Signori, fuori fa caldo (o libeccio, a seconda di dove siate siate situati) ma la fame di polemica non si placa nemmeno d'estate. Il pubblico necessita vittime e quando non sono il politico o il virologo di turno, lo sportivo che ha sbagliato prestazione, la coppia che scoppia o i vip a caso, tocca ai musicisti. La gente pare abbia bisogno di dividersi su tutto, come se i problemi che già arrivano a carrettate dall'esterno non fossero abbastanza. Per fare un esempio piuttosto calzante, nei giorni scorsi è stata annunciata la collaborazione tra Iggy Pop e i Måneskin nella canzone I Wanna Be Your Slave del quartetto romano e come di consueto è venuto giù il mondo social.
"Cosa non si fa per la pensione" da una parte, attribuendo senilità al comportamento del buon Iggy, "E ora cosa dicono i puristi del rock che non li hanno mai sopportati?" dall'altra, quando le cose sono civili e non sfociano nel turpiloquio. Le ragioni dell'odio nei confronti dei Måneskin sono tante quante le stelle ne cielo e chiariamo subito la nostra posizione: non abbiamo mai creduto che Victoria, Ethan, Damiano e Thomas siano il futuro del rock: casomai la celebrazione con tutti i crismi del passato, il musical che rende omaggio al glam, al ritorno dei costumisti, dei truccatori e dei parrucchieri nello spettacolo. Una band di pop rock mainstream ben strutturata che non ci fa impazzire.
Però è innegabile che ci sappiano fare, non prendiamoci in giro: carisma a secchiate, provocazioni sensate, messaggi di uguaglianza e diritti per le minoranze sempre benvenuti e (almeno da queste parti in provincia) influenza sulle nuove generazioni per l'utilizzo di chitarre distorte e batterie pestone, quindi saremo intellettualmente scorretti a non riconoscere loro dei meriti. Poi, la maggior parte delle volte non ci piacciono le loro canzoni ma quello è un altro discorso e la critica è sacrosanta. Poi di questi tempi in cui tutto viene commentato, l'essere divisivi per loro è un gran vantaggio: pensate a Salvini & co. quanto devono dibattersi per avere attenzione e ai Måneskin riesce naturale senza neanche sforzarsi più di tanto.
Tornando alle radici dell'odio da cui la prima, quella fondante che questi poveri cristi si porteranno dietro a vita: i difensori del vero rock (fa ridere già così) non perdoneranno mai ai Måneskin di esser venuti fuori da X Factor, un talent televisivo che come da preconcetto non può assolutamente essere "rock". Cosa peraltro sfatata dai Måneskin stessi e dai Little Pieces of Marmelade nell'ultima edizione del talent di Sky, oggi più che mai aperto alle contaminazioni e al pedale del fuzz.
La seconda accusa che da sempre viene mossa al quartetto romano è quella di essere poco più di una boy band, un prodotto. A ben vedere, la band esisteva prima del talent e faceva pure busking per strada, quindi pare tutto tranne che scelta da un qualche produttore. Che poi ai tempi suonassero Vieni a ballare in Puglia e oggi siano nei cartelloni dei festival metal europei è un altro discorso, ma anche gli Iron Maiden avranno iniziato con le cover, no? L'unica cosa: nei suddetti festival i ragazzi dovranno suonare nel pomeriggio, avranno poche distrazioni dal punto di vista scenografico e lì, la tecnica live sarà tutto. Abbiamo visto uno degli ultimi live in streaming e ci sono apparsi un po' sulle gambe, stanchi, poco precisi. C'è un bel po' di tempo prima dell'estate 2022, la band dovrebbe anche concedersi un po' di riposo per non strafare.
Terza accusa: sono belli. Beh, lì beati loro, questa è proprio da rosiconi, da tizi che ci provano da una vita e non sono andati oltre l'apertura ai Marlene Kuntz nella rassegna rock del loro paese e ora non gli va proprio giù che una band giovane e bella venda un sacco mentre loro devono andare in ufficio ogni giorno. Dai, non c'è neanche da commentare.
