Da Brescia a Manchester è un bel salto, soprattutto in questi ultimi, travagliati, anni di Brexit: da una parte "la leonessa d’Italia", nel cuore pulsante dell’industria lombarda, dall’altra una delle città più popolose d’Inghilterra, uno dei principali centri culturali britannici, nonché casa di numerose band che hanno scritto la storia della musica pop degli ultimi sessant’anni. Questo salto si è trovata a farlo Julia Bardo, giovane ragazza trasferitasi in Inghilterra da qualche anno e che ha appena pubblicato il suo esordio come solista, l’EP Phase.
La giovane bresciana si chiama Giulia Bonometti, viveva per l’appunto a Brescia e cercava di costruirsi la sua identità musicale in un ambiente più familiare, dando nel mentre una mano nel bar del padre. Noi ce la ricordiamo ancora, sia con gli Own Boo che con il suo progetto Tight Eye. Coi primi si inoltrava per le vie dello shoegaze senza perdere di vista la melodia, seguendo le orme dei Be Forest e compagnia, come Tight Eye invece era orientata su sonorità più pop in veste alternativa. In ogni caso, due percorsi che già avevano dimostrato il talento vocale della cantante lombarda.
Fra il 2016 e il 2017, Giulia prende una decisione coraggiosa: andare oltremanica per cercare nuovi stimoli, una maggiore fortuna in una cornice ampia e formicolante come quella di Manchester. Manchester è la città che ha visto crescere band di culto già a partire dagli anni ’60 (John Mayall e Van Der Graaf Generator per fare due nomi), ma è in particolare negli anni ’80 e ’90 che questo fermento musicale esplode: a partire da Joy Division - poi rinati come New Order - e Smiths, senza dimenticare The Fall, Buzzcocks, Stone Roses e tutta la cosiddetta Madchester, fino ad arrivare agli Oasis, sono stati tantissimi i musicisti che hanno trovato in questa città un teatro per la loro arte.
Quando arriva in terra inglese si iscrive al BIMM Institute, dove conosce Sydney Minsky-Sargeant e Jake Bogacki, con i quali forma i Working Men’s Club. Qua, come chitarrista, il suo percorso musicale prende ancora una piega diversa: echi post-punk propri della tradizione mancusiana vengono presi d’assalto da prepotenti elementi elettronici che ne sporcano ancora di più il suono.
Con i Working Men’s Club Giulia rimane per due anni, giusto il tempo di accompagnarli sul trampolino di lancio sul quale ora stanno salendo, chissà quanto ne sentiremo parlare in futuro. Nasce in questo momento Julia Bardo e, ancora una volta, la pelle musicale è differente. Phase è il suo biglietto da visita, nel quale si confessa, leggiadra, in appena quattro tracce, mentre in lontananza si intravede l’ombra di quella recente ondata musicale tutta femminile che negli ultimi anni sta trionfando, nomi come quelli di Weyes Blood e Angel Olsen.
A questo si aggiungono i richiami anni ’60, con la vena italiana che pulsa e che avvolge i brani di Phase di uno speciale tocco che sa di casa. Addirittura, nel singolo I Wanna Feel Love c’è proprio un intermezzo parlato in italiano. Phase è solo un assaggio di quello che Giulia Bonometti è capace, noi le orecchie le abbiamo sempre tenute tese per lei e ora siamo pronti per farci ammaliare da questa sua nuova, affascinante evoluzione.
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L'articolo Julia Bardo, la nuova Madchester arriva da Brescia di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-03-13 09:16:00
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