Quando Marco Castello si presenta dice, "Sono Marco, sono un musicista siracusano". E si capisce subito che Siracusa, per lui, è tante cose: è la sua città, prima di tutto. È il luogo che ha lasciato per andare a studiare a Milano; dove è poi tornato con una laurea in tromba jazz e qualche dubbio su come poterla spendere; dove è nata la sua collaborazione con Erlend Øye (Kings of Convenience), che lo ha portato a girare per due anni il mondo in tour con lui e La Comitiva, e a pubblicare il suo primo album, Contenta tu (2021, Bubbles/42); dove ha poi deciso di procedere da solo, fondando l’etichetta indipendente Megghiu Suli (che significa sia “meglio soli” che “il sole migliore”, in dialetto siciliano), con la quale ha completamente e fieramente autoprodotto il suo secondo album, Pezzi della sera.
Attraverso il suo talento e quello degli amici che ha accanto, ha deciso di muoversi in autonomia: “Ho capito che valeva più la pena prendersi il rischio di essere indipendenti che avere la sicurezza di affidarsi ad altri, e così sentirsi responsabile dei successi e degli insuccessi del proprio lavoro”.
Composto, finanziato, registrato (da Freddy Corazzini al Butterama Studio di Berlino) e mixato in maniera del tutto autonoma, Pezzi della sera è appena uscito sulle principali piattaforme streaming, e ha già registrato più di un sold out: il primo riguarda la sua prima pubblicazione, avvenuta a sorpresa il 19 settembre scorso in una tiratura limitatissima di 500 copie in vinile, andate a ruba in meno di una settimana; così come sono andati a ruba i biglietti di alcune date del tour, cioè quelle di Milano e Bologna (29 novembre e 5 dicembre, rispettivamente), per le quali è stata sbloccata la seconda data (28 novembre, 4 dicembre) – a riprova che quella indipendente è certo una via faticosa, ma non sta tardando a mostrare i suoi frutti.
Pezzi della sera è l'evoluzione più matura e consapevole di Contenta tu; è un album fresco, irriverente, piacevolmente destabilizzante, con le sue sonorità soffuse, dolci e raffinate anche nei momenti più giocosi e funky, ma che accompagnano un cantautorato che si impone di ripensare la poesia e di trovarla anche nelle cose normalmente considerate più basse o scurrili. E che prova piacere nel dire qualcosa che nessun’altro si sognerebbe mai di dire, mescolando sacro e profano, aulico e quotidiano, antiche ninfe e "madonne delle cosce e delle mutandine"; come un bambino vestito a festa che gioca allegro nelle pozzanghere.
Un album che trae ispirazione dal mondo, ma in particolare da Siracusa, dalle sue bellezze tanto quanto dalle sue brutture, quasi a far specchio alla particolare cifra stilistica di Marco; e soprattutto, dal fermento artistico che continua a sprigionare, e che sembra brillare sempre di più: “L’etichetta Megghiu Suli è anche la mia visione delle energie creative che si stanno concentrando a Siracusa. Le nostre serate sono fatte di cene e musica, con musicisti con cui nasce sempre magia nuova. Il mio obiettivo è creare una realtà che possa permettere a tutte queste energie locali ed extralocali di trovare il loro spazio”.
Per questo abbiamo chiesto a Marco Castello di raccontarci Pezzi della sera attraverso i luoghi, anche i più intimi, che lo hanno ispirato, o che hanno visto nascere le canzoni, per costruire una mappa che ci aiuti a camminare attraverso il disco e scoprirne i riferimenti più nascosti. Ci ha regalato anche le primissime bozze dei pezzi, in esclusiva per Rockit.it, che potete ascoltare leggendo l'articolo.
PORCI
"Questa nota è del 15 dicembre 2021, è un appunto che ho preso mentre mi trovavo al B.O.AT.S, uno dei miei locali preferiti. È affacciato sul tempio di Apollo, il tempio dorico più antico di tutta la Magna Grecia. È qui che dal nulla, suonicchiando la chitarrina del locale, mi è venuto in mente il giro che è poi diventato Porci. Ed ero qui anche quando Gigi, uno dei ragazzi che ci lavorano, a fine turno con scopa alla mano canticchiava fra sé e sé "vorrei vorrei vorrei / sucaminchia degli dei" che è poi diventato il ritornello di Dracme".
BEDDU
"Questi sono i ciuriddi ri uoru (“fiorellini di oro”) di Beddu, abbozzata a Villa Øye nel 2021 mentre guardavamo una semifinale di Champions League insieme ai miei amici Stefano e Luigi. La bellissima casa di Erlend Øye è un ottimo posto per accorgersi di come la campagna risponda mese dopo mese alle cure del sole, protagonista narrante di questo pezzo".
POLIFEMO
"L'antica mitologia greca che è spessissimo ambientata in luoghi della Sicilia doveva inizialmente essere il filo rosso di tutto il disco. Ragionandoci su, tuttavia, mi sono reso conto che non c'entrasse in effetti granché con la maggior parte dei pezzi e che soprattutto io per primo mal sopporto l'elogio delle antiche glorie siracusane quasi a giustificazione del totale sprofondo contemporaneo, motivo per cui ho abbandonato l'idea.
