L’anti classifica dei migliori dischi del 2024

A Natale si è tutti più buoni, ma questo non vuol mica dire che non si possa fare un po' di casino lo stesso. Per questo serve la gemella della nostra classificona di fine anno, un bel mischione di punk e affini da far impallidire i fuochi d'artificio di Capodanno

Foto di Luca Secchi
Foto di Luca Secchi

Che io sia un autarchico è oramai palese. Credo. Me ne accorgo dal fatto che, essendo i miei contatti alla portata di tutti oramai da anni, questo fatto ha dato luogo a un dialogo tra me e quelli di voi che, per vari motivi, mi leggono e decidono di scrivermi. Molti dei messaggi che mi arrivano, in eguale misura da colleghi e da lettori, sono legati alle cose che scrivo, e si dividono in concordi/entusiasti (meno stimolanti ma gratificanti al pari di quelli degli artisti) e quelli piccati/critici, pieni di dritte e mai del tutto campati in aria (a parte quando scrissi che ero basito davanti alla differenza dialettica tra i critici della mia età e i ventenni, alcuni se la presero tantissimo; da cui ho intuito che può darsi che invecchiare riduca la suscettibilità).

C’è una terza tipologia, fissa e sempre sorprendente, che mi ha aperto gli occhi sulla mia peculiarità: sono i messaggi di chi si stupisce, o che in qualche modo nota che copro un certo modo di fare e intendere la musica che in altri posti semplicemente non ha o non trova spazio, che mi chiede dove me li vado a pescare certi gruppi, che mi scrivono addirittura che hanno scoperto espressioni desuete nell'epoca di Spotify e Tidal: come tape trading, split o flexi. Come quando i vostri genitori comprano i cruciverba con le parole difficili. Come dissare e Gojira.

Ed è così che, in un 2024 che non vedo scosso da chissà quali novità in nessuna classifica, con un mercato estero con il fiato corto, fatto di tante zuppe, mi accorgo di quanto sia cosa buona e giusta che la nostra Anti-classifica non solo esuli da ciò che è in cima alle Chart, ma cerchi di farl'appello di chi proprio non verrà nominato. E più ci penso più la vedo propendere verso il non ammaestrato, il minoritario, la cassetta autoprodotta e l'EP. Che poi è il presente e il futuro che più ci incuriosisce ed entusiasma da che ricordo, e quello a cui da sempre i grandi nomi e le grandi etichette cercano di edulcorare e oliare per darlo in pasto alle masse. Ieri i Maneskin, oggi i Punkcake o chi vi pare.

Dear Bongo -  Unfullfilled  (Slack Records)

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DOVE: Bologna come luogo dell'anima

PERCHÉ: Conoscete Let's Call the Whole Thing Off? Canzone attribuita ad Ella Fitzgerald e Louis Armstrong ma in realtà nata dal genio di Gershwin, che gioca sulla differente pronuncia delle stesse parole di due innamorati litigarelli? Dei DB non leggerete mai due volte la stessa similitudine: Gun Club, Wavves, Nomeansno, Idles, Horrors, Parquet Courts, 13th Floor Elevators, Hives, The Fall... Eppure è impossibile non innamorarsene.

Traum – Traum (Subsound)

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DOVE: Verso l'infinito e oltre

PERCHÉ: Nati bucolicamente da una serie di sessioni in un casolare sperduto in campagna, così come bucolicamente nacquero nel 1971, nelle campagne di Amburgo, i Faust. Qui però non ci sarà nessun Uwe Nettelbeck, un Tony Wilson krauto, a fare le presentazioni ma io: Traum, primo disco omonimo di Luca Ciffo e Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra), Lorenzo Stecconi (Lento) e Luca Mai (Zu) è una perla rara, per hippie e metallari.

Siouxie and the Skunks – Songs About Cuddles (Wild Honey)

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DOVE: Brescia monella

PERCHÉ: In un momento in cui gli Yeah Yeah Yeahs vengono usati a sproposito e a favore di camera, è buffo notare che chi potrebbe farlo a ragione, cita come influenza i Gee Tee. Alzando inevitabilmente l'asticella delle aspettative. Che non vengono deluse, visto che l'ascolto del dischino in questione svela un lo-fi bianco sporco, sonico e instabile, figlio in eguale misura di Bee Bee Sea, Amyl and the Sniffers e Altro. Inteso come il gruppo.

