Lorenzo Senni è campione europeo di Goonies. Nel senso che organizzano davvero delle sfide su chi ne sa di più sul classicone di Richard Donner per i ragazzi cresciuti negli anni Ottanta, e alla fine lui ne sa più di chiunque in Europa. Avrebbe potuto persino diventare campione mondiale, se solo un altro gran visir dell’elettronica colta come James Ferraro non gli avesse strappato lo scettro grazie a una cultura sul film che possiamo definire maniacale, archivistica. È una storia allucinante ma è vera, e ogni volta che becco Lorenzo dopo un suo live gli chiedo di raccontarmela. E lui, con tutta la pazienza e la dolcezza del mondo, la racconta.
Questo per dire che finalmente l’ha raccontata di nuovo, perché finalmente è tornato a suonare nella sua città adottiva, Milano, venerdì al Magnolia. C’è da dire che, per forza di cose, è stato un live diverso dalle altre volte: qui eravamo tutti seduti. Ma non per questo non ci siamo divertiti, anzi, tutto il contrario. Per sua stessa ammissione dopo il concerto, Lorenzo ha costruito un live più meditativo del solito, con più momenti viaggiosi e meno “botte” ed esplosioni di impulsi. In questo senso aiuta molto anche l'ultimo album Scacco Matto, che di per sé sfoggia molti meno fantasmi trance e hardcore rispetto al suo predecessore, Persona.
Stavolta Lorenzo ha usato molto meno i suoi Roland JP-8000, i synth tipici dei classici build up trance (nel suo studio ne ha 6). Grazie a loro aveva potuto raccontare meglio la storia del rave voyeur che frequentava i grandi templi del clubbing romagnolo ma che a differenza degli amichetti si procurava le scariche di endorfine non con un pH del sangue abbassato dagli acidi, ma con una specie di perversione per i momenti di vuoto tra un drop e l'altro. Quelli dove gli arpeggi apocalittici preannunciavano ogni serata come la più epica di sempre, mentre il vocalist scandiva parole grandiose per incitare i reggimenti di fanteria da club.
Partendo da questo assunto Lorenzo ha costruito un'elettronica divisionista, dove tutto è un crescendo che non si risolve. O meglio si risolve in un altro arpeggio bellissimo. Mentre le vecchie glorie come Win In The Flat World siano ancora e giustamente parte della scaletta (Aphex Twin me l'ha suonata almeno due volte davanti al naso negli ultimi 4 anni), come dicevamo la natura più introversa ed elegante di Scacco Matto forse si prestava di più alla situazione.
Il lungo, sognante outro di Discipline of Enthusiasm, il baricentro completamente spostato del reggaeton alieno di XBreakingEdgeX, oppure la caldissima malinconia di Canone Infinito: è stato un continuo susseguirsi di momenti alti senza buche di potenziale, senza momenti di calo dell'attenzione, anche perché Lorenzo sul palco è una molla continuamente attaccata alla lattina di Red Bull. Mosse di karate, marcette sul posto che tradiscono un passato tangente al gabber e quelle bellissime cuffie a padiglione che ormai sono parte integrante del live.
Insomma, i live di Senni non hanno imperfezioni perché sono concentrati di momenti alti, bypassando le rotture di cazzo. O, per dirla in termini Goonies, sono concentrati di quando i ragazzi trovano la mappa del tesoro di Willy L'Orbo, bypassando le scene tipo Chunk che trova il cadavere del tizio nel freezer.
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L'articolo Il live di Lorenzo Senni da seduti è un'esperienza allucinante di ClaudioBiazzetti è apparso su Rockit.it il 2021-06-29 15:07:00
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