Doveva essere una festa, e una festa è stata nel week end al Centro Sociale TPO di Bologna. Il ricordo di Matteo Romagnoli, discografico, manager, artista, morto lo scorso giugno è passato da un festival di 30 artisti, su due palchi, nel giorno del suo compleanno. Chi è passato da Garrincha – l'etichetta bolognese che ha fatto la storia della musica indipendente degli anni '10 – è passato da Matteo, e praticamente tutte le band pubblicate dall'etichetta bolognese hanno trovato il modo di passare da Bologna.
E così tra canzoni e cambi palco si è visto gridare, pogare, ballare, cantare, si sono viste persone di ogni genere chi si baciavano con persone di ogni genere, probabilmente qualche amore è nato in quei due giorni e in quel posto, sicuramente il clima era festoso e giocoso. Poi sono saliti sul palco, assieme, i cinque che “sono stati, sono e saranno Lo Stato Sociale”, ovvero Carota, Lodo, Checcho, Albi e Bebo, ed il clima è cambiato.
La festa stava per finire quando Lodo ha parlato, ha ricordato Matteo, chi era e perchè si era li. Non è stato l'unico a farlo, un “ciao Matteo” o un “grazie Matteo” è sempre stato detto nei tanti set che si sono alternativi al TPO. Ma le parole de Lo Stato Sociale sono state un colpo al cuore per chi conosceva Matteo, per chi l'ha amato, frequentato, per chi ha sognato con lui, ha fatto pezzi di strada comuni. Il TPO si è fermato, le grida, e le risate hanno lasciato il passo agli occhi lucidi, agli abbracci, al grido di rabbia, alla sensazione che per l'ennesima volta Matteo ha fatto qualcosa “di unico e di grande” facendo si che il suo ricordo fosse un momento indimenticabile e soprattutto un momento dove “la scena indie” italiana si è compattata.
Parole importanti e sentite, dove Lodo ha retto a stento le lacrime ma la voce era rotta, debole e precaria, come raramente mi è sentito di ascoltarla. Il momento più forte a pochi minuti dalla fine del live e poco dopo che la band bolognese era stata accompagnata sul palco da decine di artisti ed artiste per cantare assieme l'ultimo singolo de Lo Stato Sociale, il singolo che ha la voce di Matteo come portante. E non è certo un caso che anche Willie Peyote, mai stato in Garrincha, sia salito con i Savana Funk sul mainstage di Impubblicabile e si sia fatto vedere anche Andrea Appino. E con loro due e Lo Stato Sociale non sono mancati gli show de La Rappresentate di Lista (anche se Veronica, per problemi famigliari non è potuta esserci ma ha mandato un messaggio che il suo fiero duale Dario ha mandato dal palco) e degli Ex-Otago. Con le band ci sono stati anche manager, booking agent e discografici passati a ricordare Matteo. E anche il fatto che un raduno del genere si sia svolto al TPO, un centro sociale, non è un qualcosa di particolare.
Se i centri sociali sono stati magnifici incubatori di cultura negli anni '80 e '90 e sono stati i palchi dove il rap, il punk, il reggae, la musica underground a 360 gradi ha trovato casa più che altrove è vero anche che la scena indie e quella trap (assieme all'ondata rap dal 2006 in poi) non ha trovato casa dentro questi spazi. Una piccola magia di collante, una magia che Garrincha ha sempre saputo tenere assieme. Impegno sociale, presa di parola, posizionamento ma allo stesso tempo alto livello di produzione artistica, lavoro, e impresa. Un modello di business al giorno d'oggi sicuramente anomalo. Certamente vincente. Ci sono stati momenti altissimi, uno dei più significativi è stato il medley dei Camillas proposto da Ruben a cui ha fatto seguito, pochi minuti dopo, l'energetico live dei Gazebo Penguins, tanto potente che le transenne del “ring stage” stavano crollando.
Anche i Bluebeaters, che tra poco festeggeranno 30 anni di onorata carriera, sono stati al TPO. Il loro set ha fatta ballare in levare le migliaia di persone accorse in via Casarini, e sono stati lo spazio per ricordare il progetto Garrincha Loves Chiapas, un progetto che li ha visti protagonisti – assieme ad altre band Garrincha – per supportare la rivoluzione zapatista iniziata il 1 gennaio del 1994 in Chiapas Messico. E così i Patrick, voce della band, ha anche ricordato il genocidio che il popolo palestinese sta subendo da oltre 70 e che negli ultimi mesi è diventato sistematico progetto di sterminio.
Non poteva che essere così e la cosa interessante e che durante Impubblicabile la parte della band politica non è stata presa da Lo Stato Sociale, che comunque ha ricordato di “amare il rock'n'roll e odiare il capitalismo”, ma da altri artisti. Nuovamente un clichè rotto, e non perchè i cinque siano cambiati, anzi, ma perchè quando un evento è speciale è speciale e soprattutto come Matteo insegnava serve “sempre sorprendere e non accontentare”. Giusto ricordare, perchè troppo spesso ci si dimentica, che il tutto è stato retto da una squadra tecnica di alto profilo che ha deciso di esserci per Matteo, rifiutando altri lavori, e garantendo che i due palchi viaggiassero meno in ritardo di quanto fanno mediamente i treni, complice l'alta velocità che fagocita il sistema di trasporto.
Un lavoro enorme che ha permesso a tutte e tutti di esibirsi nei tempi più corretti possibile e di chiudere sempre puntualmente le porte del TPO, perfetta macchina organizzativa e probabilmente il miglior posto dove la storia Garrincha potesse celebrare Matteo, con tanto di taglio della torta al momento del suo compleanno. Questi due giorni fanno bene alla musica italiana, quella che cerca di essere influente ma che non scade nella logica del successo a tutti i costi, una due giorni di cui c'era bisogno e che sarebbe stato bello potesse esserci senza che fosse il momento d'addio a uno dei suoi più importanti alimentatori degli ultimi 20 anni: Matteo Romagnoli.
Ciao Matteo, so che da qualche parte tu eri li e con il tuo sorriso beffardo e i tuoi capelli di qualche strano colore hai festeggiato il risultato.
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L'articolo Sempre sorprendere, mai accontentare: così la musica indipendente ha festeggiato Matteo Romagnoli di Andrea Cegna è apparso su Rockit.it il 2024-02-27 09:55:00
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