Il mito resta però presente in alcuni brani, come appunto Polifemo, in cui fra i vari disagi esistenziali raccontati c'è quello di un topolino (un succi) che nuota verso il papiro della mitologica fonte Aretusa, la ninfa tramutata (ci sono diverse versioni) dalla dea Artemide in fonte che dal Peloponneso sgorga a Siracusa per sfuggire alle non richieste attenzioni del figlio di Oceano, Alfeo, che si fa a sua volta tramutare da Zeus in altra fonte che sgorga direttamente all'interno del porto siracusano, in cui Aretusa va a sfociare volente o nolente - alla faccia del consenso".
DRACME
"Durante la pandemia, Piso mi ha inviato una sua demo, che è poi diventata Dracme.
Ho ascoltato per la prima volta questa demo sul terrazzo di casa mia, in cui ho passato gran parte della pandemia e dove ho scritto anche tantissimi brani del disco precedente, è uno dei posti a cui sono più affezionato. In questa foto che ho scattato sono insieme a Piso, Moli e Pie mentre fumiamo sulla terrazza.
Piccolo aneddoto: la copertina di Dracme è la moneta con cui si celebrò la vittoria di Siracusa contro Atene nel 413 A.C., rappresentante appunto la ninfa Aretusa simbolo siracusano di cui abbiamo parlato nel commento precedente, che io ho fatto sostituire, dalle sapienti mani di Alfredo Maddaluno, con la mia faccia".
SUL SERIO
"Uno scorcio sulla zona industriale dalla Pizzuta, quartiere periferico di Siracusa in cui il protagonista di Sul serio continua a perdersi da sessantasei anni. In lontananza, dove ora si vedono i pontili del polo petrolchimico, c'era fino agli anni sessanta la costa più bella della nostra zona, con l'Etna sullo sfondo. La sera le luci delle industrie sono molto belle da guardare da questo punto, che è chiamato dai locali Brooklyn o New York per le suggestioni da metropoli notturna create dalle raffinerie".
PIPÌ
"La panineria di Antonio e Daniele è dove si consumano i 'pollo e svizzero' o i 'carne di cavallo truccato / per sfuggire alla polizia' che la musa di Pipì divora mentre i presenti muoiono di fame a guardare lei".
EMPIREO RISOLTI
"Se esiste un "empireo dei risolti sangue blu", come cita il testo della canzone, è sicuramente pieno di proprietari di ville al Plemmirio. È l’area marina protetta siracusana, banalmente preda dell’abusivismo edilizio. In foto, il mio amico Mirko Fanciullo, dj e socio del negozio di dischi in Ortigia, Malamore".
NARRAZIONE
"Stadio Nicola De Simone. È così che immagino le dinamiche dell'attivismo performante e delle tendenze social da parte degli zillennial e la loro narrazione a riguardo.
Più che la cura a costruire un pensiero critico mi sembra che su ogni questione ci sia piuttosto una moda, un'urgenza di etichettarsi, di apparire degni della tribù; un tifo figlio delle rivendicazioni degli ultimi decenni che finisce comunque a deformarsi in distanza, odio e rancori verso qualcun altro, motivo per cui alla fine c'è sempre qualcosa per cui avere paura di parlare".
COPRICOLORI
"Dalla verandina della grande capanna del Costeño Beach Hostel di Santa Marta, Colombia, guardavamo l’oceano oltre a un recinto di canne, da dietro il quale a un certo punto è spuntata questa che voleva a tutti i costi farci sentire come cantava".
MELO
"Questa nota audio e questa foto sono del 17 marzo 2022. Mi era appena venuto in mente questo giro facile facile, di un sacco di canzoni, ipnotizzante, infinito. Su quel divano di casa di Carlo ad Amsterdam, insieme ai miei amici Luigi, Stefano e Carlo Alberto, era appena nata Melo, che è il cane nero della mia zita Giorgia".
Pezzi della sera vede la partecipazione di: Lorenzo Pisoni al basso; Leonardo Varsalona alle tastiere; Stefano Ortisi sassofoni e tastiere; Marco Castello alla voce, alla batteria, alla chitarra classica e acustica, tromba e ai mix; Danny Bronzini alla chitarra elettrica; Mauro Refosco alle percussioni in Copricolori; Gigi Scialdone all'arrangiamento e direzione degli archi che sono stati suonati da Caterina Bianco, Francesca Masucci, Roberto Bianco e Pasquale Termini. Masterizzato da Giovanni Roma.
---
L'articolo Marco Castello: frammenti di un disco amoroso di Maria Stocchi è apparso su Rockit.it il 2023-11-22 10:30:00
COMMENTI (1)
Articolo molto piacevole da leggere! E' stato molto bello entrare nel mondo di Marco ancora più a fondo dopo l'ascolto del disco che, a mio parere, è uno dei progetti migliori che si trovano in circolazione da un po' di anni a questa parte. Una ventata di aria fresca che non stanca mai. Speriamo faccia strada senza perdere questa naturalezza che costituisce il suo punto di forza.