Altro motivo di odio per i Måneskin da parte di parte del vasto pubblico del rock, la parte più conservatrice con una mano sul cuore e l'altra su Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, col voto orientato verso Salvini, Trump e tutti i vari conservatori sparsi nel mondo, è quella di ritenere la band romana il diavolo a causa dei loro messaggi di gender equality, per le loro provocazioni sessuali e per avere una ragazza nella band. Direte: ma che davero?, eppure vi possiamo assicurare che in questo pazzo pazzo mondo ci sono ancora quelli che pensano che il rock sia una cosa maschia e che le donne possano, al limite, stare tra il pubblico a guardare. Qui non possiamo che dire: Victoria, prendili tutti a calci nelle palle!
Dimenticavamo i complottisti: i Måneskin vincono tutto? C'è qualcosa sotto. Dubitiamo che i milioni di fan in tutto il mondo dopo la vittoria all'Eurovision siano stati pagati da Soros, semplicemente è il loro momento, hanno il vento a favore, Tik Tok e Spotify pure, un nuovo manager (Fabrizio Ferraguzzo di Sony Music) che li sta spingendo a diventare un fenomeno internazionale consolidato e scommettiamo che quello con Iggy Pop sarà solo il primo duetto di quelli stratosferici con star mondiali. Approfondiamo un po' questo argomento.
Da sempre, quando i grandi di casa nostra vogliono qualcuno di super famoso nei loro dischi, pagano. Non è un mistero: Miles Davis ha suonato con Zucchero per soldi, Slash con Vasco Rossi per soldi e non sarebbe un dramma se Iggy Pop avesse cantato nella canzone dei Måneskin per soldi. Personalmente sono convinto che i quattro romani gli stiano intimamente simpatici, che sia super esotico per lui che una band italiana esista, faccia rock vestita glam e sia famosa nel mondo, in più che quel singolo si ispiri al suo celeberrimo I Wanna Be Your Dog dei tempi degli Stooges, e allora perché no?
Non è il bollino della consacrazione ufficiale dei Måneskin a super rocker, perché le superstar fanno anche collaborazioni per il cash (pensate alle nefandezze che ha propinato la buonanima di Lou Reed in età avanzata), ma di sicuro è una gran bella cosa per loro e per la musica italiana in genere, che da questo riconoscimento internazionale può tirar fuori altre band che dicono la loro ad alti livelli. Insomma: a volte le grandi verità potrebbero stare nel mezzo ed essere banalissime, senza scomodare complotti o terre piatte.
Non ci resta che ascoltare questa collaborazione (video qui sopra) e ricordare al mondo là fuori che non tutti i featuring di cui le classifiche sono piene dipendono da una corrispondenza d'amorosi sensi, a volte servono semplicemente per raddoppiare il bacino d'utenza dei possibili ascoltatori della canzone. Quindi, hater dei Måneskin, lo sappiamo che è stato facile odiarli fino a oggi per ragioni vostre personali e per alcune particolarità che proprio non vi vanno giù, ma è il momento di fare un respirone e trasformare questa energia negativa in qualcosa di sensato perché pare che con o senza il vostro odio, che vi (ci) piacciano o meno, il percorso di questa band sia appena iniziato.
Ma aspettate, parliamo un attimo anche dei fan: permalosissimi, pronti alla rissa con chiunque muova una critica pure legittima alla band e protettivi ai limiti della decenza, ora se la sono presa pure con Iggy Pop che, a detta loro, rovina I Wanna Be Your Slave perché la voce di Damiano è inarrivabile. La collaborazione che sulla carta sembrava imbattibile ha mostrato il fianco a critiche impietose nei confronti della performance dell'attempato iguana, che evidentemente molti dei fan nazionali e internazionali dei Måneskin conoscevano solo di nome e non di fatto. Buffe divergenze di questo pazzo pazzo agosto.
---
L'articolo Alle radici dell'odio per i Måneskin di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-08-05 10:04:00
COMMENTI (1)
Perfettamente d'accordo. (Più gentile di così)