Hamburgo è un cantautore della nostra community e lo si riconosce subito per il baffo blu che gli svetta sulla faccia. L'abbiamo conosciuto per caso lo scorso MI AMI, quando ci ha raccontato a grandi linee la sua vita e come, nonostante tutto, il sogno di fare musica sia sempre lì, a bruciargli dentro, a spingerlo, a spronarlo, a dargli un obiettivo a cui è impossibile rinunciare. Un racconto di tenacia che gli abbiamo chiesto di buttare giù per iscritto, e che ora vi riportiamo qua sotto.
Stasera ho scritto un messaggio ad un amico.
Gli ho scritto che forse sono proprio le storie ad averci ossessionati così, nella vita. Le storie in qualunque forma, che sia un libro, un film, una serie, una fiaba o un aneddoto. Una storia. Siamo cresciuti con la convinzione che la nostra sceneggiatura sarà epica, la nostra vita sarà un film pazzesco, un libro indimenticabile. Ed è sicuramente così, io in questo ci credo, comunque andranno le cose, ho fiducia che quello che ci aspetta è completamente imprevedibile eppure “esatto”. Solo che ho sempre la sensazione di essere al primo capitolo.
Scrivo a metà dei miei 32 anni, ho due figlie - Maddalena 4 anni e Anna 7 mesi - e una moglie meravigliosa. Quattro anni fa ho aperto un'agenzia di comunicazione con un amico e in poco tempo abbiamo raggiunto risultati che non avrei immaginato: ho 5 dipendenti, uno studio pazzesco e gli affari crescono per il momento naturalmente. Eppure c'è qualcosa che non mi torna: questa cosa è la musica. La maledetta musica.
Ho iniziato a suonare il basso quando ancora non riuscivo ad arrivare ai primi tasti, la batteria quando ero troppo piccolo per schiacciare la cassa, la chitarra solo perché avevo 12 anni e volevo imparare l’assolo di Stairway to Heaven il prima possibile. Eppure ho ammesso a me stesso solo poco tempo fa che "fare musica" è sempre stato il mio cazzo di sogno. E quando avevo ancora tutti i capelli per un po’ ci ho creduto. Dal 2012 al 2015 infatti ho portato in giro il mio progetto cantautoriale, chitarra acustica e loop station: un set agile che mi ha permesso di suonare parecchio e aprire i concerti di Massimo Volume, Tre Allegri Ragazzi Morti, Brunori Sas, Marta sui Tubi, Paolo Benvegnù, Motta, Iosonouncane e accedere nel 2015 al MTV New Generation Campus (compagno di classe di Canova, Molla e altri giovani artisti), pezzi di strada condivisi con amici come gli Eugenio in Via Di Gioia, Palmaria, Bianco, Antony Laszlo, Titor e molti altri. E poi il buio.
Forse non avevo raggiunto i traguardi che desideravo e non avevo il coraggio di ammetterlo, forse il mio lavoro oltre a darmi da mangiare mi diverte un sacco e mi riesce bene, in ogni caso per un po’ ho spento i riflettori e sono sceso dal palco. Ma il cuore, l'anima e tutto il resto, non si è mai spostato di un centimetro da quello che ho sempre bramato, desiderato, sognato, immaginato. Così, circa un anno fa, ho ricominciato a pubblicare musica. Il progetto si chiama HAMBURGO, che in realtà era il soprannome che davo a Maddalena quando era minuscola perché mi ricordava un cheeseburger. Poi una sera è successa una cosa strana e in TV è apparso John Lennon che guardandomi negli occhi ha detto "Amburgo". Lì ho capito che dovevo cogliere il segnale.
HAMBURGO è il mio scrivere alle 7 del mattino prima che arrivino tutti in studio, registrare nei posti più disparati per non svegliare nessuno, mettere insieme il mio amore per Modugno e quello per Stromae, quello per Samuele Bersani e quello per Baths, le mie origini da batterista punk-hc e quelle da fan dei Beatles. Il modo più sincero e trasparente per fare uscire la mia musica. Ho passato anni a chiedermi quale fosse la mia sincerità, se stava nella chitarra acustica, nei “grazie assai” che usavo nei concerti. Ho provato sconforto perché ogni tanto sembra che non esista niente di nuovo, sembra di fare qualcosa che qualcuno ha già fatto, e pure meglio: poi arrivano quegli artisti come Andrea Laszlo De Simone, e lo vedi lontano un miglio che quello che fanno è incredibilmente sincero, trasparente, e alla fine ti ricordi che non c’è nessuna gara, non c’è un vero traguardo, ogni percorso è a sé, l’importante è continuare a scrivere.
La parola successo non è nient’altro che il participio passato di succedere. Le cose devi farle succedere. Allora ho spento tutto: ogni malessere, ogni domanda, e mi sono accorto che se mi siedo e scrivo, le canzoni arrivano. Da sole. Mentre mi uccidevo di paranoie stavo, sinceramente, scrivendo. E dunque ad oggi HAMBURGO ha quattro singoli fuori, quattro video, e un calendario di uscite che per il momento continuo a costruire da solo. Il rovescio della medaglia è che ora mi ritrovo ad essere fuori dai giri, non ho i ganci giusti, non ho un'etichetta, e onestamente ogni tanto mi sento come l'ultimo degli stronzi a crederci. Parafrasando Truppi sono sicuro che “tutte queste cose che pensavo fossero solo mie alla fine le vivono, le piangono sentendosi tra l’altro unici diecimila altri cazzoni”.
Nonostante ciò, non posso fare a meno di scrivere, registrare, produrre, conoscere, ascoltare, mandare mail, farmi venire paranoie e cercare continuamente un modo creativo perché HAMBURGO possa avere più di 8 ascoltatori su Spotify, e ricordarsi che fai musica perché non potresti farne a meno, e andare al MI AMI convinto che l’anno prossimo suonerò su uno di quei palchi, e avere pronto un brano per Sanremo perché non si sa mai, magari prima o poi qualcuno vorrà sentirlo. E scrivere questo articolo per Rockit con la leggerezza e l’eccitazione di sapere che ogni canzone che scrivo, ogni piccolo passo che faccio, sono pagine di una sceneggiatura che si avvicina al colpo di scena.
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L'articolo La musica è di chi non smette di crederci di Hamburgo è apparso su Rockit.it il 2023-06-16 15:42:00
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