Spectre – Slow Emotional Death (Venti3)

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DOVE: Como nercomantica

PERCHÉ: Insieme ai milanesi Eucarestia, i comaschi Spectre sono fautori di una bella virata  del punk in quei lidi un tempo chiamati death rock e ora ribattezzati da loro stessi “obscure punk”. Ed è un gran bel cambiare rotta, se i nomi chiamati in causa sono quelli dei primi Christian Death e degli Alien Sex Fiend, riportando il sound verso l'acidità di voci teatrali, ritmi tribali e bassi in evidenza, come non si sentiva da anni. Ottima intuizione.  

Ponte del Diavolo – Fire Blades Fron The Tomb (Season Of Mist)

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DOVE: Torino erboristico-esoterica

PERCHÉ: I cinque, già noti alla scena metal di culto, adottano pseudonimi che hanno a che fare col regno vegetale più fortemente psicoattivo, ma non è l'unica peculiarità dei torinesi. Due bassi, voce femminile, radici black che arrivano a fiorire su rami doom, occult, goth e dark mediterraneo. La descrizione potrebbe riportare alla mente i Messa, ma sarebbe una goffa scorciatoia per eludere qualcosa di ugualmente bello e complesso.

Uragano – LP1 (Ripcord)

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DOVE: Precipitazioni su Sanremo

PERCHÉ: LP1 vive di nervi e di estri incendiari, secondo le intuizioni dei Raein, ma sa rivolgere le sue inquiete antenne verso una più strutturata forma di (chiamiamola) New wave of Italian Post-Hardcore che va oltre la linea segnata da culti come La Quiete o i Death Of Anna Karina. Non a caso, Brad Boatright dei From Ashes Rise, uno abituato a lavorare tanto con gli OFF! quanto con gli Sleep, ne ha voluto curare di persona il master.

Retarded -  Same As The First (Ammonia)

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DOVE: A Vo...ghera ritornano

PERCHÉ: Stesso font del debutto del 1999 per quello che potrebbe essere un manifesto per quanti del pop punk amano le declinazioni punk'n'roll. Mai banali, stimolanti e lontano dagli schemi facili, battuti fino alla morte facendo gli intellettuali del power-pop. Ma paraculi come pochi. Ai Retarded sono mancati la gloria e l'esposizione, ma non qualità e onestà, che si riflettono anche nel bel video che fa il verso a come tutto ha avuto inizio.

Corpo Estraneo – Il tempo è adesso (Devarishi)

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DOVE: Bolognina sul Gange

PERCHÉ: Un disco coeso e maturo, che va a trattare i temi della ricerca della felicità interiore e lo fa senza fronzoli. Ma invece che un lavoro stocazzista sulla falsariga di Youth of Today, Cro-mags o Better Than a Thousand, troviamo l'ottimo krishnacore di un gruppo nato in Pandemia, messo su da Caitanya Das, devoto Hare Krishna, Cicco, Leo e Bolo, ragazzi come tanti che, per primi, invece di gridare problemi prova a trovare soluzioni.

Tiger! Shit! Tiger! Tiger! - Bloom (To Loose La Track)

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DOVE: Lo zoo comunale di Foligno (per vederle di nascosto l'effetto che fa)

PERCHÉ: Bloom è la storia di una band alle prese con l'analisi del post (hardcore? adolescenza?) di deriva melodica in salsa umanista, che pare avere preso le reminiscenze grunge prima che tutti lo chiamassero così e le ha affogate nello shoegaze. Non vengono da Seattle e non escono per la Sub Pop, ma da Foligno per To Lose La Track. E a maggior ragione dovrebbero piacere a tutti quanto a Stephen King - e a lui pare piacciono molto.

