Avere paura che le nuove leve ti facciano il posto, se sei un rapper (o un collettivo) affermato, è una paura comprensibile.
Raccogliere enfant prodiges per rinfrescare il suono della tua musica e della tua crew, però, è un gesto di maturità e astuzia da non sottovalutare.
La Machete si è sempre fatta portatrice di questa bandiera, rinnegando saldamente l'attitudine "No New Friends", e ogni capitolo del Machete Mixtape ha rappresentato una nuova occasione per aggregare la scena rap italiana.
Col quarto capitolo, però, questa "politica adottiva" di giovani emergenti e di vecchie e nuove leggende ha raggiunto uno stadio molto più interessante (e commovente) che mai.
Far uscire il Machete Mixtape 4 a cinque anni di distanza dall'ultimo capitolo, per di più in un momento storico in cui il rap è diventato il genere più ascoltato e praticato (per quanto ancora frainteso) della nazione, significa che la tracklist presenterà non poche novità rispetto al passato.
Ed ecco la parte commovente: praticamente tutti i nuovi artisti presenti in scaletta, ai tempi dei primi tre capitoli, avevano ascoltato in qualità di fan quel progetto a cui, adesso, stanno prendendo parte.
MM4, in questo senso, è un "sogno che diventa realtà" per almeno metà degli artisti che ci sono dentro. Immagino che tutti i rapper (e non) almeno una volta nella vita abbiano sognato di fare un feat con il proprio artista preferito. MM4 ha spalancato le porte ai "propri figli", rinunciando alla regola secondo cui "ogni generazione odia quella che viene dopo", ma facendosi forti della consapevolezza che il suono si evolve, e che rinunciare alla possibilità di aprire il proprio gruppo alle nuove influenze significa farlo stagnare fino alla morte.
Invece la Machete è ancora viva e in splendida forma, anche grazie a questa sua inclinazione all'insegna del "Yes New Friends".
Ecco quindi che se il leggendario Noyz Narcos "firmava il terzo Machete" e consigliava di prenotarne il sequel, il giovanissimo Shiva (che un paio di mesi fa ha realizzato un RMX di Stai Zitto di Salmo) cita direttamente l'ottavo re di Roma e "firma il quarto mixtape". E ancora: i due più giovani producer all'interno del disco, Tha Supreme e Young Miles (entrambi ancora minorenni), hanno visto accadere il "miracolo" nell'arco di pochi mesi: Tha Supreme ha iniziato la propria carriera remixando i pezzi di Salmo, e poi è finito a collaborare con lui nel suo disco; Young Miles, invece, ha iniziato la propria carriera remixando proprio i pezzi di Tha Supreme, e non solo è arrivato a farci una coproduzione, ma insieme a lui si è ritrovato nel Machete Mixtape 4.
Uno dei primi remix di Tha Supreme, a Buon N***** di Salmo, Gemitaiz e Madman.
Freestyle di Shiva sul beat di Stai Zitto di Salmo.
Dani Faiv (in crew già da diverso tempo, e artista a cui è legata la svolta del già citato Tha Supreme, con la hit che fu Gameboy Color) ha affermato su Instagram di aver "sognato Machete" per lungo tempo prima di entrare a farne parte. Lo stesso vale per Beba, prima presenza femminile in un Machete Mixtape.
Massimo Pericolo (la rivelazione di questo 2019) introduce la sua strofa in Star Wars affermando con orgoglio e incredulità di aver mangiato a casa di Marra, cagato a casa di Marra, reccato un pezzo con Fabri Fibra - tutto in un giorno.
Non solo Pericolo firma una delle strofe migliori del tape (confermando, anche con Scacciacani, che le ottime aspettative accumulate nei suoi confronti di recente sono state ben riposte), ma, con l'essenzialità e l'incisività che solo le migliori prestazioni rap possono vantare, scioglie l'annosa polemica del legame tra rap e incitamento alla droga: "Fibra è il motivo se rappo / mica il motivo se spaccio".
