È successo così, come quando sei colpito da un fulmine e sei così fortunato da raccontarlo. No, sto esagerando, ma è difficile trovare le parole per descrivere la sensazione di gioventù inconcepibile e assolutamente non richiesta che mi è piovuta addosso mentre tentavo di non farmi piacere La Sad al MI AMI, cioè quei tre squinternati di Theø, Plant e Fiks, coi capelli verdi, blu e fucsia, come dei Chipmunk fottuti dalle sostanze, con magliette death e black metal, mentre riescono a riempire la collinetta davanti alla Collinetta Galaxy Buds2 del MI AMI 2022.
Io, che sono stato il primo e più profondo hater del progetto, a cui ho dedicato un accorato articolo qualche tempo fa, che ho un’età che non c’entra niente con il loro target, piuttosto col target dei genitori che hanno accompagnato i figli (e ce n’erano, Madonna se ce n’erano), mi sono scoperto a ballare, scapeggiare e alzare la mano al cielo che prometteva un acquazzone che poi fortunatamente non ha mantenuto, ma partiamo dall’inizio. Succede che nella giornata di sabato il mio direttore mi dice: “Ragazzo, và e raccontami il fenomeno che piace tanto ai giovani d’oggi”, e io: “Capo, come posso, ne ho già parlato male in via pregiudiziale”. Bene, sono qui per fare ammenda.
Iniziano a suonare Simone Panetty e Diego Naska, il primo vestito da chirurgo e il secondo allettato su una barella per la rottura recente di tre malleoli (“Come cazzo hai fatto?” - “Lascia perdere, seratona”). Panetty bello emozionato scalda la collinetta piena fino all’orlo con il suo mix di urban e indie pop dai testi emo, di quello da milioni di visualizzazioni e la gente già impazzisce, canta a memoria, braccia al cielo.
Ci sono di ogni tipo, dagli adolescenti accompagnati ai trentenni che ancora si vogliono permettere un concerto scalmanato. A metà set Panetty resuscita Naska che dalla lettiga risorge e canta da seduto. Il concerto si fa punk rock, zuccheroso quanto volete ma tutte e dico tutte le persone danno di matto, pogano, si divertono come pazzi.
Pensate solo al target di giovanissimi che in questi anni infausti hanno trovato conforto nei Twitch di Naska e Panetty, che hanno saputo parlare la loro lingua, per i quali sono diventati l’educazione emotiva contemporanea, quella che non giudica e che fondamentalmente dice: “fai ciò che vuoi, basta che non fai del male a qualcuno, noi siamo dalla tua parte”. Inizio a capire l’importanza di questo fenomeno: nessuno ha saputo decodificare il disagio di questi anni per i teenager, né i genitori né le istituzioni. Ecco perché sono importanti Naska, Panetty e La Sad, che arriva dopo di loro per radere al suolo la collinetta come nessuno mai.
I tre sono personaggi, è ovvio, hanno i capelli coordinati, i vestiti punk coordinati, ma madonna se danno tutto sul palco. La loro musica è una mistura di punk rock in stile Blink 182 o Sum 41 con un po’ di trap, pop, ovviamente YungBlud e Machine Gun Kelly come reference, un oceano di tristezza emo di quella che va dai dAri ai Finley depressi e niente che non abbia già visto o sentito. Eppure. Eppure mi sono divertito come uno scemo e con me migliaia di persone che hanno fatto moshpit, wall of death e tutto il resto delle cose punk mentre urlavano i testi che sanno di morte e tristezza e disagio, eppure sono super coinvolgenti.
Ho scambiato un sacco di sguardi con le prime file per capire se stessero bene, se fossero troppo pressate dalla calca ma stavano tutti godendo, quindi poco da dire: La Sad 1 - mio parere negativo preventivo 0. Ho parlato con un amico che lavora per loro, mi dice che stanno facendo un po’ di concerti in giro per l’Italia e che l’accoglienza è sempre la stessa, furore e voglia di gridare vaffanculo alla pandemia, alle restrizioni, a tutto ciò che ha impedito ai ragazzi e alle ragazze di vivere la propria età.
È un freak show per i nati dopo il 2000 in cui tutti sono inclusi e tutte le paure sono esorcizzate in un rito collettivo. Se poi volete giudicarli male fate pure, io ho smesso e me lo sono goduto. Perché parliamoci chiaro, anch’io come tutti ho passato due anni infami e la necessità di sputare fuori il disagio era alta. Non garantisco di colorarmi i capelli perché non ne ho più, ma mamma, per un giorno sono diventato emo e mi sono divertito, forse lo farò di nuovo.
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L'articolo Mamma, sono diventato emo al MI AMI di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-05-29 12:03:00
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