Le Lame sono un gruppo pop/rock fiorentino fondato nel 2016 da Corso Civolani (voce), Filippo Bandinelli (tastiera) e Oscar Gigli (batteria). Stati mai, il loro primo disco, contiene 10 brani intrisi di vita vissuta, amori romantici sbagliati e voglia di non fermarsi mai davanti a niente. L'album rappresenta al contempo l'impossibilità di essersi realizzati in un passato ormai lontano e la speranza di un futuro fatto di certezze sconosciute. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Corso, frontman del gruppo.
Scegliete un aneddoto per raccontare la nascita delle Lame.
Nel 2011 io, Oscar e Filippo avevamo creato un gruppo di cover indie rock per suonare una volta sola per puro divertimento. Ognuno di noi aveva la propria band a Firenze e non avevamo il tempo per dedicarci a un nuovo progetto, ma dopo aver suonato insieme quella volta, che doveva essere la prima e l'ultima, ci siamo accorti che tra di noi la chimica era quella giusta. Stavamo bene insieme e sul palco ci divertivamo. Dopo qualche anno però le nostre vite si sono divise causa trasferimenti vari: qualcuno andò a Milano, altri a Bologna e Londra. Le nostre presunte carriere ci hanno tenuti a distanza per un bel po'. Seppur divisi, non ci siamo mai dimenticati della musica. Anche se ci trovavamo sparsi in altre città abbiamo portato avanti i nostri progetti con altre band.
Come avete fatto a non mollare la musica?
Perché suonare è indispensabile per noi, per questo non ci siamo mai fermati. Durante i nostri soggiorni da fuorisede abbiamo sempre avuto quella voglia latente di tornare a suonare insieme. Ricordo in particolare un momento, ormai indelebile, in cui passeggiavo da solo di notte a Bologna. Mentre tornavo a casa, provai un'emozione inaspettata (che tengo per me) davanti a Porta Lame. Ebbi come il presentimento che il nostro gruppo si dovesse chiamare così qualche anno dopo. Infatti nel 2016 quando siamo "rimpatriati" è bastato un giro di telefonate e un incontro in un bar dell'Isolotto nella periferia di Firenze per ricominciare. La voglia di scrivere le nostre canzoni era troppo forte, era un bisogno che dovevamo soddisfare insieme.
Avete definito le vostre canzoni "anestesie". Cosa intendete?
Le canzoni devono avere un effetto terapeutico. Sono nate tutte da esperienze che abbiamo vissuto sulla nostra pelle e che sono scivolate lentamente sui nostri testi fino a sedimentarsi. Lo scopo è quello di coinvolgere l'ascoltatore ponendogli davanti situazioni che lo smuovano in qualche modo. Le nostre parole, i nostri battiti e le nostre note procedono all'unisono verso una catarsi. Siamo costantemente alla ricerca di una liberazione che vogliamo trasmettere affrontando in maniera diretta le nostre paure oppure riflettendo senza timori sui nostri ricordi passati. Il passato pieno di ansie, perplessità e speranze scadute non è un pozzo dove sprofondare, ma piuttosto una rampa di lancio verso il futuro. Crediamo nella circolarità tra passato e futuro che affrontiamo in modo particolare in brani come Ci siamo sempre. Diamo un'occhiata allo specchietto retrovisore con una leggera malinconia ma allo stesso tempo andiamo spediti verso nuovi scenari con maggiore consapevolezza e con la voglia di chi sa che "il peggio è passato". Ci piacerebbe pensare che i nostri pezzi siano per voi un mezzo per uscire dall'apnea e tornare a respirare. In breve, sono canzoni per farvi stare meglio.
Stati Mai è la vostra prima prova ufficiale. Come avete lavorato in studio?
Questo disco deriva da un processo creativo durato quasi due anni, in cui abbiamo vissuto vari cambiamenti (anche musicali) alla porta dei trent'anni ormai compiuti. Infatti i nostri gusti si sono ampliati moltissimo, ci siamo aperti a nuovi ascolti e questo ha portato senza dubbio nuova linfa per la composizione. Anche da un punto di vista strumentale abbiamo fatto in modo che tutti suonassero in armonia con la voce lavorando attentamente sulle dinamiche e sulle melodie. Le batterie sono state pensate per aumentare il tiro dei pezzi e abbiamo deciso di usare tastiere analogiche per ottenere suoni più veri e corposi. Anche sulle chitarre abbiamo posto particolare attenzione per dare maggiore trasporto ai pezzi.
Come avete cambiato rotta alla vostra scrittura?
Ci siamo avvicinati di più a una scrittura in linea con la canzone pop italiana, pur mantenendo la nostra passione per il rock inglese. Sosteniamo che mescolare i tratti del pop italiano allo strumentale di gruppi inglesi che seguiamo da sempre sia la chiave per arrivare a nuove sonorità. Nella band ognuno viene da realtà musicali differenti. L'eterogeneità all'interno di un gruppo può facilitare molto la creazione di nuovi spunti. Anche nella musica la diversità significa apertura.
Secondo voi si può parlare di scena fiorentina?
Firenze è una città molto affezionata a quel rinascimento rock che l'ha resa grande negli anni '80. Sento però che il vento sta cambiando e stiamo riuscendo a smuovere quest'ancora legata al passato. Il sottobosco dei gruppi emergenti sta gradualmente uscendo allo scoperto. La voglia di dire qualcosa a Firenze si sta facendo sempre più forte. La scena è in fase di costruzione e sarà pronta a breve per essere al pari delle capitali dell'indie italiano attuale. Ci piacerebbe moltissimo farci portavoce di una nuova fioritura musicale fiorentina insieme agli altri gruppi locali. Adoriamo la nostra città e ci renderebbe davvero fieri dare il nostro contributo per renderla più visibile al pubblico italiano.
Ci sono dei nomi che vi sentite di segnalare?
Scegliere dei nomi non è mai semplice, ma sicuramente ci sono dei gruppi a Firenze con i quali ci sentiamo più vicini musicalmente. Zeronauta, Aida, La canaglia e Loren sono artisti di tutto rispetto che stimiamo ma ci sono tanti altri gruppi di altri generi che potremmo elencare. Il sottobosco che accennavo prima si sta facendo sempre più folto. Il fermento fiorentino ha solo bisogno di un megafono per farsi sentire perché al momento non sta riscontrando il successo che si meriterebbe.
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L'articolo Le Lame, sognando Firenze e la sala prove di Redazione è apparso su Rockit.it il 2019-12-12 17:08:00
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