(Il Teatro Degli Orrori)
Pierpaolo Capovilla e il suo spettacolo, il Teatro come alternativa alla Tv. La super band che vede insieme membri dei One Dimensional Man e Super Elastic Bubble Plastic suona all'Interzona di Verona. Pierpaolo impugna il microfono, ringrazia il pubblico per aver preferito la musica al tubo catodico e parte l'aggressione sonora. L'impatto è forte, i volumi non sono di certo bassi. Uno dei gruppi più sconvolgenti dell'ultimo periodo, Matteo Sorio racconta.
"Grazie per essere qui stasera. Ma soprattutto grazie per non essere rimasti a casa davanti alla televisione". Pierpaolo Capovilla, storico frontman degli One Dimensional Man, non ha mai avuto un bel rapporto con la tv. E forse è anche il pensiero del maledetto tubo catodico ad alimentare quella specie di rodimento interiore che pare animarne gli strepiti, le risatine perfide e i “dinoccolamenti” con cui calca il palco di Interzona, storico locale di Verona che ha da poco riaperto i battenti.
Indemoniato e spiritoso, lugubre e ironico: Capovilla di nome e “capobanda” di fatto di un trio agguerrito di scagnozzi pronti a lanciare il proprio assalto sonico alle alte pareti rimbombanti del locale scaligero. Qualche grido lamentoso iniziale, sotto lo sguardo divertito di Giulio Favero e Gionata Mirai, e poi il via alle danze. Danze per modo di dire: il Teatro degli Orrori macina ritmiche e melodie fragorose, esplosive, sottoforma di un rock che quanto a suoni e soluzioni rimanda senza troppi patemi interpretativi ai gruppi d’origine, One Dimensional Man e Super Elastic Bubble Plastic. Con l’aggiunta nuova e positivamente sorprendente del cantato in italiano di Capovilla, abile a districarsi nella moltitudine dei propri lamenti interiori per estrarne parole e pensieri ironici e leggeri tanto quanto soggettivi e mai banali pregio, encomiabile visto l’andazzo generale (Vita mia, a noi due giochi il rosso ed esce sempre il nero/... voleremo gli oceani e davvero vedremo l'America poi di corsa faremo all’amore con tutta New York).
Partono proprio con "Vita mia", primo brano dell’album, ed è subito una scarica di riff e distorsioni che avanzano facendosi largo nelle orecchie già sature del pubblico con violenza intransigente. Troppo facile: dietro le quinte del Teatro degli Orrori pulsa un motore da corsa, regolare e potente, che si abbatte su pelli e piatti con furia animale. Francesco Valente spiana la strada agli intrecci di Favero e Mirai e con le proprie ritmiche compulsive ed ossessive regala assist a volontà ai due ispirati compagni, i quali insaccano a porta vuota e ringraziano dandoci dentro con gusto e intensità ripaganti. Macina il primo, per niente sprecato nella veste inedita di bassista, e ricama il secondo, a suo perfetto agio sia nelle parti più tirate che in quelle più lente e soft. Alla ribalta ci pensa Capovilla, con le sue movenze ciondolanti, gli inciampi e le pose in bilico fra comico e tragico. Così come in bilico è la sua voce, ora recitante ora urlante come nella tradizione dei migliori Birthday Party.
Il pubblico apprezza, applaude e ogni tanto reagisce alle provocazioni del frontman, sempre pronto a puntare il dito con sguardo finto minaccioso sulla platea o a rispondere alle grida di assenso. C’è posto anche per una sentita dedica ai partigiani (il 25 aprile è da poco alle spalle) senza particolari omelie a riguardo (il concerto del 1 maggio fortunatamente è lontano), tanto che all’alzarsi di qualche pugno chiuso la macchina è già abbondantemente ripartita.
Una quarantina di minuti di fuoco, al termine dei quali Capovilla si offre spudoratamente per il bis salvo poi farsi teatralmente pregare invocando i decibel delle urla di protesta del pubblico. Che puntualmente arrivano a testimonianza di un alto gradimento espresso anche attraverso le tante rinunce alla tipica sigaretta di metà concerto (una rarità per Verona).
Sarà contento Manuel Agnelli, che a Rumore nel 2005 dichiarava: ”Gli One Dimensional Man? Il problema è che cantano in inglese. Anche in italiano potrebbero spaccare il culo”. Certo, non siamo esattamente di fronte allo stesso progetto, ma il Teatro degli Orrori è per certi versi ancor più attraente e coinvolgente, specialmente dal vivo, della band veneziana. E allora lunga vita ai nuovi arrivati sulla scena mastodontica dell’indie-rock italiano, il nostro adorato e agognato “impero delle tenebre".
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L'articolo Il Teatro Degli Orrori - Interzona - Verona di sciarada è apparso su Rockit.it il 2007-04-28 00:00:00
COMMENTI (4)
l'importante nella vita e' essere convinti!!!!!!!!!!!!
esaltate nuova merda come candida marmellata....
Cazzo..Visti ieri al MiAmi!
Uno spettacolo esagerato, mazzate su mazzate!
Grandissimi!
caro matteo c'è qualcosa che non fai?
va bene basta. sta volta non li perdo.