Potresti fare una tua rapida presentazione?
Stefano Bertelli, 23 anni di Rovigo. Frequento il terzo anno di università a Ferrara, nel corso di Laurea in Tecnologia della comunicazione. Da 5 anni ho a che fare con la macchina da presa, mentre da 3 sono nel mondo dei video musicali.
Come hai iniziato ad occuparti con continuità di video musicali?
Ho iniziato con 2 video, rispettivamente per Estra e Moravagine. Entrambi mi hanno conosciuto grazie ad un cortometraggio (“Rapid eyes movements”) pubblicato sulla rete. Poi un gruppo tira l'altro e le voci corrono tanto che mi farebbe ancora piacere girasse la voce. Non è mai abbastanza il lavoro e quest'intervista potrebbe essermi utile.
Alcuni videomaker italiani (e non solo) in passato hanno sostenuto che il video musicale - con i suoi limiti di durata, budget e con le sue molteplici costrizioni - sia un formato artisticamente ‘morto’, in quanto troppo asfittico per il regista. Qual è, alla luce della tua esperienza, il tuo parere?
A dire il vero non sono d'accordo sul limite di durata, mentre condivido il parere sul budget. Cunningham, per esempio si è distinto solo - e grazie - a video musicali, senza aver fatto cinema o spot pubblicitari (o meglio: qualche spot lo ha anche realizzato, ma ha giurato che non ne farà più, dato che la produzione faceva troppe pressioni sul suo lavoro). E, dai suoi video, traspare anche arte. D’altronde non interessa la durata di un clip: bastano 10” per capire la bravura di un regista. Poi la musica gioca sicuramente un ruolo importante...
Per il budget, invece è sicuramente un limite non da poco. Personalmente avrei tante idee irrealizzabili a low-budget, in quanto richiederebbero particolari scenografie e modalità di ripresa. Spero un giorno che qualcuno possa farmele realizzare.
In particolare, in una tua precedente intervista hai dichiarato che “...tante band vogliono dire la loro, non rendendosi conto che così si può solo peggiorare l'interpretazione del video e la sua comunicazione”. Non pensi che in fondo il video rappresenti anche un biglietto da visita per il gruppo, che quindi ha tutto l'interesse a far si che la sua realizzazione sia ‘corale’?
Il soggetto può essere anche discusso con il gruppo, ma la regia è propria del regista; una band che magari è al primo o al secondo approccio con la telecamera e vuole ‘insegnare’ mi fa ricordare le mie prime riprese delle vacanze al mare. E’ naturale: ognuno ha le proprie esperienze, e fa il proprio lavoro. Se il gruppo ha visto i miei precedenti lavori, noterà un certo stile di regia che accomuna tutti i video, sia che si tratti di canzoni pop piuttosto che metal, dunque sa già su quale ‘onda’ salterà fuori il proprio videoclip. Se poi ‘mettono bocca’ sul mio modo di riprendere, allora viene fuori solo del caos, finendo così per avere un prodotto che non capirò neanche in fase di montaggio.
Nel video per “Tierra o muerte” degli A.D. hai voluto rappresentare la scia di sangue della guerra. La conclusione del video, col ragazzo e la linea che continua imperterrita, è particolarmente intensa. Come ti è venuta l'idea?
E' sicuramente di carattere anti-razziale, per il fatto che ci sia un ragazzo di colore, ma anche di carattere estetico e fotografico (il flash e il rallenty avrebbe sovraesposto troppo un ragazzo non di colore). Essendoci, nella prima parte del video, solo oggetti coperti dalla striscia, ho voluto chiudere con questa situazione assurda: un ragazzo di colore, visibilmente vivo (guarda in camera).
Nel video “Naturale” per gli Heza (anch'essi un gruppo RedLed, come gli A.D., ndi) si possono vedere due bambini che si danno la caccia. Ad un certo punto uno dei due minaccia l'altro con una pistola, ed in risposta si vede tendere una chiave. Qual è il significato dell'intera sequenza?
