Riprendiamo e pubblichiamo una riflessione pubblicata sulla sua pagina Facebook da Luca De Gennaro, direttore artistico di MTV Italia, sulle questioni della chiusura di Ghiaccio Bollente, il programma di Carlo Massarini in onda su Rai 5, e di Appino che risponde a The Voice of Italy. Si parla più in generale di come la musica indie sia recepita dalla televisione pubblica, che dovrebbe essere il primo luogo dove fare cultura, e del fatto che, semplicemente, nelle redazioni di quei programmi tv, non venga assunta gente davvero competente sulla musica.
In questi giorni di vacanze natalizie le pagine Facebook frequentate da chi si occupa di musica sono state popolate da due casi sui quali sono sorte parecchie discussioni, argomenti apparentemente lontani tra loro ma che in realtà si possono comprendere meglio se si analizzano gli elementi che hanno in comune.
Il primo: Rai 5 cancella dal palinsesto il programma notturno “Ghiaccio Bollente”, presentato da Carlo Massarini, storico conduttore musicale, che propone ogni notte interviste e documentari soprattutto indirizzati al pubblico del “classic rock”. Viene lanciata una petizione online per scongiurarne la chiusura, che raccoglie decine di migliaia di firme oltre a prese di posizione pubbliche di difesa del programma da parte di artisti e addetti ai lavori.
Il secondo caso risale a ieri: il musicista Appino, uno dei più apprezzati autori del panorama “indie” italiano da tempo, riceve dalla redazione di “The Voice” una email che lo invita, se interessato, a proporsi per partecipare al talent show destinato agli artisti emergenti, e lui piccato risponde con una lunga disamina nella quale fa presente che ha alle spalle una carriera ventennale sia con il gruppo Zen Circus che da solista, e che quindi ritiene offensivo che ancora lo si tratti come un giovane emergente. E giù tutti a commentare e a polemizzare, in sintesi dando degli ignoranti a quelli della Rai che non capiscono l’importanza di un concerto di Jeff Beck mandato in onda alle 3 del mattino e che non conoscono la discografia degli Zen Circus.
Cosa unisce i due casi? Un semplice concetto che tutti faremmo bene a tenere presente prima di perdere tempo in polemiche inutili: l’importanza indubbiamente residuale che hanno la musica e la cultura pop nel tessuto sociale italiano. Facciamocene una ragione, amici musicali dei social network che ci leggiamo e ci scriviamo tra noi pensando di essere al centro del mondo. Al mondo circostante, finchè siamo in Italia, di noi non glie ne frega niente. Siamo pochi e ci facciamo le pippe tra di noi. La musica pop continua ad essere considerata un passatempo per spiantati e drogatelli. Attenzione, anche se entrambi i casi coinvolgono programmi della Rai, la vicenda è allargabile a tutto il mondo dei media. Lo scorso Settembre, ad esempio, avevo scritto su Facebook che l’unico premio nazionale dedicato alla radio (“Le cuffie d’oro”) non aveva tra tutte le sue categorie neanche una che premiasse il miglior programma musicale, tanto per dirne una. Allora, se io vivo bene lo stesso senza sapere se il Frosinone gioca in serie A o B e senza sapere in che squadra gioca Balotelli (uno dei pochi calciatori di cui ricordo il cognome) figurarsi come si vive serenamente senza sapere chi è Appino o Jeff Beck. In questo scenario è logico che a una rete tv come Rai 5, senza una linea editoriale precisa e senza un vero interesse a farla diventare la rete culturale della Rai (tanto che Sky Arte, vista da molte meno persone per questioni di distribuzione più limitata, è molto più autorevole in quell’ambito) il fatto di avere o no un programma che comincia all’una di notte sia secondario, qualsiasi sia il suo contenuto. Investire sulla programmazione notturna? Assurdo, al giorno d’oggi. Tanto non ci vede nessuno. Il programma costa poco, è vero, ma se togliamo anche quel minimo di costi di produzione e di personale risparmiamo ancora un po’, quindi via, chiuso.
