Ma quindi l'Eurovision è una figata o una monnezza?

L’organizzazione sabauda. La delusione Mahmood-Blanco. Le polemiche pruriginose. La forza della geopolitica. Lo show prima di tutto. Tante domande e alcune risposte su quello che è successo a Torino, a cominciare dalla più importante di tutte

Mahmood e Blanco coi testoni
Mahmood e Blanco coi testoni

L'Eurovision di Torino 2022 è finito, viva l'Eurovision? Hmm, non proprio. Interpellando il giovane Raf che appare tutte le volte che un super evento giunge a conclusione: cosa resterà di questo Eurovision? Beh, sicuramente la grande organizzazione italiana che non ha fatto acqua da nessuna parte, a dispetto della fontana sempre attiva sul palco. Chi ha gufato perennemente che qualcosa andasse storto - vedi Spagna? - si è dovuto ricredere perché lo spettacolo è stato davvero fotonico, curato nei minimi particolari, di sicuro ha fatto fare una bella figura al nostro Paese. 

Torino poi si è rivelata accogliente a discapito di chi la dipinge come la sorella algida di Milano: perfetto contorno per tutti i side events che hanno fatto divertire migliaia di persone da tutto il mondo che sono venute per divertirsi e per annusare l'aria europea che per una settimana all'anno sembrava una festa e non, come siamo abituati a pensare, una roba che associamo a tasse, guerra, imposizioni dall'alto e bestemmie variopinte. Invece che bello trovarsi tutti lì per festeggiare l'amicizia tra i popoli e attuare strategie geopolitiche travestite da concorso canoro internazionale.

 

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Che vincesse l'Ucraina c'avrei giocato il mio gatto (che risponde al nome di Morfeo ma che potete pure chiamare Marcello, mi sembra non capisca la differenza) e così è stato, il televoto è stato impietoso, il più alto per enorme distanza rispetto a qualunque altro Paese. Un po' mi dispiace per Sam "Thor" Ryder dal ridente Regno Unito perché la sua canzone sembrava fatta apposta per la vittoria, e pure la sua storia di TikToker con una voce splendida che ha sfruttato il social meglio di ogni promozione milionaria da parte di una qualsiasi etichetta per farsi conoscere e, al momento opportuno, sbancare botteghini e cuori europei nonché brexitari. 

È lui il personaggio clou di questo Eurovision, la faccia che tutti ricorderanno, a discapito della canzone Stefania della Kalush Orchestra, non la più bella della kermesse ma è ovvio che la canzone di un gruppo che viene dal Paese martoriato dalla guerra e che, dopo i fasti torinesi, alla guerra ritorna, non poteva essere giudicata in modo oggettivo. Un'altra faccia che resterà impressa nei nostro cuori trash è quella dell'israeliano Ben David che, dopo aver portato uno degli spettacoli più kitch e glitterati deve aver bevuto qualche prosecchino di troppo perché durante la seconda semifinale ha fatto incursione tra i presentatori e si è messo pure a baciare Cattelan. Girava voce fosse stato squalificato ma semplicemente non ha passato le selezioni.

 

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Nota seriosa a margine: gli artisti russi non possono partecipare all'Eurovision a causa della guerra, quelli israeliani sì. Magari fosse una barzelletta. Chiusa la nota, come se la sono cavata i presentatori? Meglio di come avrei immaginato: Ale Cattelan ha fatto il mattatore, Laura Pausini ha portato veracità, Mika ha fatto la star internazionale, tutti se la sono cavata bene in uno show in lingua inglese e hanno gestito bene le ansie colossali. Laura ha avuto un calo di pressione alla fine ma, oh, ho visto gente svenire prima di suonare in pizzeria, ci sta dai.

I commentatori italiani, cioè Gabriele Corsi, Carolina Di Domenico e Cristiano Malgioglio hanno aggiunto un po' di spice alla performance anche se dopo il millesimo riferimento ai fidanzati sparsi ovunque di Malgy ho avuto quella che in gergo tecnico si chiama "una sonora rottura di coglioni". Da questo Eurovision abbiamo imparato una cosa Santa: le macchiette sessualmente liquide e gli atteggiamenti omoerotici un tanto al chilo fanno sensazione solo da noi, perché ci sta il Papa, siamo andati tutti a catechismo eccetera, mentre da altre parti del mondo in cui sono più laici, tuona imperioso uno sticazzi generale.

