Malika Ayane: "Non ho la scorza per fare tv, meglio la musica"

La cantante torna a Sanremo con "Ti piaci così", un brano sulla consapevolezza. Una chiacchierata sulla musica e la competizione, X Factor, la sua lunga carriera e su come trarre il meglio dal periodo assurdo che stiamo vivendo, facendo pace con se stessi

Malika nel 2021, foto di Cosimo Buccolieri
Malika nel 2021, foto di Cosimo Buccolieri

È la prima volta che parlo con Malika Ayane e temo di essere un po' prevenuto: durante l'esperienza di X Factor 2019 si era fatta un po' la nomea di "maestrina". Dopo 15 secondi al telefono, quella patina pregiudizialmente fastidiosa cade immediatamente e trovo all'altro capo un'artista simpatica, determinata e con le idee chiare come pochi. La vedremo al Festival di Sanremo con Ti piaci così, un brano sulla consapevolezza di sé.

Lei a Sanremo è di casa: ha partecipato nella categoria giovani nel 2009 con Come foglie, nei big nel 2010 con Ricomincio da qui, nel 2013 con E se poi, e nel 2015 con Adesso e qui (nostalgico presente). Ha collezionato premi come quello della critica intitolato a Mia Martini, per ben due volte. Ricordo addirittura  gli orchestrali che si alzano in piedi e in segno di rivolta, stracciando gli spartiti per l'esclusione di Malika dalla terna finalista. Era il 2010 e vinse Valerio Scanu, secondi il trio Pupo, Emanuele Filiberto e quello che cantava la lirica. A pensarci oggi vengono brividi rari, di un tempo naif agghiacciante che sembra una vita fa.

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Esordisce dicendomi che è nel giorno della paranoia, in cui le sembra di non saper cantare e di non saper fare niente, però un po' ci scherza su. Le chiedo di spoilerare qualcosa del suo pezzo sanremese: "È una canzone che ho scritto insieme a Congorock (Rocco Rampino), tutto il lavoro è partito da un suo ritmo, a differenza delle canzoni che nascono acustiche, tipo piano e voce. Quando ho provato a darle un tipo di produzione differente non aveva senso, quindi siamo tornati al punto di partenza, che mi piace tanto".

Continua: "È il mio primo Sanremo con una canzone uptempo. Anche Ricomincio da qui aveva un metronomo abbastanza alto, ma non rientrava in quella tipologia. Non è facile parlare di una canzone. Ti piaci così è un brano che non racconta una storia ma fa da didascalia a un'emozione precisa, che capita varie volte nella propria esistenza, quando ti riconosci per quella che sei, senza lodarti né bastonarti troppo. Quando ti vedi con onestà e vai bene proprio così. Questo stato ti permette di vivere in modo eccellente".

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Beh, meno male non era facile descrivere una canzone, le dico, e si mette a ridere. La sua canzone somiglia al sentimento di chi ha preso bene quello che la pandemia ci ha dato in modo obbligato, cioè il ricongiungimento con se stessi: "Esatto, ho notato una cosa semplice e complicata al tempo stesso: che noi stessi siamo quello che ci rimane, al netto di tutto. Dopo un anno in cui ci siamo sentiti tutti violentati dalla privazione della nostra libertà, l'obiettivo è far pace con noi stessi".

Torniamo a Sanremo: gara o vetrina? "Non sono portata a vincere niente, quindi vivo Sanremo più come un Festival di cinema che come una gara, perché per fare una classifica servono dei parametri oggettivi, come fai a paragonare il rap con il pop? Sarà divertente essere parte del primo momento musicale dopo tanto tempo". 

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Parliamo anche del pubblico all'Ariston: "Beh, sarebbe stato molto bello, ma capisco la scelta di farlo senza. Non vorrei essere io la persona deputata a decidere. Inizialmente dicevo 'dai, chi se ne frega, tutti gli studi televisivi hanno il pubblico', poi mi sono messa nei panni del signore che ha un teatro e che non può usarlo. Ognuno ha un punto di vista che confligge con quello degli altri. Non ci si rende conto spesso di quanta gente lavori dentro quel teatro. Io faccio il tampone tutti i giorni, solo con me si muovono otto persone e siamo in schema ridotto. È tutto molto più grande di me perché sappia quale potrebbe essere la cosa giusta da fare".

Parlando di musica in tv, non si può prescindere dalla sua partecipazione come giurata a X Factor 2019, un'edizione non fortunatissima: "Io purtroppo sono una che prende tutto molto seriamente, e nel mio purismo ingenuo (in quello non sono ancora cresciuta), pensavo che la dinamica televisiva mi pesasse meno, invece mi sono trovata troppo sensibile. Non mi piace litigare in generale, in tv meno che mai, e mi sono accorta di non avere proprio la scorza per fare la tele". 

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E ancora: "Quando ho pubblicato il mio primo disco nel 2008, il talent in quel momento era un generatore di discografia. Ricordo Giusy Ferreri, Marco Mengoni, Noemi, fino a Francesca Michielin. Col tempo le cose sono cambiate, internet è diventato più centrale e tutti si sono accorti che non è più automatico che dal talent esca qualcuno che poi farà successo. Non era neanche importante vincere, nel mio primo anno di promozione c'era metà cast di X Factor e poi gli altri cantanti come me. Oggi neanche quello che vince X Factor fa i programmi televisivi, e non ci credono più a quel sogno lì, hanno capito che non è più il miracolo del sogno americano alla nostra maniera. Non è più un trampolino per le grandi star, anche perché secondo me non esistono neanche più le grandi star. Io speravo di fare da madrina a un percorso, invece in due mesi finisce tutto".

