Laila Al Habash e Tatum Rush hanno fatto un pezzo insieme, Rosé, ed è una vera bomb. Si tratta di una canzone che non sa per niente di indie da cameretta, come ci aveva già abituato la cantante italo-palestinese nelle precedenti produzioni, ma di glitter e Studio 54, di raffinatezza e, presa con le dovute pinze, di quelle collaborazioni che sconvolgevano l'Italia negli anni '70, come Ornella Vanoni con Toquinho e Vinicius de Moraes.
"Questo è un complimento enorme, e poi Ornella è della Vergine come Tatum, che magia", mi racconta Laila. "Tatum e io ci siamo ispirati a vicenda, ho visto in lui una sfumatura retrò, sognante e teatrale che da tempo volevo sperimentare, e infatti non mi ero sbagliata. Quest’estate mi mandò la demo del pezzo uscendosene con questo trip di piume, rosé e cubetti di ghiaccio, e quando scrissi la strofa fu così entusiasta che capimmo entrambi che le nostre energie erano davvero simili e probabilmente viaggiavano da tempo nell’aria, avevano solo bisogno di incontrarsi in dm su Instagram per poter fare click".
Per chi non conoscesse ancora il producer italo svizzero Tatum Rush, Laila ci spiega come sia stata stregata dalla sua musica: "Quando è uscito il suo ep Drinks Alchemici sono andata istantaneamente in fissa, mi piaceva tantissimo la scelta dei suoni nelle produzioni e, in qualche modo, le sue canzoni mi portavano in un immaginario familiare e molto preciso che da tempo non ritrovavo in nessun disco, come se mi scorressero davanti dei fotogrammi di un film di Fellini che so a memoria".
Restando sull'argomento cinema, immaginate un film del primo periodo di Godard, fatto d'incontri casuali che diventano storie viscerali. Basta un cambio d'inquadratura e arriva Tatum a descriverci il suo incontro con Laila: "Me ne stavo ad ascoltare Give Me Love di Cerrone in accappatoio quando mi arrivò da parte di Laila una causale rosa emoji e la domanda 'allora, la musica esotica che dobbiamo fare insieme?'. Letteralmente un’ora dopo le mandai una demo col giro di accordi e l’idea del ritornello. Quando mi rimandò la demo con il suo testo e la sua interpretazione stavo al secondo bicchiere di spumante e ancora in accappatoio. Era come fossimo già andati in vacanza assieme ad Antibes una decina di volte, e non ci eravamo ancora visti di persona".
Parlando del sound chic che trasuda da Rosé, Tatum mi racconta come ha fatto a trovare la giusta quadra: "Da quando sono emerse dal nostro incosciente le parole Rosé, ghiaccio, e piume il passo a recuperare il vecchio basso elettrico glitterato e trovare una linea disco è stato molto breve. Volevo trovare il giusto equilibrio fra un suono newyorkese alla Donna Summer e uno più italiano, così mi sono lasciato sedurre dalla musica di Raffaella Carrà".
Torniamo di nuovo a Laila e al suo rapporto con le collaborazioni: "Prima di tutto si deve stabilire un rapporto di stima e amicizia, mi piace che ci sia una sorta di corteggiamento. In futuro mi piacerebbe lavorare con Liberato e Cosmo, che sono due artisti che stimo da sempre. Ultimamente ho il tarlo di Noyz Narcos, è bravissimo; lo so che non ho il physique du role, però negli ultimi mesi sto ascoltando solo lui, sarà perché non vivo più a Roma e la sua rozzezza mi fa sentire più a casa".
Tutto giustificato, sognare in questi tempi incerti è necessario: "Siccome penso sempre in grande ti dico anche: Diplo e Kali Uchis. E siccome siamo su Rockit e mi sento libera di farlo, ti dico pure che se avessi una macchina del tempo vorrei andare nel 2003 e scrivere con Francesco Bianconi".
E Tatum? Anche lui sogna di nuovo la sua Musa: "Laila sa giocare con il filo che lega leggerezza e sofisticazione, oltre che con i miei sentimenti platonici. Ora so che lei non la ferma più nessuno, ma mi pare di avere ancora qualche conto artistico in sospeso e che ci troveremo presto a lavorare di nuovo assieme".
Dissolvenza, buio, fine. Oppure inizio, come preferite.
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L'articolo Laila Al Habash e Tatum Rush, la disco che nasce su Instagram di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-10-28 11:36:00
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