“Eravamo ‘cchiù napoletani dei napoletani”. È così che il sassofonista e cantante James Senese descrive la band con cui ha importato una rivoluzione nella musica partenopea, i Napoli Centrale, all’anteprima del documentario sulla sua vita, James, proiettato lo scorso sabato 5 settembre alle Giornate degli Autori all’interno della Mostra del Cinema di Venezia. Una frase apparentemente esagerata, ma che spiega bene l’importanza che un gruppo come Napoli Centrale ha dato nello sviluppo della canzone napoletana, contaminandola di rock, jazz, fusion e prog, senza perdere quel forte attaccamento alle radici campane.
La vicenda personale di James Senese è specchio di questa doppia faccia dei Napoli Centrale ed è comune a quella di tanti giovani partenopei nati sul finire della Seconda Guerra Mondiale, cantato anche nel celebre brano popolare Tammurriata nera: James è figlio di una ragazza napoletana e di un soldato afroamericano. Come Mario Mussella, amico d’infanzia di James e con il quale formano The Showmen, la prima band con cui Senese inizia ad affermarsi. Dopo i primi successi, Mussella decide di uscire dal gruppo per cercare fortuna come solista. Per Senese è una pugnalata alle spalle: The Showmen si sciolgono e, dalle loro ceneri, nascono i Napoli Centrale, abbandonando le sonorità pop rock per sperimentare forme musicali nuove e ricercate.
Nel corso del documentario, pur non seguendo in maniera didascalica la biografia di Senese, vediamo come il sassofonista sia stata una figura cardine per l’evoluzione del suono di Napoli degli anni ’70, aprendo la strada per Pino Daniele, Enzo Avitabile e tutta quella scena musicale che si sarebbe sviluppata di lì a poco tempo. Oltre agli interventi dello stesso Senese, sia sottoforma di intervista che in alcune esibizioni dal vivo, sono fondamentali gli interventi del critico John Vignola, per ricostruire il contesto musicale dell’epoca, e del compagno di band scomparso a febbraio Franco Del Prete – batterista e paroliere dei Napoli Centrale – per avere uno sguardo personale sul Senese musicista.
James è un documentario atipico, nel senso che non viene raccontata la vita di Senese per comprenderne la musica, ma ciò che succede è il contrario, come ha ribadito il regista Andrea Della Monica prima della proiezione. Non vediamo la Napoli dell’infanzia di Senese, fatta eccezione per un fondamentale luogo: il negozio di strumenti musicali Miletti, dove il musicista aveva comprato il suo primo sassofono e dove lo vediamo tornare adesso, circa sessant’anni dopo. La vera protagonista è la musica, con tanti video dal vivo, soprattutto in tempi più recenti, in cui Senese dimostra di essere ancora un mostro impareggiabile. Uno che, per usare le parole con cui Maurizio Di Rienzo ha presentato Senese, “ha suonato tutto il possibile e forse anche l’impossibile sul pentagramma”.
C’è poco spazio per la parte più intima della vita di Senese all'interno del documentario: l’unico parente che vediamo comparire sullo schermo è il nipote Costantino Scarallo, che fa – in una sorta di colpo di scena comico – il cantante neomelodico. Fa sorridere pensare che, nonostante la rivoluzione che ha portato sulla musica popolare napoletana, Senese abbia come nipote un rappresentante di quella parte più stereotipica, ma è un qualcosa che rimane in secondo piano rispetto al rapporto tra i due, con Senese che si trova a ricoprire la figura paterna per Costantino dopo la scomparsa del padre.
La musica dei Napoli Centrale non solo ha scosso la tradizione musicale napoletana, ma a sua volta ne è entrata a far parte: un qualcosa di totalmente nuovo e rivoluzionario per il nostro Paese, con l’orecchio così teso verso la musica americana e, al contempo, con i piedi così ben piantati a Napoli. James ben evidenzia questo fenomeno, facendo vedere come l'identità musicale di Senese sia un qualcosa di fortemente legato alla sua vita privata e di come la miccia da lui accesa abbia poi fatto detonare una scena tra le più stimolanti e importanti sul territorio italiano.
---
L'articolo James Senese, come il sassofono rivoluzionò Napoli di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-09-07 16:15:00
COMMENTI (2)
@Terrence corretto! grazie
Il nome del regista è Andrea Della Monica (non Della Monaca).