Per essere chiari partiamo subito dalla base: non c'è stato nessun concerto. Quello del Mediolanum Forum a cui abbiamo assistito è un listening party ovvero una sessione d'ascolto di gruppo delle tracce del disco Vultures 1 di Kanye West e Ty Dolla Sign, presenti sul palco assieme a Quavo, Rich The Kid, Playboi Carti e Freddie Gibbs. Non ho visto la curva dell'Inter, finita nel disco grazie a questa storia che vi abbiamo raccontato, e non ho notato nient'altro che persone mascherate muoversi con delle luci e qualche immagine sbiadita dallo schermo. Niente fuochi d'artificio, stage enormi o outfit impressionanti.
Parterre vuoto, Forum non vicino al sold-out, lista accrediti lunghissima e ben poco parcheggio, per una serata dove la mole di automobili era quasi superiore alle persone presenti. Questo rito collettivo di ascolto nel disco si muove nel corso dei minuti con i cellulari in mano alla ricerca di quel frame in cui Kanye si toglierà la maschera. Durante la serata mi muovo in un paio di zone della struttura.
All'inizio dello show mi trovo in mezzo a un nutrito gruppo di ragazzi coetanei venuti dal Piemonte per assistere a tutto ciò, consapevoli che non succederà nulla, ma felici di aver speso i soldi del biglietto per cantare delle canzoni tutti insieme e cercare, a tratti in modo maniacale, di vedere Kanye West. Si danno il cambio con il cellulare in mano che sta facendo un lunghissimo video, sono vestiti firmati dalla testa ai piedi e non sono particolarmente socievoli. Provo a farmi spiegare da loro quello che sta succedendo, uno di loro cerca di indicarmi chi dovrebbero essere gli altri soggetti attorno a Kanye e chi i mascherati che si stanno muovendo al centro del campo, mentre il ragazzo più lontano da me mi racconta quanto è gasato da questo disco. Completamente sobri, bevono bibite energetiche e continuano ad esaltarsi guardandosi e scuotendo la testa, sempre con questo cellulare in mano. Da loro non avrò più nulla, nemmeno questi 30 minuti passati a scucire qualche opinione.
Le persone cantano le canzoni come se fosse una theme song d'entrata di qualche wrestler famoso nelle arene di tutto il mondo. Una volta finita la traccia il coro prosegue e il pubblico - prevalentemente maschile sui 25/35 anni - ci mette tantissima energia. Nei momenti di pausa si corre al merch per comprare qualunque cosa. Il bar è vuoto, volano scontrini per bibite gasate e barrette di cioccolato, mentre io cerco qualcun altro da interpellare.
"Sei la prima birra del settore", mi dice ironico il ragazzo in cassa al bar e lo capisco: a metà tra una palestra dopo le 18.00 e quei negozi del centro dove al sabato pomeriggio si spendono una marea di soldi in abiti e scarpe firmate, non riesco ad ambientarmi perfettamente in tutta questa situazione. Un po' di disagio ce l'ha anche una ragazza del personale che mi invita a sedermi nella fila dove effettivamente ho il biglietto. Qui la situazione cambia, perché insieme a me c'è la fila interminabile di accrediti che ha preso una valanga di pioggia come me poco fa. Ci sono rapper (trapper) più o meno noti, influencer di TikTok con il cellulare in mano e una marea di uomini con altri uomini che lavorano nell'industria musicale.
Mi dicono che tutto questo ricorda Marina Abramovic e oggi mi sa che ogni articolo uscito sulla serata ha dovuto inserirla, raccontando l'esperienza artistica a 360 gradi che stiamo vivendo. Io di Marina Abramovic non vedo nulla, ma poi cercano di spiegarmelo dicendo che l'artista si vede, ma non si vede, c'è non c'è, forse non c'è. Mentre quest'opinione mi lascia perplesso, preferisco i più o meno noti rapper (trapper) che si incitano dicendo ripetutamente "spacca spacca", accompagnati da qualche bibita energetica. Una ragazza nel frattempo con un tacco alto e in jeans molto skinny mi spegne una sigaretta in testa. Una trasgressione che mi sembra la cosa più originale della serata e meno stucchevole a cui sto assistendo. Nel guardarla mi accorgo che è una nota influencer, ma si sta annoiando tantissimo. Provo in tutti i modi a raggiungerla, perché situata nel settore sopra il mio, quindi cerco di liquidare il pippone sull'arte del futuro, la performance, il genio, il vedo non vedo, in un dibattito che non riuscirò mai ad affrontare, mentre i trapper (rapper) più o meno noti continuano a dire "spacca spacca". Forse è questa la vera perfomance?