(Carlo Massarini durante un'intervista a "Ghiaccio Bollente")
La questione “Ghiaccio Bollente”, come ho già avuto modo di scrivere (ma tanto non ci legge nessuno) non è legata al programma in sé o a Carlo in quanto conduttore. Non c’è dubbio che lui sia il più efficace divulgatore di conoscenza sulla musica pop che la tv italiana abbia avuto negli ultimi 30 anni, da Mister Fantasy in poi, ma potrebbe anche essere che un responsabile di rete lo giudicasse, proprio per questo, troppo “old school” e per questo decidesse di non rinnovargli l’impegno. Almeno vorrebbe dire avere un’opinione, prendere una decisione nel rispetto di una linea editoriale coerente. Tutti i programmi hanno un ciclo di vita, cambiano conduttore, si rinnovano, è nella logica delle cose, in tv. Il problema non è Carlo in sé, che ripeto potrebbe anche essere giudicato sostituibile, è il “presidio culturale”, il ruolo che una rete pubblica finanziata dal canone dovrebbe ricoprire nel panorama televisivo. Se sei una rete culturale perchè trasmetti teatro, balletto, musica classica e e storia dell’arte, allora la musica pop, e perchè no anche il jazz, ci devono essere. Ci vedono in pochi? Se sei una rete commerciale che campa sugli ascolti è un problema, se sei una rete pubblica dedicata alla cultura quello spazio lo devi avere e valorizzare. In questo caso non è stato fatto un ragionamento del genere. Nessuno ha deciso di cancellare il programma perché Massarini non è adatto o perché gli autori non sono bravi o perché il contenuto andava cambiato. Hanno semplicemente tirato una riga sopra perchè di quella roba lì non importa a nessuno.
Il caso Appino/The Voice sembra molto diverso ma è analogo. Posto che è legittimo non sapere chi sia Appino e non avere mai sentito una sua canzone, il caso ci fa capire che nella redazione di un talent show come The Voice il ruolo di chi deve fare “scouting” non viene affidato a veri conoscenti del mercato musicale, ma a redattori che, con tutta la buona volontà, comunque non sono esperti nel settore. Se ti viene chiesto dal tuo capo “Guarda un po’ chi sono gli emergenti della musica italiana negli ultimi anni che non vengono dai talent show e chiamali” vedrete che verranno fuori nomi che, noi sappiamo, hanno più di 30 anni di età, hanno già i capelli bianchi, non sono mai stati in cima alle classifiche e sono sconosciuti anche ai programmatori dei network radiofonici. Dopodichè sicuramente Brunori SAS, Dente, Paletti e Appino fanno un’infinità di paganti in più ai loro concerti rispetto ad artisti strapassati dalle radio e che vanno nei Big a Sanremo, ma visto che non sono presenti nei media “mainstream” vengono considerati eterni emergenti.
Questa, in Italia, è una vecchia storia. Chiedetelo ad Afterhours e Casino Royale come ci si sente ad essere bollati come “nuove promesse” per 20 anni di fila. Quindi, il povero redattore che ha scritto ad Appino proponendogli di partecipare a The Voice non ha nessuna colpa. Il problema è che è stato messo lui lì a fare quel lavoro, anzichè qualcun altro che di musica ne sapeva di più, altrimenti non avrebbe mai mandato quella email. Perché nessuno ha pensato che per fare scouting musicale ci vuole qualcuno che conosca quel mondo. Perché tanto chi se ne frega. Dunque quale è la sintesi dei due casi: che quando si tratta di musica pop occorrerebbe da parte dei media tradizionali più attenzione, più rispetto, più considerazione dell’importanza culturale del fenomeno. Basterebbe quello. Basterebbe guardare a quello che fa la BBC, tanto per rimanere in ambito di reti radiotelevisive pubbliche. Fino a quel momento il mondo della musica pop verrà considerato sempre e solo un piccolo cortile dove quattro spiantati drogatelli parlano di cose di cui al mondo reale non interessa nulla.
Posted by Luca De Gennaro on Mercoledì 30 dicembre 2015
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L'articolo Cosa unisce Appino e Massarini di Luca De Gennaro è apparso su Rockit.it il 2015-12-30 15:01:00
COMMENTI (4)
Per quanto corrispondente al vero, l'atteggiamento di chi scrive è quello di chi "ha gettato la spugna" e si è abituato all idea che sia cosi, invece che pensare che se anche è cosi, non è detto che debba esserlo.Viviamo in un paese dove accadono cose che altrove(ovunque?) sarebbero impensabili(spesso illegali) e il massimo che riusciamo a fare è farcene una ragione. Forse è anche per questo che è tutto uguale a se stesso da che ho memoria. Accomunare la rai alla BBC è come scambiare Ruud Gullit con Yannik noah: sono due sport completamente diversi; la Rai è politica, la BBC è cultura che usa la televisione per essere divulgata. Quindi, è giusto che Appino e Massarini abbiano tutta la copertura mediatica possibile, nel loro piccolo, e mettano in luce tutte le lacune che i loro due casi evidenziano. E se alla fine saranno(saremo) riusciti anche solo a rompere un po i coglioni ben venga: da qualche parte dovremo pur cominciare!
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bel pezzo. complimenti. e speriamo in un 2016 un po' più rock.
chapeau