Ho 16 anni e Luchè mi ha salvata

Chiara frequenta un liceo di Milano. Gli ultimi periodi sono stati molto complicati per lei (come per tanti suoi coetanei). Se si è sentita meno sola, se ha imparato ad accettare e anzi ad amare la propria complicatissima età, è stato grazie alle rime del rapper napoletano

Chiara Argentino con in mano il libro di Luchè, "Il giorno dopo"
Chiara Argentino con in mano il libro di Luchè, "Il giorno dopo"

Chiara Argentino ha 16 anni, studia al liceo classico Berchet di Milano. L'abbiamo incontrata nella sua scuola durante la recente occupazione, e lei era venuta a parlarci per dirci questo: "Sono pazza di Luchè". Non tanto del rap, di Luché. Ora le abbiamo chiesto di spiegarci perché. Lo fa con un testo che mostra tutto l'amore, la fiducia e la stima nei confronti dell'artista, uscito (dopo più di tre anni da Potere) con il disco Dove Volano Le Aquile. Un album multiforme, in cui il rap prende svolte melodiche, pieno di collaborazioni con i big della scena (da Guè, Noyz e Marra, Madame a Elisa, passando da CoCo, Etta, Ernia e Geolier). Un disco pieno e ambizioso con cui il rapper napoletano vuole "volare più in alto di tutti" e fare la differenza.

Quelle che leggete qua sotto sono le parole di Chiara.

Luchè - foto di Gaetano De Angelis
Luchè - foto di Gaetano De Angelis

Ascoltai per la prima volta una canzone di Luchè all'età di dieci anni. Era l'estate del 2016. Mio fratello aveva appena finito di guardare Gomorra e mise O' Primmo Ammore  ad alto volume. Da quel momento divenne la colonna sonora delle giornate in casa mia. Così, assieme a lui, la imparai anch'io.

Non posso dire, però, di aver scoperto Luchè davvero in quel periodo: pur conoscendo la canzone non mi ero ancora interessata al rapper, anzi non conoscevo nemmeno il suo nome. Qualche anno dopo, nel 2018, ascoltai un'altra canzone di Luchè, Che Dio Mi Benedica. La trovai per caso tra i suggerimenti di YouTube. Da lì cominciai ad avvicinarmi all'artista e decisi di ascoltare il suo album pubblicato in quel periodo, Potere.

Cominciai solo nel 2019 ad ascoltare il rapper davvero, pian piano, e a Natale dello stesso anno uno dei regali che chiesi fu proprio il suo libro, Il giorno dopo, cui sono particolarmente affezionata. Grazie a quel testo mi appassionai ancora di più alla sua musica, scoprii molte canzoni che prima non avevo mai ascoltato, anche quelle con i Co'Sang. Mi furono più chiari significati di canzoni che prima non avevo nemmeno percepito, mi intrufolai in avvenimenti della sua vita che non immaginavo. E soprattutto svelai chi c'era dietro al personaggio: Luca, una persona molto forte, ma anche tremendamente fragile.

La lettura del libro aprì un lungo periodo in cui ascoltai solo Luchè. Era durante la pandemia, il momento in cui sono stata più sola con me stessa nella mia vita. Proprio le sue parole mi hanno fatta sentire meno sola: sapere di non essere l'unica a provare certe emozioni, ascoltare il suo dolore, le sue delusioni, la sua solitudine, la sua depressione in canzoni come Andrò Via Da Qui mi ha fatto sentire compresa.

Amo la musica rap. Credo che sia la più vera in assoluto, la più autentica: parla di argomenti scomodi, aspetti della vita e delle persone che, altrove, si nascondono, ma di cui bisogna parlare perché, spesso, rappresentano la realtà.

Vivo in una periferia di Milano e ne ho sentite di storie sulla vita di strada, ma non posso dire di aver vissuto ciò che ha vissuto lui. Tuttavia, la sua capacità di dare voce a queste vicende e di trasportare l'ascoltatore all'interno di esse é incredibile. In canzoni come Lieto fine, ad esempio: in 4 minuti e 30 Luchè racconta l'avventura di due ragazzi, di una rapina e di come pur riuscendo in essa, non ci sia un vero e proprio lieto fine. Non sembra una canzone, ma una di quelle storie che si leggono nei libri.

