C'è una voce che parla “ad un passo dalla Luna”. Appartiene ai JoyCut, o meglio all'io trasognato (ma sarebbe meglio dire ipnagogico) di questa band, capace di declinare in suono la lingua del mondo, una lingua che è delicata mappatura dell’anima ma anche disperante grido di rivolta a questo barbaro presente. Perché parliamo dei JoyCut oggi? Perché dei Joycut bisognerebbe parlare sempre, semplice. E in più perché di recente è stato proposto su Sky Arte un bel documentario che racconta la loro parabola insolita ed entusiasmante per la musica italiana. JoyCut Robert Smith's Meltdown (Ad un Passo dalla Luna).
Intelligenti e brillanti narratori musicali fin dalla nascita nel 2003, i JoyCut nascono fisicamente in Basilicata e artisticamente a Bologna. Hanno realizzato tre album e una miriade di lavori sperimentali: il filo conduttore sono le tonalità dark, da cui emergono spazi di sorriso. Con marcate influenze new-wave, elettroniche, industrial, post-rock, le esibizioni del trio – che, finché si poteva sono state in tutto il mondo, ma per davvero! – mettono in scena i travestimenti che presenta il reale, le mitologie metropolitane dell’uomo contemporaneo, la spietata macchina dello sfruttamento ambientale che tutto raccoglie e tutto inghiotte.
Quanto sia fragile la relazione tra uomo e pianeta, i JoyCut lo sanno bene e nel momento in cui l’idillio si infrange sprofondando nella voragine, la loro musica deflagra in schianti sonori, in frenetici batter d’ali per poi rimanere sospesa a mezz’aria, tra il sonno e la veglia, tra la terra e la luna, senza perdere ritmo e forza. In questa capacità di ricucire quanto si è lacerato, i JoyCut – che un "festival" ambientalista se lo sono pure creati, in tempi non sospetti: il Nu-Clear Sound – incantano.
Del loro talento si è accorta la stampa internazionale, molti eventi prestigiosi li hanno notati e voluti a tutti i costi. E così la band si è fatta conoscere all’estero ancor più che in Italia. Persino sir Robert Smith li ha voluti ad aprire il Meltdown Festival, mitica rassegna londinese diretta ogni anno da un grande della musica. L'esperienza, e l'emozione di essere nominati da mister Cure, è quel che i JoyCut hanno raccontato nel film appena uscito.
Ad una passo dalla Luna (il titolo del film, ndr) è un quadretto di armonie noir e melodie eteree, disperse in un liquido amniotico di disturbi digitali. La stessa miscela di wave e romanticismo che si ascoltava diversi mesi fa all’Estragon di Bologna, nell’ambito di Viralissima, maxi evento digitale che ha mobilitato gli artisti dell'Emilia Romagna per dare visibilità e sostegno ai locali e ai lavoratori del settore musicale colpito dalla pandemia. O lo scorso 1 gennaio, quando la band si è esibita al Teatro Valli di Reggio Emilia per la campagna 1+1, sempre in supporto ai live club.
Sempre un po' defilati, i JoyCut lasciano che la loro musica sia un attestato della loro presenza continuando a parlare anche quando si è finito di ascoltarla. Restano una carezza prima del sonno e uno schiaffo al risveglio, un’attestazione di bellezza, una coordinata spaziale nella sterminata distesa del cosmo. Ad un passo dalla Luna.
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L'articolo I JoyCut sono arrivati a un passo dalla Luna (e dai Cure) di Libera Capozucca è apparso su Rockit.it il 2021-02-18 17:57:00
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