Libera è l'ep d'esordio di Le Marina, giovane musicista toscana che vive a Londra. Il suo debutto, contraddistinto da avvolgenti atmosfere trip-hop, stupisce, oltre che per la cura dei suoni – qua sotto potete vedere in anteprima il video di I'll never love you, uno dei pezzi che compone il disco –, per la maturità dei suoi testi, tanto che, con un volo nemmeno troppo immaginifico, l'ascolto ci suggerisce l'accostamento con un romanzo tra i più importanti degli ultimi anni.
Parliamo di Americanah, della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, pubblicato nel 2014 da Einaudi nella traduzione di Andrea Sinotti. Nonostante i chilometri – fisici e culturali – che separano Le Marina e Chimamanda Ngozi Adichie, entrambe le artiste sono state in grado nelle loro opere di occuparsi di questioni di identità, senza limitarsi a farne una questione di semplice appartenenza, ma collegandosi alla tradizione della filosofia scolastica. E al principio di non contraddizione: "A è A e A non è non A".
Sia Adichie sia Le Marina sono state in grado di descrivere, partendo dal presupposto che "A = A", un intero sistema di valori e di relazioni, un piano-sequenza sulla società. Ifemelu, la protagonista di Americanah, è prima di tutto una persona che ricostruisce faticosamente la propria identità che gli altri (la società, il mondo del lavoro, gli amici e perfino i suoi compagni) vogliono ingabbiare in definizioni ipso-facto: immigrata nigeriana, donna nera, giovane ragazza, studentessa attraente, americana di origine africana e così via.
Adichie rifiuta questi modelli di omologazione e, attraverso una prosa elegante e elastica, ci regala uno dei romanzi più intensi e importanti per comprendere la nuova letteratura contemporanea. Allo stesso modo, nelle parole di Le Marina il discorso politico si trascolora in un discorso di identità personale, dove il sound bipolare è lo specchio del suo essere. Utilizzando allora il filo dell’identità che tiene unite Libera e Americanah abbiamo fatto un esperimento: un track by track insolito, attraverso le frasi di un romanzo.
I Found A VHS
"Era gelosia, in effetti, quella fitta di disagio, quell’agitazione nello stomaco".
La frase citata, per quanto apparentemente banale, è un ottimo esempio per presentare la protagonista di Americanah, ovvero Ifemulu. Ifemelu è una persona che, come la descrive la sua stessa autrice, avrà pure tutti i difetti del mondo, ma li sa ammettere. Questo la rende speciale agli occhi degli altri al punto da suscitare imbarazzo, disagio, fino a vera e propria soggezione. Sentimenti che, declinandoli in musica, si provano anche nell’ascoltare I Found A VHS, brano caratterizzato da suoni bassi e profondi, che ci rimbalzano in testa e ci tengono artigliati alla sedia. Un inizio più ipnotico di così è difficile da immaginare.
Say It Sad
"Alcune notti soffiava un freddo vento pungente e Ifemelu lasciava la sua stanza dello studentato e si accoccolava vicino a Obinze sul materasso ad ascoltare i pini che ululavano fuori, in un mondo all’improvviso fragile e vulnerabile".
La seconda traccia dell’ep illustra la visione del romanticismo secondo Le Marina. Se presa in coppia con la successiva I’ll Never Love You, si capisce subito come per l’artista toscana l'amore non evochi decadenti visioni da romanzo galante o feuilleton ottocentesco, bensì sia spinta e spunto vitale, forza motrice, azione generatrice e, in alcuna misura, pure distruttrice.
I'll Never Love You
"Con tutta la sua gratitudine, provava anche un po’ di risentimento: per il fatto che Curt potesse, con poche chiamate, risistemare il mondo, far scivolare le cose nelle caselle desiderate".
I'll Never Love You è la miglior traccia di tutto l’ep, sia per la carica emotiva profusa da Le Marina che per produzione e arrangiamento. A completare il tutto ora c'è il video, che trovate qua sopra. Una di quelle canzoni che possono essere prese come cartine di tornasole per una fase creativa, se non addirittura per un'intera discografia. Seguendo questa linea di pensiero, la citazione da Americanah mostra lo stile di Chimamanda Ngozi Adichie in maniera più plastica, un continuo rimando tra dimensione personale e dimensione generale. Un piccolo episodio della vita di tutti i giorni può così diventare specchio di un’intera condizione identitaria. Guardando l'intimo videoclip del brano in questione, il parallelismo è ancora più evidente.
Dead End
"Ifemelu immaginava di baciarlo, nel modo in cui immaginava di fare cose che sapeva non avrebbe fatto mai".
Certe volte sia la letteratura che la musica sanno essere semplici. Questa accoppiata tra canzone ed estratto dal romanzo ne sono la prova: non ci troviamo di fronte a chissà quale sperimentalismo o soluzioni narrative squassanti, tutto è molto lineare e, proprio per questo, funziona benissimo. C'è anche una sfera molto personale che entra in gioco, e a tal proposito Le Marina ha dichiarato: "Ho lavorato da sola, sfidando di continuo le mie capacità. Volevo che, attraverso la sfera sonora e quella visiva, l’ascoltatore potesse calarsi nella mia personale ‘seduta di terapia’, riconoscendosi a suo piacimento nei miei momenti difficili. Il lavoro, infatti, è iniziato con una sorta di auto-analisi, nel silenzio del mio isolamento. I sei brani sono altrettanti passi verso la conquista della mia libertà, a lungo desiderata".
Trauma e You Decide
"Ifemelu le raccontò del senso di vertigine che aveva provato la prima volta che era andata al supermercato: avrebbe voluto comprarsi dei cornflakes, li mangiava anche a casa, ma nella corsia dei cereali si era trovata davanti cento confezioni diverse, un turbinio di colori e immagini che le aveva dato alla testa".
Questo passo è tra gli esempi migliori di tutto il libro del discorso a cui abbiamo accennato prima, ossia del rendere un episodio personale di valenza universale. Le due tracce che chiudono Libera, Trauma e You Decide, riflettono questa stessa generalità nell'unicità. La prima è un'accusa diretta a chi ci ha fatto soffrire, quelle ferite emotive in cui chiunque si può ritrovare, mentre la seconda ci ricorda come siamo noi per primi ad avere il potere di non far del male a chi ci sta vicino. In entrambe ci sono elementi intimi che riflettono una condizione in cui tutti, prima o poi, sono finiti.
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L'articolo Le Marina e "Americanah", quando l'identità non è appartenenza di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-06-03 13:42:00
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