Ricordate quando per fare una hit, gli artisti italiani guardavano indietro all'era sintetica degli anni Ottanta e a tutte le sfaccettature di quel periodo tra i più floridi per la musica del disimpegno e del tormentone facile? Dopo aver prosciugato in tutti i modi possibili la nostalgia per quella wave al punto da essere ormai allergici a ogni canzoncina synthpop, la musica italiana (da classifica o wannabe tale) sembra aver bypassato gli anni Novanta, se si esclude qualche crossover fra trap e grunge o emo, per tornare diretta ai favolosi anni Sessanta.
Basta aver ascoltato l'ultimo singolo di Fedez (giudice del suo nuovo X Factor), Tananai (il grande miracolato di quest'anno) e Mara Sattei, La dolce vita, per essere piombati con i panni e tutto nel decennio del boom economico e della ripresa: mood da canzone da spiaggia, armonie prese in prestito dai successi del mare dei nostri genitori o nonni e via andare. Fedez aveva già intercettato il filone d'oro con Mille l'anno scorso, mettendo in primo piano Orietta Berti che proprio nei 60s diventava famosa.
Pur avendo un orecchio decisamente attento e un fiuto notevole per il cambiamento, quello di Fedez non è l'unico esempio di questa nuova onda: Achille Lauro aveva già a suo tempo fatto il Bam bam twist, il ballo selle estati dei 60s, molto più di recente Madame ha fatto uscire un singolo scritto per la serie Prime Bang Bang Baby dal titolo L'eccezione, che si rifà del tutto al suono e all'arrangiamento di quel periodo storico, prima di lei Manuel Agnelli per i brani della colonna sonora di Diabolik ha preso a piene mani da quel mood e Gianni Morandi all'ultimo Sanremo è tornato, grazie (o a causa di) Jovanotti alla canzone spensierata del boom con Apri tutte le porte.
Non solo classifica però, il periodo d'oro della canzone italiana degli anni Sessanta è quello che ispira molti cantautori italiani, da Andrea Laszlo De Simone a Francesco Bianconi, passando da Iosonouncane quando si dedica alla forma canzone. Un'epoca di formazione e crescita incredibile per la musica del nostro Paese che si distacca dal bel canto di matrice operistica per creare un nuovo pop fatto di ritornelli orecchiabili e arrangiamenti orchestrali inediti, spesso arrangiati da veri e propri Maestri come Ennio Morricone, che non aveva a cuore di far sapere a tutti del suo daily job per brani come Abbronzatissima di Edoardo Vianello, Sapore di sale di Gino Paolo o Il mondo di Jimmy Fontana.
Gli anni Sessanta italiani, quelli per cui ancora adesso siamo famosi in tutto il mondo, omaggiati dal progetto Mondo Cane di Mike Patton insieme a Roy Paci e da tutti i film in cui si parli di italianità: la Vespa, il gelato, la pizza, la Fiat 500, le canzoni, la dolce vita e i vitelloni. Basterebbe guardare Sapore di mare di Carlo Vanzina per avere un trattato sociologico dolce e amaro su quegli anni, ma c'è di più.
Tra il 1958 e il 1968 il settore della musica in Italia ha goduto di un aumento straordinario di produzione e di consumo, nonché di svecchiamento dei cantanti, per fare largo ad una serie di giovani che sarebbero poi diventati tra i più famosi artisti del nostro panorama. È l'era del 45 giri da ascoltare nel mangiadischi portatile o nei giradischi dei vari night e dancing sparsi dappertutto, dalle grandi città ai paesini sperduti nella provincia. I giovani s'incontrano ballando e s'innamorano alle feste private, sulla spiaggia, nei locali, ascoltando dischi o complessi e orchestrine che riproducono i successi.
Strano che nel 2022 sia tornato il tempo dei singoli che battono sempre gli album grazie allo streaming e alle visualizzazioni, ma non pensiate che sia la stessa cosa: negli anni Sessanta una canzone di successo vendeva un milione di copie, oggi bastano meno di 30mila copie per un disco d'oro. Torniamo al passato: vengono inventate le hit parade, le classifiche grazie alle quali i giovani conoscono nuova musica, i festival tipo Cantagiro che portano i nuovi cantanti nelle città e nei luoghi turistici, i juke box nei bar, il Disco per l'Estate, le cover in italiano dei successi già famosi nel mondo, tutto grazie all'esplosione del turismo di massa. Per intenderci, prima di questi anni, gli italiani non potevano permettersi la vacanza balneare, mentre col boom economico anche un operaio semplice può portare la famiglia una settimana al mare.
I tanti concorsi canori portano alla ribalta un sacco di nuove voci e la vacanza crea un nuovo genere: la canzone da spiaggia, associata spesso a un nuovo ballo da fare tutti insieme: limbo, calypso, cha cha cha, hully gully, yéyé, surf, shake ma soprattutto il twist. Spensieratezza, vitalità, voglia di togliersi di dosso gli orrori della guerra mondiale finita solo 15 anni prima e della ricostruzione dolorosa dell'Italia bombardata, questi i motivi della grande spinta dei giovani verso la musica. I più attempati andavano a ballare il liscio in balera, mentre i loro figli seguivano le mode: capelli lunghi e basettoni per lui, minigonna per lei, per scatenarsi in pista fino all'arrivo del lento, che invitava ragazze e ragazzi al ballo cheek to cheek, guancia a guancia. Una generazione intera è nata grazie a questa pratica così romantica.
I cantanti spuntano fuori come funghi e sono odiati perlopiù dai genitori, perché urlano, si dimenano, importano il rock'n'roll dagli Stati Uniti, molleggiano come Adriano Celentano o vocalizzano virtuosamente come Mina, oppure ancora sono giovanissimi, come Gianni Morandi e Rita Pavone, Little Tony e Bobby Solo, Gigliola Cinquetti, Patty Pravo, Nada o Caterina Caselli. Nasce anche il musicarello, un film cinematografico che fa conoscere questi nuovi artisti al pubblico, con una storia pretestuosa per lanciare le canzoni contenute nella pellicola. Nascono anche i cantautori, ma quelli fanno parte di un altro campionato e non giocano in quello dei successi da hit parade, a parte Gino Paoli e Sergio Endrigo che stavano nell'interregno tra canzone d'autore e successo commerciale.
Non sembra dunque troppo strano che dopo aver saccheggiato gli anni Ottanta dell'italo disco, gli artisti italiani dei disastrati anni Venti del Duemila vogliano appoggiarsi alla spensieratezza degli anni Sessanta del Novecento, quando tutto sembrava possibile e a portata di mano: amore, lavoro, vacanza, futuro, musica e vita in generale. Che sia di buon augurio per i prossimi anni?
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L'articolo L’eterno sapore di mare all’italiana: così la musica torna Sixtie di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-06-06 09:54:00
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