La musica ha un ruolo salvifico, toglie i ragazzi dalla strada e dalla noia (tutti i fondatori Machete lo sanno bene), e Massimo Pericolo è qui per ricordarlo e ringraziare Fibra, suo compagno di strofe in Star Wars.
Oltre alle nuove leve finora citate (che si trovano nel disco per affinità artistica o perché già nell'orbita di Salmo & compagni) il Machete Mixtape tributa anche quattro dei maggiori rappresentanti di quella nuova (non più nuova) ondata esplosa tra il 2015 e il 2016, che ha influenzato la scena rap italiana in modo così impattante che -ad essere sinceri- da allora non sono ancora esplose novità altrettanto rivoluzionarie e influenti.
Si parla di Sick Luke (il più rilevante produttore della "nuova scena" insieme a Mr. Charlie Charles) e Ghali, che dà prova di skills tecniche spesso celate, e ripropone una strofa secca senza autotune (come nella sua ultima Hasta La Vista, altrettanto cupa ma di ben altro sound), flow rilassato e metriche serrate - lo stile non gli manca.
E si parla anche di Tedua e Izi, chiamati a rappresentare la loro crew Wild Bandana e tutta la scena genovese che in questi anni ha regalato al panorama rap un approccio poetico di sogni e strada per certi versi inedito in Italia.
Tedua collabora con Nitro (più volte dichiaratosi grande fan dell'artista genovese) e il già citato Tha Supreme, che sforna quello che forse è il ritornello più catchy del disco e dimostra di saper declinare anche nel cantato la sua sensibilità melodica già espressa nelle strumentali, e dunque si attesta come l'unico artista che infarcisce il mixtape sia con i propri beat che con le proprie strofe, insieme al "papà Salmo" (definito tale più per l'affettuoso rapporto che intercorre tra i due che per diretta eredità artistica).
Izi, invece, compare nell'ultima traccia del disco, MAMMASTOMALE, insieme alla presenza fantasmatica di Madman e a un ritornello assolutamente folle di Salmo, che si pone a metà tra un trip allucinatorio in discoteca e una performance da opera lirica.
Nella sua strofa Izi dimostra senza vergogna di essere andato in fissa con Playlist, dal momento che, con insistenza quasi delirante, cita per ben 3 volte lo stesso segmento di Ho Paura di Uscire (di cui proprio in MM4 è stato realizzato il sequel, firmato da Lazza e dallo stesso Salmo, con un campione proveniente dal video di lancio del disco caricato su PornHub), mettendo in rilievo un altro elemento dominante del mixtape, ovvero l'intertestualità: rapper e producer citano, riciclano e ribaltano flow e testi della propria discografia e dei propri colleghi, frammenti dei vecchi Machete Mixtape, oltre che qualche spunto dai rapper d'oltreoceano. Si tratta di una scelta che riguarda quasi tutte le tracce del tape, forse discutibile (ha già indignato qualcuno) ma che -soprattutto in prodotti estivi e istintivi come questo mixtape- sono ben accetti e rappresentano una possibilità artistica in più piuttosto che un limite creativo, all'insegna del tributo, della libera rielaborazione e della metamusica.
MAMMASTOMALE, così come l'intro, è prodotta da Dade, che quindi apre e chiude circolarmente il Machete Mixtape 4: in questa prova il bassista de Le Carie (nome con cui è nota la band che accompagna Salmo in tour) sigla un beat che sembra partorito dai Run The Jewels più che da un membro dei Linea 77, e che secondo Gemitaiz (quarto artista sulla traccia e onnipresente nei Machete Mixtape), "sembra Michael Jackson ma mezzo techno".
Dopo aver passato in rassegna tutti i nuovi nomi presenti nel disco (oltre a qualche vecchia gloria) appare chiaro come questo Machete Mixtape, più dei capitoli precedenti, sia realizzato all'insegna dell'apertura nei confronti delle nuove leve, che (come detto) hanno avuto l'onore di comparire in un progetto di cui si sono confessati grandi ammiratori, ma che sono anche il motivo per cui questo disco suona così fresco: senza il contributo di questi giovani talenti, ovviamente, il disco, che attinge a piene mani dai suoni esplosi negli ultimi anni (di cui sopra), non sarebbe stato lo stesso.