Votto - Gli ultimi istanti delle nostre vite precedenti (Non Ti Seguo)

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DOVE: L'ultimo Km della via Emilia

PERCHÉ: Morte e rinascita dello scr/emo. Un turbinio caldo e vigoroso, tra ballate skramz, come Altro da me, e micidiali accelerazioni in faccia, come i primi istanti di Fune di fuga. Su tutto, l'idea primitiva del genere (detto screamo) che si affaccia su tematiche che non sono, per una volta tanto, personali/adolescenziali ma esistenziali/ancestrali, e abbraccia badilate di emozioni come  una viva caratteristica di un genere spesso dato per morto.

Menagramo – Dental Plan (Wild Honey)

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DOVE: Sapessi com'è strano sentirsi disfunzionali a Milano 

PERCHÉ: I tuttocampisti della scena realmente folk-punk italiana, i due Menagramo, tornano con dodici pezzi tanto oscuri quanto organici con un percorso artistico sempre più attiguo a un mo(n)do american-gothic di intendere il genere. Dental è un altro sviluppo, diviso tra ballate e pezzi più pesi, a un debutto che era già notevole. Dodici intagli che solo a un orecchio distratto potranno sembrare sgonfi e innocui. E ora vogliamo una tromba.

Ottone Pesante – Scrolls of War (Aural Music)

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DOVE: Faenza metallurgica

PERCHÉ: Se c'è stato un tempo in cui agli Ottone veniva rimbrottata l'attitudine più “festaiola” di altre band con dei fiati (Zu, Fire Orchestra, Sax Ruins, Painkiller...), ora sono qui per dimostrare a tutti l'esatto contrario. Al di là dell'interessante traccia narrativa/storica di cui leggerete di sicuro in ogni dove, Scrolls Of War è un bisonte per cui non vi basterà l'effervescente Brioschi per dormire sereni. Ottima la collaborazione con Lili Rafrain.

Teenage Bubblegums – Infamia (Inhumano/Monster Zero)

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DOVE: certe notti a Forlì 

PERCHÉ: Arrivato allo scoccare della mezzanotte solo per essere messo in questa Anti-classifica, Infamia è il disco definitivo dei Bubblegums post-In Limbo. I forlivesi, assoldato Fra alla batteria, ci sfornano l'EP migliore della loro discografia più oscura. Cinque tracce dal ritmo lento, accelerante, con un deliquio d'atmosfera cupa, rimandi ossianici ai Sabbath e cantato vampiresco tipo i Melvins. Ormai solo gli intaccati li considerano solo punk.

Potere Negativo – Benvenuto all'Inferno (Nunchakupunk e altre)

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DOVE: SS36 Sondrio/Milano

PERCHÉ: Seppure con un approccio sibillinamente wave nella matrice La Crisi/Sottopressione, Benvenuto è il disco del 2024 con cui dovrebbero essere chiusi in una stanza tutti quelli che usano la parola “punk” a cazzo di cane. Così, giusto per riportarli per terra e ricordargli la dimensione più viscerale e sociale di ciò di cui parlano. I valtellinesi, tra HC, D-Beat e un po' di crust, riscrivono la lezione antagonista che fu dei Dead Kennedys.

Le cose importanti – Veleno (autoprodotto)

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DOVE: Latina contro

PERCHÉ: Sezione ritmica solida, chitarra che trova una quadra sorprendente tra il nu-gaze e l'alt-rock per come lo amiamo, dai London Grammar a Emma Ruth Rundle, passando per le Organ. Su tutto, la concretezza di Giada, oltre la disforia, a toccare le sensibilità di tutti. Che ci facciamo noi con artisti navigati? Nulla, li lasciamo dal pizzicagnolo. Compriamo musica di persone complesse. Ansiosi, introversi, disagiati e anche scarabocchiati. 

Feldspar – Old City New Ruins (Time To Kill)

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DOVE: Roma capoccia

PERCHÉ: M'aspettavo il botto per questo disco e invece sembra essere passato un po' in sordina. Fatico a capire perché. Old City è un disco dove la rabbia e catarsi convivono. Un disco strutturato, fatto da chi c'è e non ci fa, dove la querelle e la riflessione coabitano con momenti di festa. Com'è da sempre coesistito all'interno del genere HC, ma con accenni moderni e melodici che sicuramente non guastano alla staticità che di solito lo rappresenta.

