L’anti classifica dei migliori dischi del 2022

E dopo aver eletto gli album che più ci hanno acceso quest’anno, ecco anche la nostra controclassifica, senza vincitori né vinti, che va dall’hardcore alla musica sperimentale, con tutto quello che sta nel mezzo. Per finire dicembre con una voglia matta di spaccare tutto

Contro!
Contro!

Ecco cinque motivi per cui una classifica può veramente essere utile. Primo: per incolpare qualcuno di non avere messo uno o più dischi. Secondo: per avere una prova successiva che qualcuno di musica non capisce un cazzo. Terzo: per apparire sul pezzo quando ogni anno escono miliardi di (bei) dischi che nelle classifiche non ci finiscono manco per sbaglio. Quarto: per provare mesi, se non anni, di intenso imbarazzo per non avere incluso qualcuno. Quinto: per farvi sentire ignoranti e/o dar prova d'una supposta affinità collettiva che in realtà abbiamo perso da tempo.

La prima necessità di questa classifica è quindi: non essere considerata una classifica. La volontà è quella compendiale di portare alla vostra attenzione altri 20 nomi oltre i nuovi e i ricorrenti già detti. Perché in questo stressante presente iperconnesso 50 nomi non sono abbastanza. Perché, se qualche splendida incursione nel rock non è mancata, pecca di un vero e proprio tuffo nel sottobosco più oscuro, nell'inattesa potenza, nel outsiderismo estremo che può arricchire ulteriormente anche questa annuale (inevitabilmente limitata) nostra panoramica.

 

Bebawanigi – Stupor (Subsound Records)

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DOVE: Taranto d'esportazione
PERCHÈ: Violoncello, poliglottismo e grammelot. Autodefinitasi stupor-wave, Virginia Quaranta continua la sua immersione nello sperimentalismo al femminile, cogliendo ogni momento in cui si è incontrata offerta e domanda di inesplorato. L'imprinting concettuale è Diamanda Galás, ma anche Lydia Lunch, alle quali si uniscono Carla Bozulich, Nina Nastasia e Little Annie... per trasformarsi nel sogno di Bebawaningi.  

 

La Sad – Sto Nella Sad (La Sad Ent.)

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DOVE: Milano da fuori sede
PERCHÈ: Se a Machine Gun Kelly togli i soldi e metti l'urgenza. Tra applausi e fischi, punchball per qualcuno e guilty pleasure per altri, creano il fenomeno più iconograficamente punk dell'anno che di punk ha poco e nulla. Dubito avvicineranno orde ai Jawbreaker ma smuovono le acque e live donano prese bene con un emo-trap meno scemo di quanti, col doppio degli anni, scrivono banalità ben peggiori. E' già qualcosa.

 

Sangue – 13 Pezzi (IndieBox Music @ 360°)

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DOVE: Olbia senza Salmo
PERCHÈ: Titolo e copertina rimandano ai Fugazi e retro ai Minor Threat. Tracce che traducono nel titolo altrettanti brani di storiche band - punk ma non solo - pur con testi e sound propri. Un tributo al proprio background in grado di creare esaltanti colpi di genio. 13 pezzi per 15 minuti di musica a mille. Anche perché lo sappiamo tutti, sopra i venti minuti di durata se si parla di punk hardcore non è più punk: è Rock Opera.

  

Gomma – Zombie Cowboys (V4V)

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DOVE: Ritorno a Caserta
PERCHÈ: Il cammino dei quattro cowboy in terra natia procede, come un western carpenteriano, tra scudisciate di chiara matrice indie punk, sferzanti psicosi personali e deflagranti osservazioni sociali; rarefazioni e impeti di odio, con qualche divagazione dreamy che fa largo a riverberi e alterazioni tenui. Cavalcando tra le tracce, qualcuno ha parlato di disco della maturità. Per noi solo un raro crescendo qualitativo.

 

Messa – Close (Svart)

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DOVE: Cittadella come Birmingham 
PERCHÈ: Basterebbe vedere il video integrale caricato su Youtube del concerto che hanno tenuto lo scorso giugno al Hellfest 2022 in Francia per capire il perché. Un intero hangar stracolmo di fan da ogni dove intenti ad apprezzare il loro personale intreccio al di fuori dei confini del doom metal per come lo abbiamo sempre inteso, abbracciando ora lo sciamanesimo afro-mediterraneo ora il trip hop più ombroso e jazzy.  

 

Discomostro – Mostropatia (Professional Punkers)

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DOVE: Milano con la pioggia
PERCHÈ: Se da un lato Tadzio Pederzolli con i Golpe e i Voglio Tutto, dall'altro c'è Carlame con i Discomostro. In Mostropatia vince e tiene unito tutto l'ambience scheletrica, di chiara fattezza Fat Wreck Records, occasionalmente ustionata da tupa-tupa Nitro Records, i cui figli diretti sono nei testi di Aprile, Troppo e Stuzzicadenti. Chissà che cosa si mangiavano (o non si mangiavano) negli Skruigners per crescere così bene? 

 

Tenebra – Moongazer (New Heavy Sounds)

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DOVE: Supershitty to Bologna!
PERCHÈ: Fotonico rock tirato su da questa congrega di ragazzi bolognesi in grado di ricordare più i fiordi di Nicke Andersson che i colli di Cesare Cremonini. Dicono di loro che sono “Janis Joplin che incontra i Sabbath”. Si sa i critici come sono fatti. E quella voce e quella Gibson si prestano a facili esemplificazioni. Ma devo dire che più li si ascolta più si capisce il loro gioco; e allora sì che i Tenebra spaccano davvero.

 

Manges - Book Of Hate For Good People (Striped Records)

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DOVE: Ram Spezia
PERCHÈ: Il grande pregio dei Manges è quello di ricomparire proprio quando ti inizi a chiedere che fine hanno fatto. In media ogni due tre anni, con qualche pausa più lunga. Sorta di zombieing che, una volta tanto, non risulta essere altamente disfunzionale nella relazione. Anzi. Tanto più se, come in questo disco, le tracce corrono che è una meraviglia dietro un istinto ramonescore tra i più riusciti da tempo. Una certezza.


Lili Refrain – Mana (Subsound Records)

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DOVE: Roma esot(er)ica
PERCHÈ: Lili Refrain ha perso la chitarra. Anzi, ha deciso che poteva anche usarla di meno. Così la chitarrista e performer romana ha messo al centro la voce e le percussioni. Meno estremo, meno metal, più sperimentale, se da un lato Mana conferma l'andamento del gioco “refrainiano”, dall'altro alza l'umore generale con maturità e audacia inedite, screziate di bassorilievi world e neoclassiche e agili oscillazioni etniche.

 

Cigno  - Morte & Pianto Rituale (autoprodotto)

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DOVE: Gazometro di Roma
PERCHÈ: Un lavoro veramente impressionante quello di Diego Cignitti, in arte Cigno. Difficile da trovare. In clamoroso equilibrio tra un'anima che guarda al bestiario di Capossela e una musica che attinge dalla no-wave di sapore industriale di Suicide ed Einsturzende Neubaten con il peso lirico di Iosonouncane e CSI. Un operazione di pura autarchia riuscita a meraviglia che brilla in sé tra cupe vampe e tabulae rasae. 

(Continua nella pagina successiva)

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L'articolo L’anti classifica dei migliori dischi del 2022 di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2022-12-21 10:42:00

COMMENTI (1)

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  • scarpato_pas 23 mesi fa Rispondi

    Sud Arkhè - Direzione Sud Vol.1 (Maracash)