Dopo nove anni di ep, progetti solisti e produzioni varie, i Blonde Redhead sono tornati con un vero e proprio album dal titolo Sit Down for Dinner, scritto e registrato in un arco ben lungo tra New York, dove i tre vivono abitualmente, Milano, da dove provengono i gemelli Amedeo e Simone Pace, rispettivamente voce - chitarra e batteria - tastiera, e la Toscana, specie l'isola d'Elba che è stata per un bel po' casa di Kazu Makino, voce - chitarra - tastiera della band. Chi conosce la band italo-giapponese naturalizzata statunitense fin dalle prime esperienze no wave e noise rock di metà anni Novanta, troverà l'ultimo disco molto più smooth, caldo e gentile, con aperture eteree e melodie riconoscibili, che rimandano subito all'immaginario dei tre, da sempre decadente, letterario e figlio di un'estetica da Nouvelle Vague.
Un disco che riesce a mettere un nuovo tassello importante in un percorso di crescita artistica notevolissima che ha portato il trio ad abbandonare progressivamente il rumore sonico di dischi come La mia vita violenta del 1995, una notevole dedica a Pasolini che tornerà anche nell'album successivo, uno dei capolavori noise della band, Fake Can Be Just As Good del 1997, con cui i BR diventarono una sensazione anche in Italia, per poi consolidare ed aumentare la fama nel nostro paese nel 2000, con Melody of a Certain Damaged Lemon e la sua costola, l'ep Melodie Citronique, in cui figurano anche canzoni in italiano. La musica diventa aperta, più stratificata, ideale colonna sonora di un film d'amore tragico tardo Sessanta, ancora più evidente con Misery is a Butterfly del 2004. Kazu e Amedeo cantano come mai prima, le canzoni diventano ascoltabili anche da chi mai avrebbe frequentato un concerto noise rock in un club newyorkese e - vuoi non vuoi - la loro essenza tragica, esistenzialista, malinconica sembra fatta apposta per fare l'amore.
La musica attorno a loro cambia di nuovo con il dream pop/shoegaze di 23, con cui i BR inaugurano una nuova parte della loro carriera che continua con Penny Sparkle del 2010 e Barragàn del 2014, fino a poco fa l'ultimo vero disco del trio, che sembra durante questa ultima parte della propria vita artistica voglia convogliare tutte le anime che hanno composto i Blonde Redhead dai primi 90s a oggi e sintetizzarle in una musica tutta loro, ormai di difficile categorizzazione perché quando senti quei passaggi armonici e quegli arrangiamenti, ti viene da pensare "alla Blonde Redhead". Con una carriera così lunga e piena di canzoni meravigliose alle spalle, per i tre che sembrano venire fuori da un tempo che non è il nostro è quasi una beffa, per quanto positiva, che il brano più ascoltato, che su Spotify ha raggiunto 76 milioni di stream sia For The Damaged Coda - che è pur meraviglioso - ma non per i motivi che credete, piuttosto perché è stato colonna sonora di Rick e Morty e in seguito è diventato meme sonoro nei video in cui qualcosa non va per il verso giusto. Il post moderno che incontra e si scontra con il neoclassico anche in questi termini, un clash curioso e interessante.
Mentre scrivo queste parole, con l'album Sit Down For Dinner in sottofondo che mi coccola e mi fa viaggiare con la testa, non posso dimenticare la prima volta che mi sono appassionato alla band, che ho visto innumerevoli volte dal vivo fin dai palchi di un Arezzo Wave dei primi del Duemila fino al tour di Barragàn: come tanti ero rimasto affascinato dalla stranezza mai vista prima né dopo, di trovarmi di fronte due italiani e una giapponese che fanno successo a New York, che quando suonano sembra che facciano sesso e che siano così particolari dal punto di vista puramente estetico, due gemelli identici e una ragazza esotica che tutti insieme peseranno quanto me dopo cena, capaci di portarmi ogni volta dentro una sequenza di Godard e di farmi pure pensare che ci sono - o ci siano stati - luoghi nel mondo in cui trovarsi per suonare musica non conforme sia facile, più facile di qui.
Grazie alla loro appartenenza geografica i Blonde Redhead hanno avuto un sacco di successo nel nostro paese, attesi come i figli prodighi e prodigy, se vi piacciono i giochi di parole, quando tornano in concerto, e anche il loro rapporto con l'Italia non si è mai interrotto. La famiglia Pace, quella di origine dei gemelli Amedeo e Simone vive sempre a Milano e oltre alle sporadiche volte in cui i BR hanno cantato in italiano - come dimenticare Chi è e non è di Amedeo o Odiata per le proprie virtù di Kazu - lo stesso Amedeo Pace ha prodotto l'album solista di Francesco Bianconi, Forever del 2020 a cui ha partecipato anche Kazu, che intanto viveva beata all'isola d'Elba e pubblicava il primo album solista dal titolo Adult Baby, a cui ha collaborato anche Ryuchi Sakamoto. Amedeo e Kazu, che riescono a suonare insieme nonostante la loro relazione intensa e lunghissima sia giunta al termine, che hanno fatto terapia di gruppo per poter di nuovo trovare la scintilla che riesce a far coesistere estremi come due gemelli omozgoti, due ex fidanzati o sposati (non so), due studenti di jazz della Berklee con un'autodidatta che viene dal rumore e dalla sperimentazione, nello stesso ecosistema. Tre persone educate e timide che hanno circolato anni nei localacci del punk.
Che dire, da parte mia sguazzo dentro le nuove canzoni come la title track, Snowman, I Thought You Should Know, Rest of Her Life, If, Before, come se le avessi ascoltate da sempre e come se in qualche modo avessero il potere di sorprendermi ad ogni ascolto. Un disco post pandemico, in cui il titolo "mettersi a sedere per cena" assume il significato duale di voglia e necessità di ritrovarsi con la famiglia per il rituale del pasto e delle parole insieme, ma anche quello metaforico che la vita può cambiare in un attimo, presa dal memoir di Joan Didon: "La vita cambia velocemente. La vita cambia in un istante. Ti siedi a cena e la vita come la conosci finisce".
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Il 21 novembre i Blonde Redhead si esibiranno nell'unica data italiana al Teatro Regio di Parma per il Barezzi Festival, ma speriamo anche in un più articolato tour estivo. Intanto un bel sogno sarebbe ascoltare nuove canzoni in italiano di Amedeo o Kazu, perché il loro modo di scrivere e la nostra lingua si compenetrano in un modo davvero originale, fuori da ogni schema ascoltato nelle varie ondate di alt rock o art pop di casa nostra. Nell'attesa, sediamoci a tavola per cena e parliamo un po', che male non fa.
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L'articolo Lasciateci cantare i Blonde Redhead di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-10-17 10:13:00
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