Gli infiniti modi di essere Giovanni Truppi

Intimo ma teatrale. Sereno eppure mai pacificato. Ci sono "Infinite possibilità per esseri finiti" e Giovanni Truppi le ha mostrate tutte live sul palco del District di Milano. Il nostro racconto e le nostre foto

Tutte le foto del servizio sono di Starfooker per Rockit
Tutte le foto del servizio sono di Starfooker per Rockit

Al District 272, luogo più unico che raro che sorge sul finire di Via Padova a Milano è andata in scena la tappa meneghina del mini tour di Giovanni Truppi per presentare il suo nuovo disco, Infinite possibilità per esseri finiti. Il cantautore napoletano, giunto ormai al quinto album, è accompagnato dal fido Marco Buccelli, citato più volte nei testi delle canzoni, grande polistrumentista, e dal collettivo UnterWasser, trio di teatro visuale e di figura composto da Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio. C’è però un terzo accompagnatore, più o meno nascosto, che ha lavorato alla composizione, e bastano una manciata di minuti per riconoscere la sua mano: Niccolò Contessa.

Truppi e Buccelli eseguono tutto d’un fiato questo viaggio, come per far assaggiare al pubblico un ascolto collettivo. Ci sono sovraincisioni che scorrono sotto gli strumenti suonati dai due. Giovanni è cresciuto, e si sente, la consapevolezza di Poesia e Civiltà si è indurita, ma non fossilizzata. Si presenta in modo meno melodico. Sta forse in questo il senso di chiamare in aiuto il creatore de I Cani, munito della sua verve elettro-punk del triennio 2011-2013. Brani come Centocelle, o come la già edita Alcune Considerazioni, esplodono tra chitarre elettriche e drum machine secche e severe.

Quando i ritmi si placano, si apre il cuore, si aprono le considerazioni di un uomo che ha stabilizzato la sua vita, con la moglie e la figlia e la loro casa a Bologna, ma che vive un dissidio incolmabile tra la propria felicità e l’infelicità del mondo, tra la serenità delle mura domestiche e il modello di società profondamente sporco e ingiusto in cui vive l’Occidente umano.

L’estro poetico di Giovanni Truppi, sempre teso tra tenerezza e ironia commovente, arriva a consigliare in modo sarcastico di iscriversi al PD, per non scuotere troppo le nostre coscienze. Si ritrova, sul finale, a passeggiare per Corso Indipendenza a Bologna, in una sospensione luminosa e sonora che mette i brividi.

A completare l'esperienza di questo primo ascolto ci pensa lo spettacolo di teatro di figura di UnterWasser, un caleidoscopio di proiezioni di figure ritagliate, figure umane, Giovanni e le componenti del collettivo, modellini di filo di ferro e fondali colorati. Tutto è legato a un qui ed ora che si affida all'improvvisazione, allo stare intorno alla musica che scorre, per completarla con le immagini, o per farle un servizio emotivo.

Le canzoni di Infinite possibilità per esseri finiti, nate per essere fatte esplodere su un palco, guadagnano concretezza, e i bellissimi nuovi sproloqui di Giovanni Truppi acquistano immediatezza grazie all'accompagnamento visuale.

Finita l'esecuzione del disco, dopo la prima tornata di applausi, quello che fino a quel momento è stato a tutti gli effetti un quintetto rimane un duo. Una chitarra e una batteria, Marco e Giovanni, spogliati di qualunque suono ausiliario. L'ultimo quarto d'ora è un breve rito collettivo in cui il pubblico milanese riesce a cantare sottovoce Come una cacca seccaConoscersi in una situazione di difficoltàTuo padre, mia madre, Lucia. L'esecuzione è minimale, tra il free jazz e i ritmi post rock.

Senza alzare troppo la voce, ma accompagnandoci alla fine di questo breve concerto, Giovanni Truppi dice un commosso e sorridente arrivederci.

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L'articolo Gli infiniti modi di essere Giovanni Truppi di Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2023-04-06 17:51:00

COMMENTI (4)

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  • gabvollaro 16 mesi fa Rispondi

    @Techedge ah perfetto! Ora tutto più chiaro, grazie ancora :))

  • Techedge 16 mesi fa Rispondi

    @gabvollaro Sì, lo so. Volevo proprio evidenziare come il diverso esperimento (sempre a mio parere) non fosse riuscito. Ergo sottolineare ancora di più il valore della performance di aprile. Ho dato per scontato di essere compreso, grazie per aver evidenziato che così non era.

  • gabvollaro 16 mesi fa Rispondi

    @Techedge ciao, e grazie per la recensione del concerto al Castello! Tuttavia questo articolo era riferito al live di aprile in cui Giovanni presentó in anteprima il disco! :)

  • Techedge 16 mesi fa Rispondi

    Appena andato al Castello Sforzesco (2 agosto 2023). Che delusione. A parte il fatto che sembrava di essere alla festa dell'unità, ma va bene, passi (vista la fissazione tutta italica che ad un certo genere debba essere legata una certa posizione politica). Passi che dalla seconda fila sono finito dietro perché al "tutti in piedi" si è scatenato l'inferno (e sinceramente non mi pare fosse stato veramente un concerto "concepito per stare in piedi", tutt'altro, probabilmente era Giovanni ad avere bisogno del pubblico in piedi).
    Quello che non ho digerito è stata la performance musicale decisamente sottotono, da musicisti principianti da pub che cercano di sovrastarti l'uno con l'altro con gli strumenti. Chitarra e batteria TROPPO forti, la voce di Giovanni (quello che contava veramente) a volte del tutto assente e nonostante il pubblico l'abbia fatto notare, non è cambiato nulla.
    Troppo caos nei suoni, troppa poca "calma" mentale per potersi godere i testi di Giovanni. A "Conoscersi in una situazione di difficoltà" poi parte addirittura il tunz tunz (per fortuna si ferma lì, senza altri effetti strani, e vabbè, ci sta una versione "diversa" col cuore che "batte", alla fine non era male l'idea).
    Ma il meglio Giovanni (guarda caso) lo dà alla fine, con "Scomparire". Solo la sua voce e il suo piano. Un'esibizione che quasi ripaga per un concerto che, per quanto mi riguarda, è stato ben al di sotto delle aspettative. Comprendo la necessità di proporre qualcosa di diverso in un tour, non solo per il pubblico ma anche per l'artista stesso che ne sente la necessità, ma se le tue corde (e che corde) sono di un certo tipo, non puoi stravolgere tutto. O meglio, puoi, se chi ti accompagna non vuole ergersi a protagonista (vedi il chitarrista) e se tieni conto che la punta di diamante è la voce, e setti comunque tutto di conseguenza.
    Esperimento non riuscito per quanto mi riguarda.