L'ultima volta che l'abbiamo sentito si stava facendo spiegare da Pedro dei Finley che cosa fosse MySpace. Perché Naska, giustamente, non ha manco avuto il tempo di conoscerne l'apice, essendo nato nel 1997. In compenso è arrivato nel momento perfetto su Twitch, dove la sua già avviata carriera musicale ha spiccato il volo. Dopo Rebel, disco uscito nel 2022 in cui Naska si gettava a occhi chiusi in una festa da American Pie con la band del liceo, intercettando alla grande il revival pop punk degli ultimi mesi, ora Naska, che ritroveremo a MI AMI il 26 maggio, ha bisogno di qualcosa di nuovo. O meglio, di vecchio, visto che si tratta di risalire alle origini del rock 'n' roll.
Cosa che Naska ha fatto letteralmente: in occasione dell'uscita di A testa in giù, singolo che anticipa il suo prossimo disco e che mostra fin da subito una virata verso gli anni '50 (pur con la stessa sfacciataggine di sempre), il musicista marchigiano è andato a Memphis per visitare la casa del Re: Elvis Presley. Questo è quello che ha visto.
Prima tappa: Sun Studio
Il Sun Studio è storia. Li dentro è nato il Rock! La struttura è rimasta praticamente la stessa di quegli anni e l’aria al suo interno, soprattutto negli studi che sono rimasti esattamente come in origine, infonde pura ispirazione. Non manca il tour guidato, ma chi guida è un sincero amante dei ‘50 e di chi ha lavorato e vissuto gli allora Memphis Studio Recording.
Il racconto parte dai cimeli e ripercorre gli aneddoti di tutti gli artisti che sono passati lì, da B.B. King a Johnny Cash fino ad arrivare Elvis, e manifesta in modo piuttosto esaustivo in che modo Sam Philips (fondatore e ingegnere del suono) abbia letteralmente inventato il rock 'n' roll, mettendo una significante lente di ingrandimento su come abbia contribuito ad appianare la disparità razziale di quei tempi. Le foto in cui registra e posa con gli artisti afroamericani, che per i bianchi era proibito ascoltare, dimostrano una serena e sincera dedizione per la musica.
Seconda tappa: Graceland, la casa-museo di Elvis Presley
Elvis Presley è nato a Tupelo ma cresciuto e morto a Memphis. La sua più grande paura sembrava fosse quella di non essere ricordato dopo la sua morte, ma dopo quasi 50 anni da quel agosto del '77, è incredibile quanto sia ancora vivo e ampiamente percettibile.
Tutta Memphis vive sul suo merchandising e Graceland, un parco a tema dedicato alla sua casa e alla sua carriera che genera 150milioni di dollari l’anno. È la massima espressione del suo motto TCB (take care of business). Lo spazio è composto da due parti: casa sua, visitabile con un tour guidato di tutte stanze del piano terra, e il parco a tema, diviso per momenti della sua carriera e negozi di souvenir dedicati.
La cosa che però ci ha colpito di più è successa durante il viaggio di ritorno: la nostra driver di Uber ha chiamato la figlia per mostrarle chi fossimo, si è fermata al benzinaio per prendere da bere e ci ha fatto un TikTok senza avere idea di cosa facessimo lì. In generale, l'esperienza con gli autisti americani ci ha fatto un po' preoccupare, non perché guidassero male ma per quello che raccontavano. Uno ci ha detto che sparano a 2-3 persone al giorno, un altro che gli avevano rubato la macchina qualche giorno prima, un altro ancora che organizzano le ronde per fare le rapine. Hanno una paura incredibile della criminalità e non si fanno problemi a girare armati. Insomma, una volta che sei lì capisci perché Trump vince le elezioni... Ma stiamo divagando. Torniamo a Graceland.
La casa
La casa è circondata da un parco in cui Elvis andava a cavallo e sui golfcart. Il punto forte è senza dubbio l’interno, estremamente sfarzoso (quasi pacchiano) in ogni minimo particolare, ma che mostra una chiara e tangibile fotografia del gusto di quel periodo. Si conclude all’esterno con la sua tomba e quella dei suoi famigliari.
Il parco a tema
Il parco a tema, situato di fronte alla casa, è più simile a Gardaland dedicato ad Elvis. Ogni padiglione descrive con cimeli e reperti tutte le fasi della sua vita e della sua carriera, e tutte le sue passioni come le auto e le moto, o gli abiti di scena.