Riviera – Sempre (La Tempesta/Too Lose La Track)

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DOVE: Qui non è Hollywood

PERCHÉ: I Riviera flirtano con La Tempesta e si sente. Sempre è il disco dei Riviera che ha fatto avvicinare mia nipote (e magari pure la vostra) all'emo per come lo intendiamo. Lei che era rimasta impassibile davanti a Camminare sui Muri e non gliene poteva fregare di meno di Giaguaro, ora si è squagliata in Non dirmi addio. Unendosi a quel singalong che un tempo credevamo “solo nostro” e ora è forse un po' più universale. Ed è un bene, no?

Pitoni  - Un pitone vale l'altro (Croma) / Preferisco Ignazio – Stendardo (autoproduzione)

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DOVE: Roma come misura del tempo

PERCHÉ: Di questi tempi, due EP del genere sono un pugno al cuore. Ci accolgono con una voce sorprendentemente matura e accento che sa di autenticità. Si nuota nel mare dell'emocore, tra testi e chorus che aspettano d'essere gridati, aperture al indie-rock e light-screamo. Per fare uscire queste gemme dal ghetto del parsimonioso DIY (mentre scrivevo sono usciti due nuovi singoli dei Pitoni) ora ci vuole solo la vostra viva partecipazione.

Long Hair In Three Stages - The Oak Within The Acorn (Noisewave)

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DOVE: Tra dire e fare (c'è di mezzo 'mbare)

PERCHÉ: Uscito a cavallo tra il 2023 e  il 2024, mi prendo lo sfizio e la piccola soddisfazione di non farvi perdere un'occasione per riscoprire questo disco dalle molteplici frecce al proprio arco. La band catanese scrive un album in cui wave e sound della gioventù sonica si accavallano, sulla scia della lezione di Fugazi, Husker Du, Shellac e U.S. Maple (a cui devono il nome), riportando in auge l'era sicula di quel piccolo miracolo chiamato Uzeda.

Couchgagzzz – Gosports! (Ciqala/Side4) 

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DOVE: Bari bene

PERCHÉ: Con i Duocane completano quella che potrebbe essere chiamata la (nuova) scena della Bari Enigmistica (“Compro una vocale!”). Provengono dal sottobosco pugliese di Behind Bars, Bob Cillo e Santamuerte e con Gosports! (un ossimoro) creano uno dei più grandi dischi della storia del creato. Uno stile di vita, un’attitudine, un figlio meritato di anni di amore incondizionato per eroi quali Jay Retard, Andrew WK e Mark Mothersbaugh.

POST ORGASMIC CHILL

Dopo questa bella dose di college rock (ça va sans dire) per ragazzi turbolenti, immagino avrete bisogno/voglia di un po' di alternative adulto, di post-gaze intimista, di witch-pop confidenziale o comunque di qualcosa di più “soft” ma non per questo meno fuori dagli schemi e ottimo. Mi permetto allora di suggerirvi Isobel (V4V Records), Linger (Bronson Prod.), Nella natura vuota dei simboli appassiti (Incipit/Egea) e The Road Not Taken (Aural Music). Tra i fantasmi meneghini di CASX, la Faenza paranoica dei Mondaze, una Vercelli allegorica di Carlotta Sillano e Montebelluna senza stronzi di Little Albert, i rispettivi dischi rappresentano, ciascuno nel suo, un approccio non omologato alla materia sonora trattata. Tutti e quattro sono degli outsider nel loro contesto, e uscire dalle semplicistiche barriere che fuori prendono nome di “indie”, “shoegaze”, “canatutorato” e “swamp” per creare qualcosa di proprio rappresenta una sfida, prima di tutto, con loro stessi. Che si riflette in lavori trasversali, che colpiscono nella maniera più buona del mondo. 

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L'articolo L’anti classifica dei migliori dischi del 2024 di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2024-12-19 14:42:00

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