 

Ricordo nitidamente come, nell'anno prima della pandemia, Malika fosse un volto televisivo da heavy rotation con la pubblicità di un noto spazzolino, e le chiedo come se l'è vissuta a vedersi mille volte al giorno sullo schermo: "Grazie a Dio non guardo la televisione, ma non ho un grandissimo rapporto... tieni presente che quando sento una mia canzone alla radio, cambio. Ho altre forme di vanità. Me la vivo sicuramente con un po' di imbarazzo, ma dato che ho portato per due anni l'apparecchio e quello sui denti è stato un lavoro di fatica e impegno, allora ero molto fiera di me!"

Parliamo un po' della nuova generazione di musicisti, che quest'anno si son presi più di metà cast dei Big di Sanremo: "Beh, nuova mica tanto! Son tutti più o meno miei coetanei, buona parte quantomeno, che sono in giro da un sacco di tempo. A me piace tantissimo, sono arrivata in un momento in cui non era così facile essere un po' diversi, poi c'era quell'equivoco che Sugar è un'etichetta indipendente da sempre, che però riesce a partecipare al campionato delle major. Alla fine ho un po' sofferto che non ci fossero proposte giovani a Sanremo, e ora che ci sono, hanno la mia età! Fa riderissimo. I giovani continueranno a dire: 'dove sono i giovani a Sanremo?'

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C'è anche uno scollamento tremendo tra Big e Nuove Proposte, quest'ultime sembrano per la maggior parte più vecchie come proposta musicale: "Vero. Quando arrivi a Sanremo Giovani, e mi ci metto anch'io con la mia piccola esperienza in merito, si suppone che tu abbia un'etichetta. O sei Mick Jagger a 18 anni, ma così ce ne sono uno su un milione, o c'è sempre un confezionamento che vuoi per inesperienza, vuoi per il giusto imbarazzo a fare i primi passi, tende a essere stare un po' più schiscio, detto scientificamente. A Sanremo Giovani devi essere un po' innovativo, un po' rassicurante, un po' un insieme di un sacco di cose e non è mai facile. Anche la vita è un po' così, inizi capire chi sei intorno ai 30 anni, e se non cosa vuoi, cosa non vuoi in assoluto, quindi è anche un po' più facile raccontarlo".

Tra l'altro non so dove ho letto tipo "Malika festeggia i 25 anni di carriera", ma come può essere? Ride all'altro capo del telefono: "Perché ho iniziato presto nel coro de La Scala, ma 25 anni mi sembra eccessivo su!". In ogni caso, dal suo esordio nel 2008, ha fatto di tutto: album, concerti, film, pubblicità, teatro, colonne sonore, musical... A un'artista così, c'è solo da chiedere cosa manca per realizzare i propri sogni.

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"In realtà mi piacerebbe continuare a fare tutto divertendomi un sacco, perché anno dopo anno mi tolgo sempre più sassolini, sovrastrutture, patisco meno i giudizi ed è molto bella questa sensazione di leggerezza. Già non dover cambiare lavoro sarebbe meraviglioso, se pensi alle incertezze e a come sta mutando tutto così rapidamente".

Dopo un anno senza musica dal vivo, è effettivamente una preoccupazione: "Porca paletta, non ho la minima idea di come poter uscire da questa situazione, vorrei essere abbastanza intelligente da avere un'idea geniale per uscire da questa crisi tremenda. Penso a respirare e portare pazienza, poi a un certo punto mi venderò tutte le scarpe, qualcosa mi inventerò!"

Continua: "Ho avuto fortuna che l'anno scorso avevo una sola grande cosa da fare che andava a suggellare tutti questi anni di lavoro e bla bla bla, ma a me è andata bene. Penso al panico per chi lavora con me, tipo che il mio backliner al momento sta facendo il postino e a me si spezza il cuore all'idea. Per i concerti, abbiamo accumulato un ritardo come l'interregionale che va verso la Puglia. La cosa che mi devasta è non andare ai festival, perché i concerti è bello farli ma anche frequentarli. Avevo i biglietti per Patrick Watson due giorni dopo la chiusura, non veniva in Europa da un sacco, quando l'hanno cancellato ho capito che la cosa era grave".

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Pensiamo al futuro: che Malika c'è nel nuovo disco? "C'è Malika! Tornando al discorso di prima della spinta verso il nuovo ma anche verso il vero. L'abbiamo fatto molto velocemente, io non volevo neanche fare un disco, odio il fatto che ci siano degli obblighi (naturalmente tra virgolette), il presenzialismo un po' mi stressa. Mi son trovata a scrivere un po' di cose ed è venuto fuori un sacco di materiale che potrebbe addirittura comporre due album, e questo materiale l'ho fatto mio il più possibile. È caldissimo ma contemporaneamente ha dei suoni molto freddi, quindi sintetizza molto bene la mia personalità. È sia d'appartamento che d'automobile, riesce a esprimere più sfaccettature senza snaturarsi su niente".

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L'articolo Malika Ayane: "Non ho la scorza per fare tv, meglio la musica" di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-02-24 14:33:00

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