Quando penso all'evoluzione del rock di casa nostra, quello cantato in italiano che prende dai maestri italiani e internazionali per elaborare un linguaggio proprio, riconoscibile dal suono prima ancora che dalla voce, penso a un disco come Ologenesi dei Little Pieces Of Marmelade e mi guardo indietro tentando di ricordare quando ci sia stato negli ultimi (dieci? venti?) anni un album così proveniente da una band tutt'ora emergente, da un power duo che ha lanciato il cuore del tutto oltre l'ostacolo per trovare la propria strada.
C'è stata di mezzo la televisione, certo, quell'X Factor 2020 e l'incontro col giudice/mentore Manuel Agnelli che li ha presi sotto la sua ala e li ha fatti lavorare ed esprimere al meglio. Dopo il talent Sky, Agnelli li ha fatto suonare in apertura agli Afterhours prima, nel suo ottimo debutto solista poi (recensione qui) e nel tour live che ne è seguito. Un corso di formazione, lo stage che tutte le rock band italiane vorrebbero fare per trovare loro stesse e che evidentementte ha fatto molto bene a DD e Frankie, i ragazzi super rumorosi di Filottrano (AN).
Il primo album di sette pezzi dei Little Pieces of Marmelade con gli inediti e le cover di X Factor era abbastanza interessante, certo, ma niente a che vedere con Ologenesi, in cui il passaggio all'italiano ha giovato tantissimo ai due, così come la possibilità di esprimersi a 360°, in ogni direzione possibile, grazie anche alla produzione di Manuel Agnelli, perfettamente in sintonia con la band.
Così dicono i due: "Uscire dalla scatola magica della tv e ritrovarsi nel bel mezzo di una pandemia mondiale ci ha segnato. Quando finalmente potevamo correre, siamo rimasti fermi, come tutti. Senza soldi, ovviamente. Tra le due ondate, un tour. E se sei in giro scrivi poco. Quando siamo rientrati a casa volevamo solo scrivere e buttare fuori questo senso di oppressione. Quel che abbiamo ottenuto con questo album è la nostra risposta a un tempo storico stagnante. È fresco perché vuole essere un disco innanzitutto liberatorio".
Le canzoni del disco hanno tutte titoli numerici, vanno da Canzone 1 a Canzone 12. Ovviamente all'interno del disco sono messe mischiate, così dopo la 1 c'è la 7, tanto per confondere un po' l'ascoltatore e giocare con la sacralità dell'oggetto, ma poi tanto è un album che una volta messo si arriva fino in fondo e ci si fa inglobare dai mille effetti della chitarra che stordiscono, intrippano, mandano in un altro universo sonico mentre la batteria picchia cadenze che potresti pure definire crossover e la voce taglia come i coltelli dello Chef Tony.
C'è spazio per tutto, dall'hip hop ai Flaming Lips, dallo stoner ai Beastie Boys, alle melodie sghembe di Vincent Gallo, dai Maestri Agnelli e Ferrari nel senso di Alberto alla scomposizione e alla ricomposizione di mille e più influenze per incasinare sempre i poli della bussola e trovarsi ad essere incuriositi, cosa rara di questi tempi. Ci sono le canzoni da due minuti sparate in faccia e quelle che non ti aspetti proprio, tipo la Canzone 12 che inizia al pianoforte e che fa capire quanto DD e Frankie abbiano un'autostrada davanti a loro, una possibile evoluzione che potrebbe portarli da Sanremo al festival hardcore senza perdere niente del loro racconto.
"Per quanto riguarda la scrittura e la produzione dell’album non credo che nessuno di noi due abbiamo avuto ispirazioni coscienti, magari a livello inconscio giocano altri fattori", ci dicono i LPOM. "Tutta la musica che abbiamo ascoltato ha creato in qualche modo il nostro background sonoro e quindi in qualche modo ci ha influenzato ma sin da subito abbiamo scelto di lavorare in un modo nuovo. Abbiamo cercato di muoverci in totale libertà rispetto alle nostre produzioni precedenti. Cosi ci siamo chiusi nel nostro studio e sono venute fuori idee che poi abbiamo iniziato ad incidere.
Sicuramente però volevamo dare una nostra identità sonora al disco, creare un sound che fosse il più unico e temerario possibile e che potesse essere diverso e nuovo".
E ancora, parlando di com'è nato Ologenesi: "In sostanza possiamo dividere la genesi di questo disco in due fasi: la prima ci vede nel nostro studio a Filottrano, dove ‘la pancia‘ ha fatto da padrona. Di pancia sono state incise le parti con strumentazione lo-fi e con metodi anticonvenzionali (praticamente abbiamo composto i brani sopra al mixer) e di pancia è stato poi prodotto.
La seconda fase comincia quando abbiamo presentato il lavoro a Manuel nell’Isola Studio a Milano. Qui abbiamo corretto un po’ il tiro e abbiamo dato un boost soprattutto alle parti vocali. Manuel ha subito amato il sound casalingo e i suoni innovativi e ci ha lasciato piena libertà su tutto: è stato importante averlo con noi e sicuramente ci ha dato una grossa mano a rendere il disco più 'leggibile'. È stato il terzo marmellino a tutti gli effetti".
E allora grazie televisione, ma ora anche basta, tanto i LPOM non sono i Måneskin e non hanno bisogno di vestiti particolari o di passaggi televisivi mondiali, anche se sarebbe immensamente figo vederli sui palchi dei festival internazionali. Quando si fa un disco così, la questione talent televisivo dovrebbe non essere più presa in considerazione né come spinta né come stigma. C'è tanta creatività in Ologenesi, c'è tanta voglia di cambiare ciò che si intende per musica rock italiana e praticamente tutti e 12 i pezzi vanno a segno, ti provocano una qualche emozione.
C'è anche del revivalismo di un crossover di vent'anni fa, certo, ma è talmente masticato e risputato in una nuova forma che non riesci mai a parlare di nostalgia, casomai di futuro. Sarà molto bello vederli crescere ancora.
---
L'articolo Little Pieces Of Marmelade: finalmente abbiamo una fottuta rock band di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-10-11 09:54:00
COMMENTI