaging creativi, curando copertina e contenuto del cd per non creare un oggetto dozzinale a livello grafico. 

Le uniche entrate reali che hanno le band che non fanno milioni di ascolti sulle piattaforme di streaming, sono quelle legate ai concerti e al merchandising (vi converrebbe guardare qui), quindi magliette, felpe, spille, giubbotti, toppe e poi i classici cd e vinili, che fanno la felicità di fan e collezionisti. 

 

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Il vinile in questi ultimi 5 anni è il formato più venduto tra quelli fisici, sta vivendo una vera e propria rinascita dagli anni Novanta quando è andato a sparire per far posto al cd. Quasi tutte le case hanno un giradischi come complemento d'arredo e mettere su un disco fa sempre figo. Certo, per gli esordienti fare una stampa in vinile costa più che farla in cd, ma l'edizione limitata in disco fa tutta un'altra figura e riascoltare la propria musica sul piatto che gira, con la magia della puntina che legge i solchi, ogni volta è sorprendente. Se avete fatto un ep o un singolo, potreste addirittura pensare all'opzione del 45 giri che ha un costo diverso ed è un oggetto davvero bello da possedere.  

Per i più alternativi, quelli che all'antiquariato del vinile preferiscono il retrofuturismo anni Ottanta, ci sono un bel po' di etichette e studi che pubblicano in musicassetta, per tornare al ghetto blaster e all'adolescenza urbana di più di trent'anni fa. Vale ancora decisamente la pena conquistare il proprio pubblico con l'edizione fisica della propria musica, che serve sia per l'ascolto sia per l'oggetto in sé, come reminder, ricordo,  qualcosa di cui andare fieri.

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L'articolo Ha senso far uscire il supporto fisico della propria musica? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-09-08 11:29:00

Tag: opinioni

COMMENTI (1)

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  • musicforce 2 anni fa Rispondi

    Concordo! Il supporto fisico deve restare fondamentale per tutti...