Anche voi sarete stati oppressi dalle tonnellate di video inerenti la ragazza con gli occhialetti tondi che vi insegna a parlare in corsivo, con tutti i meme che ha generato, le shitstorm, i dissing tra chi ha inventato prima questa parlata e ancora shitstorm, lotte tra nord e sud e pure male parole da chi non ne parla perché "ora ne parlano tutti". Insomma, avrete capito che l'argomento è caldo, scottante, nonostante lo sia più sui social che nella vita vera.
Se anche voi avete ascoltato le lezioni della tiktoker Elisa Esposito, avrete capito che il corsivo parlato è una sorta di dialetto immaginario che rende iperbolico quello vero - il milanese dei teenager in questo caso - aggiungendo vocali, cambiando accenti e cantilenando il tutto fino a rendere ogni parola fastidiosa come un silos di zanzare. È un gioco, niente più, tutti abbiamo avuto una gioventù fatta di parole inventate o decontestualizzate che andavano tanto di moda e che a ripensarci ora viene da buttarsi nel fiume di testa. C'è da sottolineare l'ovvio, cioè che questa cosa del corsivo sui social è ironica, serve per prendere like ed essere invitati in tv finché l'argomento è in cima ai trend topic, niente di più.
Come tanti fenomeni pure il corsivo ha fatto il botto in Italia su TikTok, ma nel resto del mondo, perlomeno di quello che deve preoccuparsi del corsivo parlato, è un bel po' che esiste. Pare sia stato l'account Twitter @TrackDroppa il primo a tirare fuori nel 200 la barra "Voice so smooth its like I'm singing in cursive". Un sacco di artisti super famosi sono stati "tacciati di corsivismo", tipo Ariana Grande o Billie Eilish, Sia o Lorde, ma non si tratta di roba recentissima. Qui in Italia, fuori tempo massimo come per tante onde, il 2022 ha deciso tra le tante piaghe di portarci anche quella del corsivo.
La stampa ci di è buttata a capofitto, per capire se esista o meno una sorta di corsivo cantato, e quasi tutti hanno già decretato: sì. Pensate alla pronuncia di Madame o a quella di Rkomi che hanno portato a Sanremo due pezzi molto diversi tra loro, Voce e Insuperabile, che possono entrambi far parte del cantato in corsivo per (poca) intelligibilità del testo e per il flow che spesso sembra più importante delle parole stesse. La stessa cosa che ha detto Sangiovanni quando, interrogato da Fedez sulla moda del momento, ha quasi ammesso la propria responsabilità attribuendo al succitato flow il motivo di un certo tipo di cantato.
Un eroe del corsivismo è di certo tha Supreme, che ha fatto della pronuncia allungata, allargata, stravolta, mangiata il suo marchio di fabbrica autoriale, che lo fa riconoscere tra mille. Tedua? Corsivo. Non pensiate però che sia una moda solo urban, anche i cantautori non sono immuni dall'onda anomala del corsivo. Generic Animal va su e giù, piega le parole a modo suo e si allinea alla corrente del corsivo.
Che dire di Venerus, artista a 360° di cui a volte si fatica a capire il testo finché non lo si legge? Anche lui ha un debito di corsivo? Di sicuro lo hanno Mahmood e Blanco, che hanno vinto il Festival della Canzone Italiana coi Brividi in corsivo, che i più anziani davanti alla tv stanno ancora cercando di decifrarne le parole. Di questo passo dovremmo ammettere che i precursori del corsivo sono i Verdena, che hanno portato nel rock italiano la metrica delle parole e il loro scorrere, più importante del senso stesso della frase?
Ci ho riflettuto un paio di giorni prima di essere illuminato dalla luce del passato: com'è che per me questo corsivo non è così tanto nuovo? Chiaro, è l'anno 1995, i Casino Royale stanno in heavy rotation con Sempre più vicino, tra visioni di futuro incerto e viscere sul tavolo, uniscono urban, funk, rock, dance, reggae, ska, elettronica, melodia e rap. Alioscia Bisceglia, che divide il microfono con Giuliano Palma, butta fuori parole in un italiano mangiucchiato, inglesizzato, smussato, con aggiunta tattica di vocali perché non perda mai il benedetto flow.
Altra illuminazione ancestrale, flashback tipo Stranger Things: sono gli anni del grunge, forse qualcosa prima e nessuno ha mai sentito cantare l'italiano come il frontman dei Ritmo Tribale, che si fa chiamare Edda. Anche qui, vocali stiracchiate, parole allungate, liquide, torrenziali. Chitarre come se piovessero per una delle band che ha fatto la storia del rock italiano prima, e per uno dei cantanti più bravi da 30 anni a questa parte. Che abbiamo scoperto, anche lui colluso col corsivo.
Beh, forse fare un passo laterale in questa vicenda non fa male, ci aiuta a notare un fatto lampante: tutti gli artisti che abbiamo citato vengono da Milano o poco lontano, oppure da altri lidi del nord e hanno iniziato a Milano il loro percorso artistico. Allora non è che il corsivo, che in questi giorni funesti vogliamo vedere in ogni cosa, altro non è che una calata, uno slang milanese simile a quell'esasperazione social solo perché entrambi provengono dallo stesso luogo? Una semplice forma tra il dialettale e l'artistico di piegare le parole alla musica, come fanno i romani, i napoletani, i pugliesi, i toscani, i bolognesi, i siciliani senza che nessuno gli ammazzi l'anima con questa stronzata del corsivo?
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L'articolo Ma quindi ora gli artisti cantano in corsivo? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-06-22 15:11:00
COMMENTI (5)
E fosse solo quello il male... anche perchè dire che "cantano" mi sembra eccessivo.
Ah, ma quindi la questione è il genere, non la futilità dell'argomento in relazione alla musica? Che il sito si occupi di tutti i generi appare chiaro a chiunque apra la pagina per la prima volta senza troppe spiegazioni e dimostrazioni e ben venga tutto ciò; che vi trovi spazio il "fenomeno" del corsivo cantato ... bè, ognuno rimanga con la sua opinione. Probabilmente sono troppo "vecchio e tradizionalista" per apprezzarne la disquisizione.
@angelofrancesconatale81gmail.c rockit.it/articolo/rockit-n… :*
Ma davvero su un sito che si chiama "Rockit" avete dato spazio ad una stronzata del genere?
Ammazza che piallata di filtro bellezza che ha messo la ragazza! 😁