Il lato Capossela della luna

Quello del cantautore al Teatro degli Arcimboldi è uno show matto e imprevedibile, che riesce a passare dall'orrore alla farsa, dall'impegno politico a un pizzico di "locura", mantenendo sempre ben salde le redini dello show. Il nostro racconto e le foto della serata

Capossela con la luna al Teatro degli Arcimboldi di Milano - tutte le foto sono di Starfooker
Capossela con la luna al Teatro degli Arcimboldi di Milano - tutte le foto sono di Starfooker

A guardarlo viene un po' di invidia. Quel divano rosso messo lì nel proscenio, con tanto di copertina di lana a quadrettoni appoggiata sopra, sembra un miraggio in confronto al trovarsi seduti in poltroncina, ma è un piccolo pegno da pagare rispetto alla visuale che la platea alta del teatro degli Arcimboldi offre del palco. E poi, quel divano avrà vita breve: Vinicio Capossela, protagonista di questa serata, dove porta in teatro il suo disco Tredici canzoni urgenti, ci salterà sopra come un matto e con tanto di elmetto in testa nel pieno del primo brano. Come se un Tom Cruise un po' troppo cresciuto avesse fatto la scena più iconica di Risky Business vestito da Sturmtruppen, solo che qua la colonna sonora non è il rock 'n' roll cotonato di Bob Seger, ma Sul divano occidentale (appunto), brano che è mezzo ballo gitano e mezzo delirio alla Devo con una parentesi reggae in levare.

Capossela sul divano
Capossela sul divano

L'attacco detta già la linea dello show: varietà, non solo come tipo di spettacolo – d'altronde Capossela è istrionico per natura –, ma soprattutto in termini di genere musicale, dove c'è anche largo spazio per dare messaggi politici inequivocabili, come la frecciata diretta alle uscite di La Russa prima di suonare il brano sulla Resistenza Staffetta in bicicletta. È Capossela stesso a guidarci collegando una canzone con l'altra, come in un percorso sonoro dove ogni brano è diretta conseguenza del precedente e premonizione del prossimo.

Da questo punto di vista, è pazzesca l'infilata che unisce La cattiva educazione, brano sulla violenza sulle donne che alterna un arrangiamento di rara delicatezza con disturbanti sezioni atonali, Minorità, sul carcere e quindi sulla cattiva rieducazione, i fuochi d'artificio da slot machine di Cha cha chaf della pozzanghera – ci infila dentro pure l'attacco di Super Mario Bros – per invitarci a stare disallineati e buttarci nello sporco, fino a La crociata dei bambini, che di quello sporco ci mostra l'aspetto più lacerante.

Capossela al piano
Capossela al piano

Arriva il momento di svestire i panni di Virgilio – mentre Tedua, dalla parte opposta sia musicalmente che nella cartina della città, sta portando sul palco il suo disco La divina commedia – per indossare quelli di un menestrello ariosteo, con una grossa luna di gomma che viene calata sul palco. Qui stralci dell'Orlando Furioso incontrano la brutalità delle armi da fuoco di Lode all'archibugio, ma anche un miscuglio bizzarro di country, swing e musica klezmer che si rincorrono sul palco alla stessa velocità con cui il nostro si cambia di cappello tra una canzone e l'altra. In mezzo a Maraja, al posto di un copricapo si mette in testa una mantellina per lanciarsi in un'imitazione devastante dell'Igor di Frankenstein Junior posto di fronte allo scempio politico del nostro tempo, il tutto dopo aver giocato con la luna come Chaplin ne Il grande dittatore, il pubblico esplode in una risata unisona. 

Sarebbe facile far cadere nella locura di borisiana memoria questo scintillio variopinto, dove la tragedia e la farsa riescono a camminare di pari passo, ma è proprio la capacità di Capossela a tenere salde le briglie dello spettacolo che permette a tutto ciò di avere un suo senso logico. Sarebbe una forma di schizofrenia se non fosse che a tenerla insieme c'è un artista che ha esattamente chiaro dove arrivare, come farlo e perché. La stessa luna è lì per quel motivo, a ricordarci dove va il senno una volta che lo perdiamo.

Capossela con i Fan Fath Al
Capossela con i Fan Fath Al

Che cossè l'amor, chiamatassima, chiude la scaletta e apre la porta dei bis. È il momento sul palco degli ospiti, se non contiamo la presenza di Enrico Gabrielli per alcuni brani nella prima parte del live: Cesare Malfatti dei La Crus fa la sua comparsa sull'omaggio a Milano di Pioggia a novembre, scritta sulla base di Aguas de março, mentre la potenza della brass orchestra dei Fan Fath Al investe il palco negli ultimi quattro brani, un ciclone sonoro che parte da New Orleans e arriva fino ai Balcani. Il finale esasperato è dove la locura di cui sopra fa capolino, con il pubblico in piedi e i coriandoli che esplodono. Lo spettacolo è finito? Quasi. Dopo il gioioso trambusto, un ultimo, intimo saluto. Con i tasti che abbiamo chiude il live, guida a passo lento verso l'uscita del teatro. E che strano è trovarsi fuori e non vedere la luna in cielo.

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L'articolo Il lato Capossela della luna di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-11-14 11:02:00

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