La sua musica mi trasmette emozioni contrastanti: da una parte, un Luchè che parla di soldi, fama e vita di strada; dall'altra, un Luchè che parla di dolore e delusioni. Mi piace il suo essere versatile: è in grado di passare da canzoni sofferte (in cui mette al centro il suo malessere) a canzoni romantiche, fino ad arrivare a canzoni più "aggressive" puramente rap. È in grado di scrivere canzoni orecchiabili e allo stesso tempo canzoni complesse, lunghe e articolate.

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Luchè inizia a rappare solo in napoletano, con i Co'Sang. Con la carriera solista, poi, decide di scrivere anche in italiano: una scelta che gli costò tante critiche da parte dei suoi fan. Ho origini napoletane e per me è facile capire il napoletano, ma non potrebbe essere lo stesso per altre persone. La scelta di alternare entrambi i registri gli ha permesso di far capire a tutti di cosa è capace: cantare bene e arrivare al pubblico sia in dialetto sia in italiano, portando in alto, con la sua musica, la sua città: Napoli.

Ne Il Giorno Dopo Luchè afferma che la sua città viene spesso denigrata e per questo motivo, con le sue canzoni, vuole celebrarla e far capire che Napoli non è solo quello che si vede in Gomorra ("Per scrivere sui muri della città / Non siamo solo Gomorra" in "Andrò Via Da Qui").

Luchè è sensibile, parla di sé e si mette a nudo, mostra tutte le sue sfaccettature e racconta le sue esperienze più intime. Ne Il Giorno Dopo dice di essere un filtro in mezzo alle sue emozioni e a quelle dei suoi ascoltatori. Per me è proprio così: in lui trovo l'espressione dei sentimenti che non riesco a tirare fuori.

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ll Mio Ricordo è il mio pezzo preferito di Luchè, un vero e proprio sguardo sulla sua vita: la separazione dei suoi genitori, la fine di una relazione con una ragazza, il suo lavoro come ambulante a Londra. É come se Luchè portasse l'ascoltatore lì, con lui, a vivere ciò che sta affrontando. Un brano molto difficile – forse il più personale che abbia mai scritto – e penso che per capirlo ci voglia del tempo. Io mi ci ritrovo così tanto. La separazione dei miei è stata dura così come lo è stata per lui, e ascoltare questa canzone è una sorta di liberazione per me. Nelle parole di Luchè ritrovo tutti quei sentimenti, quelle emozioni e quelle sensazioni che io non sono mai riuscita a esprimere, che ho difficoltà anche solo a formulare nella mia mente.

Luchè è determinato, ambizioso, non si accontenta mai. Cerca di fare del suo meglio e di dare il massimo, sempre. Prova a superarsi continuamente e prova a non essere mai scontato (per quanto riguarda sia i testi sia il sound dei suoi brani). Questo si sente nella sua musica e ascoltando gli album si percepisce tutta la ricerca che c'è dietro alle sonorità e alla stesura dei testi. Tutti aspetti che ritroviamo anche nei suoi tempi di pubblicazione: dall'uscita di Potere a quella di Dove Volano Le Aquile sono passati quattro anni. Ma varrà sempre la pena aspettare.

Luchè - foto di Gaetano De Angelis
Luchè - foto di Gaetano De Angelis

Luchè è per me un esempio di rivalsa, di caduta e insieme di ripresa, di sconfitta e di vittoria. Ci sono stati momenti della sua carriera che lo hanno portato a "cadere", ma la sua forza è sempre stata più grande e gli ha permesso di rialzarsi. È per questo motivo che lo ammiro. Lui non pensa tanto alla vendite, ma piuttosto ad arrivare all'ascoltatore per ciò che è davvero: Luca Imprudente, un artista che non scrive in base a ciò che va di moda e non pensa solo a pubblicare canzoni che abbiano il potenziale di diventare delle hit. Ma scrive di sé, per sè e per le persone; parla della sua vita e ribadisce in tante canzoni che, pur essendo importanti soldi, non sono ciò che fa di un cantante un vero cantante.

Per tutto questo Luchè rappresenta un esempio da cui prendere ispirazione.

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L'articolo Ho 16 anni e Luchè mi ha salvata di Chiara Argentino è apparso su Rockit.it il 2022-04-06 15:30:00

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