È arrivato dicembre: tempo di bilanci e di proiezioni sul nuovo anno. A chiudere l’anno per il rap italiano ci hanno pensato i Club Dogo: gruppo di culto che ha da poco annunciato l’uscita di un nuovo disco. Il solo annuncio di una reunion aveva scatenato i fan in una frenesia che ha riempito per dieci date sold-out il Forum di Assago e veniva naturale pensare dopo dei numeri del genere che nuovo materiale fosse dietro l’angolo. Questo annuncio da solo permette di spiegare la direzione che sembra essere stata intrapresa in questo 2023 dal rap italiano e dintorni.
È facile notare due macro-tendenze che contraddistinguono gli ultimi mesi. Da un lato il tanto ricercato effetto nostalgia che tanti artisti usciti nel fatidico 2016 hanno deciso di inseguire e dall’altro artisti che hanno deciso di lavorare insieme per un disco che cerchi di rappresentare lo zeitgeist per un determinato tipo di pubblico. La nostalgia vende e non è una novità per il mondo dell’intrattenimento se pensiamo che Alice in Wonderland è del 2010 e se dobbiamo trovare qualcuno da incolpare per aver dimostrato quanto sia uno strumento emotivo potentissimo forse è proprio Tim Burton.
Dopo l’uscita di un documentario su quel fatidico anno per il rap italiano negli scorsi mesi, i tempi erano ormai maturi per fare leva su questo sentimento provato da una generazione ormai cresciuta e che ha visto inanellarsi dalla Brexit in poi una serie infinita di eventi once in a lifetime, che rimpiange quelli che ad oggi sembrano tempi decisamente più semplici. Mentre scriviamo queste righe, la ricerca "2016 nostalgia" ha 107 milioni di views e dischi come X2VR o Pizza Kebab Vol. 1 sono la dimostrazione perfetta di voler incapsulare e cercare la magia di un periodo che per il rap italiano e dintorni è stato estremamente creativo. Ironico se pensiamo che il 2016 è stato definito da Forbes l’anno in cui è stato raggiunto l’apice di nostalgia possibile.
Un’altra tendenza del rap 2016 fu il gioco delle coppie (solo per citarne alcune: Marracash & Guè Pequeno, Fedez & J Ax, Biggie Paul & The Essence, Achille Lauro & Boss Doms, Sfera Ebbasta & Charlie Charles, Nex Cassel & Spenish) e anche quest’anno abbiamo visto ripetersi il trend con una precisione scientifica per determinate micronicchie e gusti: Coez & Frah Quintale (per i fan dell’ammore), Noyz Narcos & Salmo (per l’ultraviolenza lirica), Ensi & Nerone (per i fan del rap più classico), Luché & Geolier (per il rap napoletano), Tedua & Bresh (per il rap genovese), Rondodasosa & Artie 5ive (per questa nuova ondata post-trap/drill).
In questo calderone in cui sembra più facile aggrapparsi a nomi di successo e brand noti per sbigliettare e vendere dischi che scommettere sugli emergenti (che verranno invece pagati ancora meno, anzi niente, dal 2024 da determinati DSP) a fine ottobre arriva un annuncio inatteso da parte del gruppo più importante del ventunesimo secolo per il rap italiano.
Nel trailer, a dare la notizia di nuove date sono due testimonial d’eccezione: Sala, sindaco di Milano e Obama dei cumenda e Claudio Santamaria. Il Dogo-segnale è acceso e lanciano quello che sarebbe diventato forse un raro caso nella storia della musica italiana in cui ad andare in tour saranno i fan da tutta Italia mentre i tre protagonisti del rap milanese rimangono ben saldi al palazzetto, tanto è il carisma e la forza del Dogo.
È bello poter parlare di un gruppo come di un’entità solida, un intero sistema valoriale e stilistico e questo è possibile proprio perché da inizio duemila fino a metà degli anni dieci i Club Dogo e la Dogo Gang (collettivo collegato al gruppo) sono stati un unicum nel panorama italiano e nella scena milanese, capaci di descrivere il quotidiano della periferia e le sue contraddizioni senza celebrare né condannare. Con un lirismo, una durezza e un sound che a distanza di anni suonano ancora attuali e di culto. È per questo che l'annuncio di qualche giorno fa di un nuovo disco in arrivo gasa davvero un po’ tutti e apre anche una riflessione su come potrebbe essere un disco del genere.
Siamo sicuri dell’effettivo successo dell’operazione e non c’è molto da discutere al riguardo: con l’arrivo della conversione in copie vendute anche tramite visualizzazioni su video YouTube annunciata da FIMI, inoltre, assisteremo sicuramente a una nuova collezione di platini e ori che la metà basta un po’ per tutti, figuriamoci per un nome storico che traguardi del genere li merita ampiamente. Assodato questo, bisogna capire come Guè, Jake e Don Joe immaginano un disco dei Club Dogo nel 2023 e come sono riusciti a coniugare le loro personalità soliste con l’immaginario del gruppo. Al netto della possibile trasformazione del disco in premio alla carriera con i il cursus honorum promozionale fatto di ospitate nel podcast, il giro di interviste qua e là senza contraddittorio alcuno, il meme pov su TikTok con il suono in tendenza e il cartellone pubblicitario affittato a Times Square, sui navigli o chissà dove sarà straniante vedere un gruppo storico calarsi in contesti del genere, contesti di cui al Dogo tipicamente non è mai importato niente.
Non ci aspettiamo niente di diverso e sappiamo già che i singoli membri del gruppo sono cresciuti e finiti in molte delle situazioni descritte. Nonostante questo, da un gruppo che ha saputo affermarsi senza seguire logiche a tavolino sarebbe bello vedere scardinare alcuni di questi luoghi comuni mostrando qualcosa di originale e di nuovo in una scena rap che ormai è diventata anche fin troppo prevedibile.
Siamo contentissimi che tre protagonisti del rap italiano tornino insieme dopo una gavetta lunga anni, il culto di strada, l’aver sdoganato tantissimo di quello che si ascolta nel rap italiano oggi (gli argomenti crudi, gli esercizi di stile, le prese di posizione consapevoli e l’uso di certi synth in Dogocrazia) e le carriere soliste importantissime ora tornino per ripigliarsi tutto chell’ che è loro, sarebbe bellissimo poi ascoltare un disco che non sappia solo di greatest hits con il pezzo alla Note killer o il pezzo alla PES ma che siano in grado di reinterpretare il suono e le urgenze della piazza in un’epoca in cui la piazza non esiste più, senza snaturare ciò che il Dogo rappresenta.
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L'articolo Ma siete sicuri che il nuovo disco dei Club Dogo sia una buona notizia? di Raffaele Lauretti è apparso su Rockit.it il 2023-12-15 14:59:00
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