La musica è sparpagliata nei vari padiglioni come a fare da collante, ma senza dubbio il punto che colpisce maggiormente è la sala delle certificazioni con due paretei alte e larghe diversi metri, contenenti tutti i suoi dischi d’oro e di platino (si stimano tra i 600 milioni dai conteggi odierni e 1 Miliardo come afferma la RCA di copie vendute).
Gli aerei
Tra la casa e il parco sono parcheggiati i suoi 2 aerei privati di cui uno un Convair del 1958 chiamato "Lisa Marie" in onore di sua figlia e l’altro un jet personalizzato. Entrambi sono arredati seguendo lo stile della casa.
La particolarità che indubbiamente travolge entrando in entrambi è che, nonostante possano rappresentare l’enorme status di successo e ricchezza di Elvis, in realtà emanano un profondo senso di vuoto e tristezza, come se fossero pregni del suo stato d’animo degli ultimi anni.
A ogni tappa, dalla casa al parco, dagli aerei al museo, ciò che continuamente stupisce è che tutto lo sfarzo, le auto, i successi, i contratti, i film e in generale tutte le tappe della carriera musicale e cinematografica di una icona inimitabile riconducono sempre e comunque al fatto che il punto di partenza è un ragazzo, camionista di campagna, povero, appassionato di musica, senza pregiudizi razionali, che non voleva altro che regalare la cover di una canzone a sua madre per il compleanno. Questa è letteralmente l’incarnazione in modo impeccabile del sogno americano.
Terza tappa: Beale Street
Beale Street è dedicata alla musica e si autodefinisce la casa del Blues. Da tarda mattina fino alla notte ogni giorno quasi tutti i locali, contemporaneamente, hanno qualcuno che suona dal vivo. Le insegne luminose al neon fanno da cornice alla via parlano di musica, di rock e Blues, intervallate da negozi di souvenir, tanti e tutti molto simili.
È una via che emana una persistente sensazione di nostalgia e fa capire quanto dovesse essere forte l’energia in quel preciso luogo negli anni 50, con lo sforzo dei musicisti, tutti professionisti che concorrono nel migliore dei modi a conservarla nonostante spesso si trovino a suonare davanti a 2 persone contate.
Questo dovrebbe far riflettere chiunque lavori, viva di o sia semplicemente appassionato di musica su quanto sia importante stare attenti alle novità artistiche e supportare gli artisti quando sperimentano, indipendentemente da quanto facciano schifo gli esperimenti stessi o se, come era allora, sia addirittura vietato dalla legge ascoltarli, prima di ritrovarsi a ripercorre quelle vibe dopo 70 anni immaginandole solo.
Dove mangiare a Memphis
Una specificazione: A MEMPHIS SI MANGIA MALE!
Tutto è intriso nel burro o nello zucchero e i piatti tipici sono comunque a base di carne marinata nei grassi saturi. Però se non altro la gente è molto gentile. Per esempio, siamo passati davanti a un diner che però era chiuso per colazione e un cameriere è uscito per darci indicazioni spontaneamente. Una cortesia incredibile, se non fosse che aveva una pistola infilata nei pantaloni...
Detto questo, tra tutti i posti provati però ne vanno segnalati positivamente due in particolare:
Arcade Diner
È Il diner più vecchio di Memphis ed era frequentato da Elvis in persona, cibo da diner tipico ovvero uova, waffle, bacon e smoothies ecc e personale disponibile. La particolarità e che hanno un tavolo dedicato ad Elvis, lo stesso in cui si sedeva vicino alla porta per scappare senza pagare prima e per evitare la calca dei fan poi (fun fact: ci è stato assegnato per puro caso).
The Rendezvous
Si definisce il “pork barbecue mecca of the world” perchè il piatto forte sono le costolette di maiale, glassate e super morbide. Le hanno mangiate molte celebrità nel tempo, tra cui Al Gore, George Bush, Barack Obama, Harrison Ford, Justin Timberlake, Cyndi Lauper, Jimmy Fallon, David Letterman e dove Mick Jagger ha festeggiato il suo compleanno cantando per se stesso nel 1998.
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L'articolo In viaggio con Naska: le foto e il racconto del suo viaggio a Memphis sulle tracce di Elvis di Diego Naska è apparso su Rockit.it il 2023-03-27 09:55:00
COMMENTI (1)
"L'ultima volta che l'abbiamo sentito si stava facendo spiegare da Pedro dei Finley che cosa fosse MySpace".
Se esistesse il telecomando per cambiare sito come quando cambi canale, beh avrebbe i tasti consumati.