 

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Dunque, il cowboy glitterato sanmarinese di Achille Lauro che monta il toro meccanico e limona con Boss Doms non impressiona le giurie, perché le TaTu questa roba la facevano vent'anni fa e, probabilmente, dev'essere anche sembrato palese il tentativo di cavalcare lo show da cliché glam rock dei Måneskin dell'anno prima, e a nessuno piace la minestra riscaldata. Gli stessi Måneskin, presenti come ospiti, hanno preferito uno show più morigerato, complice l'infortunio di Damiano, per presentare il nuovo singolo Supermodel, quello prodotto da Max Martin che dovrebbe garantire alla sensation band romana di poter vincere nel mercato USA. A me non dispiace, devo essere onesto, ed è una roba epocale che il producer di Lady Gaga, Coldplay, The Weeknd e quello di Britney Spears mettano mano al materiale di una band italiana. 

 

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Ci siamo, parliamo di Italia: la migliore performance dal vivo è stata di sicuro quella di Diodato, che dopo due anni pandemici ha potuto portare la sua Fai rumore al pubblico di tutto il mondo, con una coreografia stupenda e una voce da brividi La messa in scena migliore e la partecipazione del il pubblico che ha cantato il ritornello hanno fatto commuovere tutta Europa. Gli stessi brividi, però di terrore  cosmico, che hanno infuso i due tenorini de Il Volo, con il terzo in differita, quando hanno cantato tra le fiamme la loro Grande amore in versione mezza inglese per un impasto assurdo che sapeva dei peggiori Muse e dei migliori Rammstein. 

 

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Ma i brividi propri del titolo della canzone di Mahmood e Blanco, che avrebbe dovuto spopolare e che invece h fatto l'effetto di una miccetta bagnata? In questo caso la parentesi è un po' più ampia: ho provato a immedesimarmi in uno spettatore non italiano e non vedo perché avrei dovuto commuovermi su una messa in scena un po' sottotono, a tratti improvvisata, in cui due ragazzi si cantano vicendevolmente una canzone d'amore con voce malferma e sprecisa. Se della percezione omoerotica fuori dai nostri confini ne abbiamo già parlato, è stata impressione diffusa che Mahmood e Blanco non siano stati all'altezza della situazione in un contesto diverso da quello a cui sono abituati. 

Le due voci non si sono amalgamate bene come a Sanremo e, specie quella di Mahmood fatta di note alte e svolazzi, se non è perfettamente in nota rischia di diventare fastidiosa e pure l'attitudine fin troppo scialla in conferenza stampa dei due non è sembrata granché in linea con l'impegno profuso dall'organizzazione per far brillare l'Italia. Ma poi sticazzi pure del patriottismo, purtroppo la canzone Brividi a febbraio era bellissima, poi l'abbiamo ascoltata un miliardo di volte fino a farcela venire talmente a noia da diventare meme e questa esibizione non l'ha rivitalizzata per niente. Pazienza.

 

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Se poi parliamo di musica tout court, a guardare l'Eurovision viene il sangue alle orecchie: canzoni vetuste, nate antiche, pallide imitazioni di hit oltreoceano o latine, lagne che nemmeno i cuccioli strappati a mamma lupa, tutta roba sopra le righe ma nemmeno troppo divertente. L'Eurovision e la musica nel mondo non vanno d'accordo, non c'è quasi alcuna rappresentazione dell'urban che fa i numeri da stadio ovunque, è una sorta di Sanremo dell'86 vestito a festa, ma ormai siamo consapevoli che il sottotesto dell'evento sia ben più articolato delle canzoni proposte. 

Alleanze internazionali sotto banco, rigurgiti contro quello o quell'altro Stato, dissapori e occhiatacce in salsa kitsch, malintesi e fraintendimenti che portano veloci dal palco alla crisi diplomatica e, dulcis in fundo, la vittoria dell'Ucraina. Il prossimo Eurovision si terrà a Mariupol', così ha dichiarato Zelensky e già si capisce quanto questo evento sia cosa ben diversa da un contest musicale. 

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L'articolo Ma quindi l'Eurovision è una figata o una monnezza? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-05-16 09:57:00

COMMENTI (2)

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  • simonestefanini 2 anni fa Rispondi

    @emalom Ho provveduto a togliere il passaggio, grazie per la precisazione

  • emalom 2 anni fa Rispondi

    No, il regolamento non dice assolutamente che se l'Ucraina non riuscisse ad organizzarlo va fatto nel Paese dell'anno prima. Non so dove l'ha letto ma non solo non è vero, ma è una balla che state facendo girare senza nemmeno informarvi. Nell'eventualità che l'Ucraina non potesse, si chiederebbe alla seconda e poi a scendere, oppure a chi si rende disponibile. Prima informatevi, poi scrivete. Grazie @simonestefanini