La ragazza mi sfugge ma per fortuna riesco a cambiare zona del palasport e a parlare con un paio di ragazze che hanno da poco superato i 20 anni e sono state accompagnate qui dai genitori. Ballano mentre fumano fuori, si caricano e urlano. Sono autentiche nel loro entusiasmo e mi offrono uno spunto semplice quanto pacifico: "qua l'importante è esserci", per poi aggiungere: "almeno non siamo ammassati per ascoltare un concerto di Tedua". Forse consapevoli dei limiti della nuova musica dal vivo e perfettamente dentro al concetto di presenza e testimonianza online, tornano nel loro posto e io le seguo. La prevalenza maschile mista con bibite gasate e scarpe firmate è molto evidente. Se prima ho sopportato la scena muta di chi voleva godersi tutto questo ma stava ricercando un motivo per essere qui, ora trovo la consapevolezza di chi sa perfettamente quello che sta succedendo e non gliene frega nulla. Forse c'è Kanye, forse ci sono gli altri noti rapper di tutto il mondo, non è importante, è stato detto di venire qui adesso e loro hanno comprato il biglietto per cantare un disco che hanno consumato nelle ultime due settimane. Fine.
Il wrestling è una disciplina che fa sempre arrabbiare molte persone. C'è chi dice che non sia sport (ha ragione) e chi dice che sia come guardare una recita scolastica (non ha ragione) ed è demenziale spendere tutti quei soldi per vedere uomini e donne in calzamaglia correre al centro di un ring con mosse predefinite e fingere di essere sconfitti in un corpo a corpo (non credo sia importante dare un giudizio su tutto ciò). Uno dei motivi che sfugge alle persone è la narrazione del wrestling stesso: ci sono i buoni, ci sono i cattivi, anche se negli ultimi anni queste figure così ben delineate per essere tifate o fischiate dentro le arene sono venute a mancare. E poi le storie, attorno al culto dei personaggi, lo stile di lotta e il modo che hanno di comunicare. C'è un piccolo universo parallelo che le persone cercano per sfuggire a qualcosa che l'intrattenimento contemporaneo non riesce a trasmettere.
Scegliere di seguire il wrestling piuttosto che un altro vero sport, non è casuale e negli ultimi tempi, sempre più sport di squadra stanno andando nella direzione della spettacolarità piuttosto che del vero agonismo. Lo vediamo nel calcio o nel basket NBA, e possiamo tranquillamente credere che quello realizzato a Milano da Kanye West sia solo l'ennesimo tentativo di rendere la musica intrattenimento e come viene portata in un luogo con delle persone non è più così fondamentale. Lui non cambia le regole del gioco e non è una mente superiore, lui osserva semplicemente quello che le persone vogliono e lo mette in pratica. Nessun colpo di marketing ma visione del nostro tempo.
Si vede o non si vede? C'è o non c'è? Forse c'è. Volano screen sui social. Io non vedo niente sono sincero, ma credo ci sia. I noti rapper (trapper) continuano a dire "spacca spacca", la fila al bar per le bibite gasate è piena, il merch si sta svuotando, l'arena non è sold out e si sta comodi per sentire lo spettacolo e le persone cantano le canzoni. Kanye esiste, ed è la cosa più reale che possa esserci qua dentro. Non c'entra niente Marina Abramovic, non c'entra nulla Tedua o chi per lui nelle discoteche a cantare le canzoni su base, il vero protagonista non è il maniacale #findKanye attraverso i cellulari ma tutte le persone come noi che sono state al gioco consapevolmente e non, con biglietto o accredito che sia. Una volta uscito, camminando sotto il diluvio universale tra l'entusiasmo delle persone, penso che se avessi pagato sarei stato fregato. Ma proprio come il wrestling, non sempre vincono i buoni.
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L'articolo Kanye West è real, le persone sono fake di Teo Filippo Cremonini è apparso su Rockit.it il 2024-02-23 11:44:00
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