Sesta uscita della rubrica di Rockit “Magazzino Tecnologico Italiano”, appuntamento dedicato alla musica italiana techno ed house. Senza tanti prologhi, per quest’uscita ripartiamo parlando di:
Raffaele Attanasio
Un diploma in pianoforte, un padre musicista, una passione dichiarata per i Pink Floyd ed Ennio Morricone. Ebbene, dietro al generico profilo di un ragazzo magari pronto a cimentarsi in mezzo ad un’orchestra oppure a formare una band rock revival anni ’80, si nascondeva una delle più interessanti figure all’interno del panorama techno italiano. Come la sua musica si sia rivolta, man mano nel corso degli anni, sempre più verso i puritani del genere (che alla crudezza e ruvidità dello stile spesso proposto da Raffaele Attanasio non disdegnano la sua abilità nel mixaggio a volte spostato verso la dub o la drum’n’bass) ne sono dimostrazione produzioni come “No Thought Control” e “Black Bloc”, tanto per fare degli esempi. Raffaele Attanasio, classe 1987, salernitano, con la sua nuova label dal nome suggestivo e mistico Letters from Jerusalem continuerà a riservare produzioni certamente stuzzicanti ed eclettiche nei prossimi anni come quelle che, in parallelo, il suo piano classico può regalarci in arrangiamenti quali il pezzo “Der Himmel u-ber Berlin”. Pianoforte e drum machine: strumenti provenienti da mondi apparentemente diversi, ma così tanto in contiguità nella mente di Raffaele Attanasio.
Marco Grosso
Cresciuto in Sicilia, poi trasferitosi a Milano per continuare gli studi. Il lavoro, invece, che gli rese piena soddisfazione professionale arrivò, per Marco Grosso, a Malta. Detta così non sembra nient’altro che uno dei classici percorsi fatti da qualcuno dei nostri giovani ragazzi del Mezzogiorno che partono e, valigia alla mano, vanno via alla ricerca di fortune altrove. Non è andata diversamente a Marco Grosso a parte che, a differenza di molti altri, il muoversi del siciliano era, ed è, accompagnato da una grande passione per la musica da club come la techno e la house. Le sue produzioni, fortemente improntate al mixaggio tra i due generi, rappresentano un buon viatico di ascolto verso il mondo della tech house. Ascoltando ep come “Around Me” o “El Vibe” si nota come il profondo studio e la continua ammirazione verso i grandi del genere che lui, spesso da studente, dopo la fase faticosa di raccolta gruzzoletto necessario, andava ad ascoltare dal vivo girovagando per l’Europa, hanno portato ad una serie di produzioni con un notevole potenziale di groove forse ancora non del tutto esploso.
Dast
L’oscurità atmosferica ricreabile all’interno di una produzione techno è quel mondo tetro ed affascinante che solo i più affezionati al genere, produttori o semplici ballerini che siano, possono comprendere e vivere fino in fondo. In totale congiunzione tra due mondi tanto chiacchierati già all’interno di Magazzino Tecnologico Italiano, come la scuola techno campana e il gruppo di produttori di Etruria Beat, Dast, nonché un ventottenne napoletano di nome Daniele Strazzullo, è riuscito a fondere con successo la dedizione e precisone compositiva solitamente collegata ai molti colleghi d’oltralpe. Anche lui giovanissimo, classe 1990, è già uno dei protagonisti anche tra i produttori dell’etichetta Liebe Detail, che annovera nel suo club pezzi da novanta come Matthias Meyer e Solomun e dove lui si impose, quattro anni fa, con l’ep “Alpha Centauri”. L’anno scorso, invece, il grande passo con Etruria Beat giunse con la pubblicazione di “Architect”, uscita dove la space music spesso cavalcata in precedenza lascia tanto spazio ai synth e al mondo acido. Tale risultato compositivo è valso a Dast una notevole serie di apprezzamenti, con, infine, un remixaggio annesso nella tracklist del lavoro stesso di un certo Mr. Oliver Deutschmann.
Donato Dozzy
L’aria di chi ha studiato tanto, applicandosi a dismisura nel corso dei lustri, con quegli occhiali a montatura tonda che gli donano il suo distintivo aspetto da intellettuale. Non si tratta di gratuito osannare, ma di pura riconoscenza verso Donato Scaramuzzi, meglio conosciuto come Donato Dozzy. Impossibile racchiudere nella nostra rubrica la sterminata produzione musicale di Dozzy, romano, classe 1970. Per intenderci, le prime vocazioni ai generi qui discussi risalgono alla fine degli anni ’80, dopo un intenso interesse da parte del produttore all’hip hop, alla dub e alla disco. Dopo essersi calato completamente nell’underground della scena romana, è con il trasloco a Berlino nei primi anni zero che arriva la consacrazione live in club della città apice, quali il Panorama Bar, il Berghein e il vecchio Fabric. Nel frattempo, il susseguirsi di innumerevoli progetti paralleli con artisti quali Dino Sabatini, la cantante Anna Caragnano, Marco Saltorelli oppure Tin Man e Mike Parker, tanto per citarne alcuni, formano un insieme di esperienze manifesto di una musica che spazia dall’elettro, alla chillout post hang over, al protagonismo del letfield sino all’essenziale della minimal tra le pause di assenza del suono. Assente come il protagonismo nello stile e nell’essere artista di Donato Dozzy: tutta la scena in un suo live è infatti da egli rilegata volutamente alla sua strumentazione, e a cosa questa riesce a riprodurre.
Daniele Papini
Esisterebbe già la traccia “Church Of Nonsense” come valida a spiegare la potenza stilistica e compositiva di un certo Daniele Papini. Né techno, né vera e propria house ma semplicemente (si far per dire, è ovvio) un loop in levare staccato in pausa dalla minimal, sino a risalire con ingordigia verso gli alti causa i decibel elevati raggiunti. Ex bassista punk e, come ci piace per questa uscita di Magazzino Tecnologico Italiano, una prima formazione musicale dedicata al pianoforte, Papini finì per appassionarsi poi totalmente all’heavy metal. Fu alla fine degli anni ’90 che l’esperienza del rave gli fece però fare il salto nel devoto mondo dell’elettronica e definitivamente della techno. La consacrazione artistica venne, come prassi vuole molto spesso, a Berlino. Nacque qui infatti la serata denominata “Noisy Glance” che Papini, insieme a Topper, ebbe la possibilità di sperimentare e promuovere nel famigerato Club der Visionaere: sessioni no stop di musica frontale e insistente che partivano nel primo pomeriggio, subito dopo pranzo, per poi chiudersi quando già il sole sarebbe stato alto nel cielo la mattina dopo. Tipiche storie da musica techno, berlinesi e non, che Magazzino Tecnologico Italiano non si rifiuta mai di raccontare.
Avete ben due mesi per assimilare gli ascolti proposti in questa sesta uscita di Magazzino Tecnologico Italiano. Per la prossima vi lasciamo però con una poco comprensiva parola d’ordine: Pisetzky.
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L'articolo Magazzino Tecnologico Italiano: la rubrica sulla tech house italiana di Danilo Giordano è apparso su Rockit.it il 2018-07-26 10:04:00
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