Per chi ancora non è andato in vacanza, basta un’ora e mezza (anche meno) per allontanarsi dal caos della città. Si prende l’autostrada direzione Venezia e ci si ferma al Lago di Garda, a un centinaio di km da Milano. Basta così poco per lasciarsi alle spalle l’agitazione delle strade cittadine, che nonostante il caldo infernale continuano a essere pressanti e urgenti sulle nostre vite: mille cose da fare, appuntamenti da non perdere, la frenesia di recuperare tutto quello che per oltre un anno non c’è stato.
E lo strano senso di colpa di non riuscire a fermarsi per riposare. Per mettere stop alla corsa insensata verso non si sa mai bene cosa. Ma basta un’ora e mezza per allontanarsi dal caos della città (semideserta, ma ancora complicata dal cemento, dai tram, la metro, le macchine) e tuffarsi nella natura. Ritrovare la pace dei sensi, la semplicità, lasciarsi andare allo scorrere spontaneo del tempo. E osservare il silenzio, meglio se cullato dalla voce angelica di Joan Thiele. Un sogno.
A me è capitato: eravamo nei pressi del Lago di Garda, dicevamo, a un passo dall’acqua e accerchiati dalle cicale, in sintonia con le note e le strofe di Cinema, singolo di Atto I – Memoria del Futuro. In una versione del tutto unplugged, arricchita dai suoni della natura in cui eravamo immersi.
Dopo Emma Nolde e i Pinguini Tattici Nucleari, è Joan (cantautrice e producer di origini metà italiane e metà svizzero-colombiane) la protagonista di questa seconda stagione di NATURAE, il progetto curato da Rockit insieme a Rilegno. Consorzio nazionale per il riciclo del legno, grazie al quale vogliamo rendere evidenti la magia e il legame fortissimo che esiste tra Musica, Natura e Uomo.
Un legame che si concretizza nell’impegno quotidiano del Consorzio per un sistema che, a partire da un’economia circolare che riduce gli sprechi e genera ricchezza, abbia come valori condivisi la sostenibilità e l’attenzione per l’ambiente.
Immersa nella natura, sotto a un salice che porge i suoi rami verso l’acqua, c’è Joan con la sua chitarra. Gli occhi socchiusi e i capelli che si muovono di tanto in tanto al vento. Potrebbe essere la figura centrale di un dipinto di Manet, e noi che la stiamo a guardare (e ad ascoltare) durante le riprese, non smettiamo di dire "che bello questo posto", che bella l’atmosfera, che bella Joan: "La sirena del Lago", la chiamiamo.
Perché siamo appena sotto il Lago di Garda, sul pizzo di un piccolo lago di origine glaciale, il Laghetto del Frassino. Situato in provincia di Verona, ai confini con la provincia di Brescia, si estende nell’entroterra del comune di Peschiera del Garda. Un vero e proprio paradiso terrestre. Una bomboniera naturale, inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco nell'ambito del sito "siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino".
Joan è molto legata a questi luoghi, ci ha lasciato il cuore. Ha passato qui parte della sua infanzia e adolescenza, nella quiete di questo meraviglioso specchio d’acqua che divide il Veneto dalla Lombardia. Con Rilegno ha avuto l’occasione di tornare, e portare la sua musica in una dimensione diversa, primordiale, come non le capitava da tempo.
Durante le performance, i suoni ambientali diventano parte del brano, lo trasformano e lo arricchiscono di nuovi elementi, dando vita a qualcosa di inedito: un Cinema all’aperto, senza tetto, senza pareti, ma a piedi scalzi sull’erba. Senza le mani di Mace e Venerus (che hanno prodotto il brano). Solo chitarra e voce.
La luce le taglia il viso e fa scintillare il corpo lucido della chitarra. C’è un ramo che di tanto in tanto le cade davanti gli occhi. Sembra una carezza, tra ombre e riflessi particolari. Lei è piccola e minuta, delicata così com’è la sua voce. Quando sorride, sorride con gli occhi. È gentile, ed è serena: ha forse ritrovato anche lei la pace a contatto con la natura, persa tra le note della sua musica?
Con me ci sono Ginevra e Luciano di Imeji Film che filmano tutta questa bellezza. Valentina e Sara di Undamento si godono lo spettacolo sedute sul prato. E io fotografo quel che riesco, provando a restituire attraverso la camera il luogo magico in cui ci siamo racchiusi.
Il sole si prepara al tramonto: è il momento di andare. Con Joan parlo soprattutto prima e dopo le riprese. Quando passiamo di fianco alle oche (ci sono le bianche e quelle cignoidi) mi racconta qualcosa sul fratello che non ricordo bene. Era forse stato attaccato, un giorno, alle caviglie da questi uccelli di cui non ci si fida mai.
Entrambe abbiamo portato il costume con l’idea di farci il bagno, ma la musica ha preso con piacere tutto il nostro tempo e dobbiamo tornare a casa. Prima di salutarci, Joan mi racconta del tour che l’aspetta e che annuncerà a breve. Nel mentre penso a quanto sia diversa da come me la immaginavo: potendola guardare solo attraverso i social mi sembrava una tipa molto seria. Invece, in realtà, non perde occasione per ridere, scherzare, aprirsi.
Finchè non sprofonda nella sua musica: lì sì che Joan non cerca nessuno. C’è lei e la natura. Noi, assistiamo come da lontano a questo miracolo. L’acqua increspata in superficie, il tintinnio delle foglie e dei ciuffi d’erba al vento. Il tonfo dei pesci che si immergono e riemergono dal lago. Gli starnazzi delle oche a pochi passi dal salice dove ci ripariamo dal sole.
L’attività incessante della natura, dunque. Da cui non ci si vorrebbe allontanare mai. Non può stancare un posto così. Non può agitare, né pressare sulle nostre vite. In questo momento rifletto che, forse, vorrei vivere altrove: a contatto quotidianamente con tutto questo. È il nostro stato di natura, appunto. "Ma basta un’ora e mezza per allontanarsi dal caos della città".
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L'articolo NATURAE x Rilegno - vol.6: Joan Thiele, la sirena del Lago di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-07-06 15:00:00
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