Questo significa forse che l'ottima qualità del tape è merito esclusivo dei nuovi invitati?
Certamente no. Per diversi motivi.
Innanzitutto ciò che avviene nelle tracce è uno scambio equo e bidirezionale di influenze e stimoli, dalla generazione degli adulti a quella più giovane e viceversa; è quindi vero (volendo utilizzare le etichette solo come "frecce direzionali" e non come categorie fisse) che questo è un disco con forti influenze trap -da individuare prevalentemente nell'uso abbondantissimo del basso distorto-, declinate però in un sound estremamente pestone e hardcore (e quindi molto distante dai suoni trap più comuni in Italia), per di più con un utilizzo minimo (se non nullo) dell'autotune.
In secondo luogo lo "zoccolo duro" della Machete, il nucleo di riferimento della crew e del progetto, si è dimostrato più solido e capace che mai anche e soprattutto per le capacità di direzione artistica del progetto.
Slait, Salmo, Hell Raton e Low Kidd stanno dimostrando in questi anni grande attenzione nei confronti dei giovani, in una missione che (oltre a riguardare tutti gli interessi discografici del caso) sembra essere mossa dalla genuina intenzione di "trovare una squadra di X-Men", non da sfruttare secondo i propri bisogni, ma con cui confrontarsi e arricchirsi per poter realizzare della musica di livello sempre più elevato, che sembra essere ancora (e qui qualcuno mi taccerà di ingenuità) il vero fine ultimo di Salmo & Co.
Infine, parlando del contributo che i rimanenti membri della crew hanno fornito all'interno del disco, ci sono delle considerazioni interessanti da fare: dopo un lungo silenzio musicale, Hell Raton (notoriamente coinvolto più nella direzione artistica e manageriale del collettivo che nella propria produzione personale) regala una strofa completamente in spagnolo, e riesce (secondo chi scrive) molto meglio che nelle sue performance in italiano. Fa molto piacere il ritorno di un mostro sacro come Jack The Smoker, la cui firma stilistica e tecnica indistinguibile non ha cigolato dopo i mesi di assenza - e fa altrettanto piacere anche vedere il suo nome e quello del talentuoso e versatile Mace sullo stesso disco (in ricordo del capolavoro che fu L'Alba, e con la consapevolezza che i tempi sono cambiati ma entrambi gli artisti sono riusciti a rinnovarsi nel modo giusto).
Nitro si dimostra sempre in forma, e dà la sua prova migliore sulla violenta Ken Shiro, confermando la fertilissima complicità col giovane-già-citato-Tha Supreme, e Dani Faiv (che porta nel tape anche due dei suoi più fedeli producer, Strage e Kanesh) sfrutta grandiosamente la possibilità di far ricredere il pubblico prevenuto che lo credeva irrimediabilmente legato a dei sound esageratamente "felicioni" e spensierati (ma bastava ascoltare con attenzione l'ultimo disco per accorgersene), e offre spunti stilistici tra i più meritevoli del disco, evidenti soprattutto in Yoshi, una delle più grandi hit del tape, anche grazie al ritornello americanissimo di Tha Supreme, accompagnato dalla collaborazione (non particolarmente estrosa ma sempre preziosa) di Fibra.
Ultimi, ma non per importanza, Salmo e Lazza, che avevano collaborato (per quanto riguarda i featuring) soltanto una volta, nell'instant classic MOB, e che nel tape si scambiano il microfono in ben tre tracce. Un ambiente come il Machete Mixtape è il terreno più fertile per una penna come quella di Lazza, "ignorante" sì ma mai stupida, sempre brillante e "witty", alla costante ricerca delle punchline a effetto senza mai rinunciare né a flow ricercati e curatissimi né a rime quadruple.
