Quando lo conobbi, la prima cosa che mi disse è che volevano fare un film sulla sua vita. Un modo gigione di creare empatia, spostare subito tutto su un altro piano. Quel film non si fece mai, ma ora purtroppo conosciamo il finale. Penso dunque sia giusto rendere amore e onore alla grandezza della sceneggiatura, alla meravigliosa qualità umana del suo attore protagonista. Domenico Loiacono, Dr. Kiko. Alto, imponente, sinuoso. I capelli bianchi lunghi e spessi. Affascinante, distante, istrionico. Di una bellezza mediterranea siderale che proveniva da altre galassie.
La sua è stata una vita al di sopra ogni standard. Per permettertelo devi guadagnartelo. Il phisique du role ce l'hanno quelli che hanno il coraggio di salire sul palco, altrimenti è solo una proiezione della tua testa. E per lui che su un palco non ci è mai salito – ha invece messo i dischi dietro una consolle o guidato van in giro per il globo – il palco era ogni luogo in ogni momento: dalla sua casa di Wanstead, con il fu gatto Mercurio a dominare la scena, alle strade laddove la sua presenza colorata faceva contrasto con il grigio del cielo plumbeo.
Dopo la laurea e qualche anno a regime nella farmacia di famiglia a Bari, innamorato di suoni che arrivavano dal Regno Unito, si trasferì nel 1999 a Londra (mi raccontò di aver contribuito a lanciare l'ufficio londinese di Vitaminic). La provincia pugliese era troppo piccola per un uomo cosmico. Inseguiva un principio di libertà che per lui arrivava prima di ogni altra cosa. Il conduttore radiofonico John Peel gli aveva cambiato la visione del mondo. Tony Wilson – l'agitatore culto della Factory di Manchester con cui produsse Joy Division e Happy Mondays, nonchè fondatore dell'Hacienda – era il suo mito; ci lavorò per diversi anni.
Farmacista appunto, da qui il "Dr." nel nome che usava anche come moniker per i suoi dj set, lo sospesero dall'ordine perché prescriveva farmaci con disinibizione. Nei backstage girava la voce e lui se la rideva, godeva. Così almeno mi raccontò lui, sempre gigionescamente, quando quel periodo della sua vita era ormai archiviato. Indubbie le doti relazionali, la capacità di creare rete sulla base di un clic estetico ed energetico. Erano gli anni Novanta. La sua vita era già un razzo partito per l'iperuranio.
Nel 2009 era a casa sul divano con Martin Bulloch dei Mogwai e mi vide in TV con indosso proprio una maglia della band scozzese. Mi scrisse. Volle farmi salire a Londra per farmeli conoscere di persona. Nel 2011 andai così alla presentazione di Hardcore You'll Never Die But You Will all'Hoxton Square Bar And Kitchen, un locale piccolissimo a cui sono molto affezionato. In quel disco la voce di You're Lionel Ritchie è la sua, legge una strana favola su un lupo. Mi ospitò nella Mercurio's House, una casa piena di oggetti e dischi, magliette e ninnoli. Calda, psichedelica.
In quell'occasione fu la prima volta che mi parlò di Daniela, la cui silhouette in controluce campeggia sulla cover di Batcat. Era stata una perdita durissima per lui. Si ricostruì una vita, cambiò lavoro. Si reinventò tour manager. Comprò un bus leggendario con cui portò a spasso band culto: The Growlers, Shame, The Kills, Factory Floor, Tim Burgess, KVB, Bobby Gillespie. Giusto per nominarne un po', ma la lista è davvero lunga.
Per farvi capire meglio il personaggio, una volta mi accreditò al Visions di Londra con il nome Isis Menthet. Era il periodo del terrorismo islamico. Quando diedi il nome all'ingresso mi ghignarono malamente in faccia. Un altro giorno mi mandò una foto di lui con Eddie Green degli Shame. Aveva indosso una maglietta della fiction Un posto al sole, che su di lui sembra materiale vintage pregiato che arriva con il sapore di Williamsburg. Mi scrisse: "Il tipo dei preoccupations (che una volta si chiamavano Vietcong) mi fa: 'ciao io sono xyz, ti vedo dappertutto in tutto il mondo, ma che fai?'. E io: 'sono il manager di un gruppo italiano che si chiama il Pagante'. Giuro su mercurio Carlo".
Negli ultimi anni aveva intrecciato relazioni con Asia Argento, Joan As Policewoman e con la figlia di Nancy Sinatra e nipote di Frank, AJ Lambert. Di quest'ultima era diventato manager, un ruolo nuovo per lui. Lavorarci era un casino, ma come facevi a non volergli bene.
Comunista come solo chi ha ricevuto un'educazione borghese può essere, antifascista, tifoso della Lazio. Le unghie smaltate almeno da tre generazioni prima che iniziassimo a usare la parola fluido. Generoso e amorevole, leale. Fan degli Smiths e di Morrissey, tantissimo; degli Spiritualized e degli Spacemen 3. Nico era la sua musa. Musica che ha una ferita dentro. Da quella ferita faceva entrare la luce, assieme ad una risata. Ti poteva parlare di Giangiacomo Feltrinelli ed Enrico Beruschi nella stessa frase, senza soluzione di continuità. Viene a mancare in una settimana tragica per la community di fan della musica alternativa e rock anglosassone: Keith Levene (The Clash e PIL), Mimi Parker dei Low.
Ad Amelianna e Antonello, sua sorella e fratello, alla mamma e al papà, a chi gli è stato vicino e chi gli ha voluto bene, le nostre condoglianze. Ci rivedremo ai concerti, in giro per la strada, laddove ci sarà un impianto che suoni il suo pezzo preferito dei Clash:
An' I'll never forget the smile on my face
'Cause I knew where you would be
An' if you're in the crown tonight
Have a drink on me
But go easy
Step lightly
Stay free
Godspeed you, my friend.
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L'articolo Godspeed you, Dr. Kiko Loiacono di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2022-11-13 20:26:00
COMMENTI (2)
Bravo Carlo.
Well Done, Carlo. @carlo