!housebroken: tutti assieme alternativamente

Vengono da Torino, non hanno un frontman e nemmeno una sola lingua in cui cantare, hanno influenze di ogni tipo di rock (con predilezione per la scena emo e gli Hotelier). Il loro esordio, "L'Altro Ieri: Distacco", è fuori dalle traiettorie e molto potente

Tutti gli scatti sono di Claudio Messina
Tutti gli scatti sono di Claudio Messina

Nel bel mezzo di questa soporifera estate, tirata su dalla riscoperta di Mostropatia dei  Discomostro – che, però, era uscito a gennaio –, il 2022 ci regala un nuovo titolo che potrebbe essere fondamentale per capire quale sia lo stato del “punk” in Italia. A prendersi un simile onere/onore l'esordio indipendente dei torinesi !housebroken, traducibile, su per giù, come “Non Addomesticabili” (in seno a quel punto esclamativo iniziale che rappresenta la negazione intesa come formula informatica, usata in alcuni linguaggi di programmazione). Il titolo: L'Altro Ieri: Distacco (Pioggiadanza Produzioni, 2022).

Finalmente uscito dopo una gestazione lunga, anzi lunghissima, iniziata nel 2018 e portata a buon fine ben quattro anni dopo, nonostante il Covid e un cambio "peso" nella formazione che ha visto uscire il chitarrista Matteo Tucceri, uno dei due ideatori e membri fondatori del progetto, con Fabio Scambelluri, sostituito da Sara Traverso. Se ci pensate, c'è gente che molla la presa per molto meno o finisce per andare soltanto nel pallone. L'Altro Ieri: Distacco non solo è eccezionale, invece, ma con una buona dose di ottimismo li potrà far conoscere ben al di fuori del solo circuito emo/post-hardcore in virtù di una scrittura quasi perfetta e di una attualità invitante.

Gli !house hanno un modo assai simile eppure molto differente, stilisticamente e non solo, di guardare, toccare e plasmare il suono del dopo-punk, inteso ovviamente nella sua più ampia accezione possibile. È proprio questa splendida esplosione di stili e derive inaspettate ad affermare l'importanza oggi di questo gruppo: il sound totale sfuma molto il semplice concetto di midwest-emo, arrivando a lambire realtà dalla semplice struttura indie-rock come i Tiny Moving Parts o gli Hotelier, da cui non a caso prendono il loro nome, dal surrealistic-punk dei Joyce Manor e dei Tower Cranes Towers e dal post rock di Slint e Mogwai, mentre i classici momenti emozionali e a tratti persino math-rock sono spesi in dosi relativamente minori, dimostrando quanto le mura siano definitivamente crollate e ora sia il melting-pot (di generi e quindi di pubblico) l'unico futuro possibile.

 

“Sto notando", mi dice Fabio, detto Fi, "che se prima esisteva il genere 'crossover', adesso tantissima musica può definirsi così, nel senso che esiste ormai una mescolanza continua di generi in singole opere. A volte riesco a distinguere quattro o cinque generi tutti insieme e amalgamati perfettamente tra loro”. Un'area ampia e difficile da sintetizzare, quindi, soprattutto senza una buona inventiva, ma della cui composizione questi ragazzi sono estremamente consapevoli, senza cercare di farla facile o ripetere l'ennesima volta che è soltanto rock and roll. Tanto più che la band non ha un frontman fisso e i loro testi sanno essere spoken word in inglese e struggenti poesie in italiano, accomunati dal fil rouge del tema del distacco, in una costante metamorfosi nell'arco di sei tracce.

Ogni gruppo, a suo modo, è cosciente dei meccanismi creativi (e anche commerciali) nei quali tutti, volenti o nolenti, sono coinvolti. Proprio per questo il loro approccio complessivo sembra fin troppo serio e consapevole e conviene credere lo sia, altrimenti sarebbe autolesionismo o, quanto meno, della sana follia. Invece il loro è un tratto comune, a ben vedere, di chi si trova a creare e suonare esattamente ciò che vorrebbe, e persevera per non farlo cadere in situazioni che svilirebbero. Non a caso, nonostante non mi risulti l'Italia sia diventata il paese dei balocchi, quindi mancano sempre strutture, interesse, luoghi e soldi, la prima cosa che ho notato parlandone è che molta gente già li conosce, nonostante il disco sia recentissimo e nonostante agiscano più come collettivo che come band, in un periodo in cui il leader carismatico fa la differenza, creando così un assurdo e del tutto anarchico assioma cartesiano per cui da due cose anti-commerciali (uscire d'estate senza essere un tormentone e non avere un “Damiano” fronte-palco) si sono ritrovati a destare l'interesse di molti.

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“Credo", continua Fi, " che sia perché nonostante l'album sia uscito a inizio estate suoniamo dal 2018 e abbiamo avuto la fortuna di avere già fatto due concerti nel 2019, uno strumentale e uno in apertura ai Modern Rituals e Cassels con delle parti di voce. Poi, sai com'è, il passaparola è tutto”.  La peculiarità di L'Altro Ieri: Distacco è la coralità con cui ci si è approcciati alle voci dei brani. Con una formazione che ha fatto delle collaborazioni la sua cifra stilistica. Nell’album oltre a vari membri della band, cantano Tommaso Brignoli (ora attivo con il progetto Izaya, precedentemente nei Poets Were Wrong), Last//Saigo (pseudonimo di Alessandro Atzei, anche voce dei Carthago) e Luca Giuseppe D'Aloia e Mario Rizzotto dei Radura.

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L'uso di figure prese da altre forme di linguaggio riesce a spostare il tiro dei sentimenti culturali, poetici e musicali degli !housebroken, conferendo un senso ulteriore al nome, già inusuale e splendidamente evocativo. “Nasciamo", mi risponde Sara, "dall'entusiasmo per l'avvento del emo revival e le accordature aperte. La complessità credo sia dovuta al rifiuto delle strutture dei pezzi come forma canzone. Siamo una band principalmente strumentale e diamo molta più importanza a questo e a far sì che i brani si reggano già in piedi da soli anche senza le voci”.

E quando le chiedo come si regoleranno per i futuri live, immaginando sia difficile e sarà sempre più difficile riunire l'intera “comune” per più una qualche singola sparuta data, mi risponde schietta: “Cercheremo di fare poche date, ma buone. In primo luogo perché stiamo dando la priorità alla composizione di nuovi pezzi, e vogliamo soprattutto stare in sala, sia per problemi logistici con le voci. Nonostante ciò nel disco cantiamo anche noi e i pezzi anche solo strumentali li abbiamo portati in giro con un ottimo feedback, quindi magari qualche concerto con una formazione non completa potremmo comunque accettare di farlo, chissà”.  

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L'articolo !housebroken: tutti assieme alternativamente di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2022-08-22 17:05:00

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