Per concludere, il capitano della Machete (e del mercato discografico rap di questo 2019) è l'artista che regala più sorprese del disco, a partire dalla sua presenza così diffusa: pochi mesi fa aveva annunciato un suo probabile abbandono della musica, e invece (tra l'altro nel mezzo di un tour da record) il suo nome figura ben tredici volte sulla tracklist (di cui 4 da producer). C'è da immaginare che il successo straordinario della sua ultima fatica e del suo ultimo tour (festival in mare incluso) lo abbiano ispirato e fatto prendere bene non poco! Salmo si rivela un ancor più palese direttore d'orchestra se includiamo anche i numerosi interventi di hosting all'interno delle tracce, classico elemento distintivo dei mixtape, che i più nostalgici avranno accolto con gioia vista la sua assenza nel rap italiano recente (fa eccezione quello che forse è stato l'ultimo vero mixtape uscito nel rap italiano, "Quello dopo, quello prima" di Phra Crookers, produttore storico del rap italiano, di recente scoperto dai più giovani ascoltatori per il suo sodalizio con Massimo Pericolo e Nic Sarno, che si riconferma anche in questo MM4 in Star Wars).
La rilevanza di Salmo, ovviamente, non è dovuta soltanto a questa sua onnipresenza all'interno del tape, ma anche alla sostanza del suo contributo (a partire dalla cover del disco, che è sua): l'incazzatura delle sue strofe è quella che solo i Machete Mixtape gli sanno ispirare, e se l'autocelebrazione e il gioco tecnico fine a sé stesso hanno la meglio su altre scelte liriche noi siamo contenti, perché le intenzioni di un prodotto come il Machete Mixtape vengono rispettate in pieno: "Tu puoi fare l'influencer, il Kylie Jenner, il trasgender, il bartender / Puoi lavorare al call center o fare il pole dancer / Ma lascia il rap che pigli schiaffi, Bud Spencer".
Salmo rivela la sua vena artistica più infiammata non tanto nelle strofe, quanto soprattutto nei ritornelli (già citato il superlativo Mammastomale) e nelle strumentali, soprattutto Walter Walzer e Orange Gulf, tra i migliori esercizi di beatmaking del disco. Walter Walzer è il beat che ha accompagnato le immagini con cui il Machete Mixtape è stato diffuso su instagram - scelto dunque (a ragione) perché tra le performance più riuscite del disco e perché particolarmente rappresentativo del tape; una strumentale cicciona e distorta, probabilmente il beat più violento del tape. Orange Gulf, invece, consegna al tape un respiro più old, e con il suo flavor classicone (che ricorda un certo sound di Midnite, in particolare Redneck) dà un'impronta stilisticamente fortissima al tape.
Machete Mixtape 4 è un disco densissimo ma fresco, completo, e soprattutto più omogeneo rispetto al capitolo precedente, che, per quanto memorabile, a tratti assomigliava più a una compilation che a un disco. Non è certamente un disco rivoluzionario, dato che non inventa nulla e non propone particolari novità all'interno della scena musicale, ma è un disco importante, perché si fa ricettacolo di un'ottima selezione del meglio che il nostro panorama rap attuale possa offrire, e perché rappresenta un punto di riferimento che unisce una scena ben meno solida di quello che sembrava promettere fino a un paio di anni fa (nel 2016 tutti i new comers sembravano amici, ma quello che sarebbe dovuto essere il panorama artistico più unito di sempre è crollato sotto il peso delle invidie, della fame e del denaro, molto più in fretta e rovinosamente di quanto ci si sarebbe aspettato). E Machete Mixtape 4 gioca in questo suo ruolo da "mediatore" e contemporaneamente protagonista con intelligenza, leggerezza e apertura, senza scordare le proprie radici e mantenendo la propria impronta tagliente e martellante.
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L'articolo Machete Mixtape 4: il trionfo del futuro di monoryth è apparso su Rockit.it il 2019-07-06 12:28:00
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