Diciamo che la chiave serve ad aprire la porta della stanza, dove all'inizio del video stavano giocando con la Playstation. Il ragazzino, condizionato dal gioco, è portato alla violenza.
Come si è svolta la realizzazione del video ‘atipico’ per i Moravagine, “In ogni singola occasione”, in puro stile Super-Nintendo?
Il video è stato interamente realizzato in computer graphic, con l'aiuto del fumettista romano Marco Dominici (che ha realizzato molto dettagliatamente i Moravagine nei panni di skaters un po' pazzi). É un inno a Rodney Mullen (“The king of freestyle”): tutti i ‘trick’ del video sono suoi... incredibile!
Hai finito da poco di girare il tuo film “The Canda massacre”. Ci puoi parlare un po' di questo tuo lavoro?
Il film terminerà a giugno, siccome da poco abbiamo finito le riprese. La trama prevede un'idilliaca gita fuori porta che per cinque ragazzi si trasforma in un atroce massacro. Si perdono in aperta campagna nei pressi di Canda e, all'oscuro della propria sventura, diventano vittime di incomprensibile ferocia.
Le immagini sono molto documentaristiche, pur essendo molto curate sotto l’aspetto della fotografia e della scenografia. Tecnicamente si fa ricorso a molta camera ‘libera’ con un montaggio frenetico. L’audio invece, curato da Diego Stocco, è puramente in stile americano: molto attenzione al doppiaggio, al sound-design e alla colonna sonora (in stile anni ‘80). La sceneggiatura del film è stata curata da Iacopo De Stefani (anche nel ruolo di aiuto-regista), mentre per la scenografia abbiamo Riccardo Orlandi (con il quale lavoro anche nell'ambito dei video musicali)
Per il momento varie distribuzioni italiane sono interessate a questo progetto, quando lo termineremo vedremo quella che ci darà maggior visibilità.
A mio parere è originale come film, perciò ce la possiamo giocare. Non segue assolutamente la regia cinematografica ‘classica’, tanto che la fotografia è molto ‘all’americana’: sembra un mix tra “Dogma95” ed il cinema commerciale americano. Vedremo…
Pensando al cinema indipendente internazionale vi sono realtà che hanno saputo ritagliarsi, attraverso vari canali, nicchie di culto (vedi registi come Takashi Miike, o ‘case-thrash’ come la Troma). Pensi che ci siano realtà paragonabili in Italia? E, in caso di risposta negativa, quali possono essere le cause di questa mancanza?
Penso che il mondo indipendente sia il migliore, perché con pochi soldi si vede veramente cosa un regista sia in grado di fare. Dunque anche in Italia potrebbero esistere, anche se momentaneamente non trovo nessun paragone con Takashi.
Da quando ti viene affidato l’incarico alla realizzazione finita, mediamente quanto tempo impieghi?
Se la location è già a disposizione anche 2 giorni: uno di riprese e l’altro di montaggio e post-produzione.
Ci sono artisti in particolare di cui vorresti realizzare un video?
Mah, mi piacerebbe fare un video per qualche band straniera per fare esperienze diverse.
Altri lavori in cantiere?
Sì, ho altri video in progetto. Seguitemi sul sito (www.ottomillimetri.com), perché non voglio anticipare nulla per scaramanzia.
In Italia esistono molte realtà artistiche che si tengono lontane, per caso o per scelta, dai grandi circuiti. Le realtà indipendenti sono proprie anche del campo dei video musicali, in cui spesso operano registi e tecnici che si fanno conoscere attraverso i propri lavori, il passa-parola e qualche festival.
RockIt ha intervistato per voi uno di questi registi, Stefano Bertelli (www.ottomillimetri.com), autore oramai di molti video per i gruppi indipendenti italiani.
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L'articolo Intervista a Stefano Bertelli (videomaker) di Andrea La Placa è apparso su Rockit.it il 2004-05-27 00:00:00
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