Mattia Guolo meets Gemitaiz

Trovare la nostra delicatezza in un garofano, poco prima dell'apparizione di Cristo: da questa visione nasce una foto immaginifica al rapper romano, qui raccontata dall'autore dello scatto

© Mattia Guolo
© Mattia Guolo

Dentro ai tuoi occhi è la rubrica di Rockit che propone uno scatto dei maggiori fotografi della musica italiana, raccontato dalla prospettiva dell'autore. Oggi ad aprire il proprio archivio è Mattia Guolo, che ha scelto un suo scatto a Gemitaiz.

Milano, novembre 2020

Questa foto a Gemitaiz nasce nell'ambito di un mio progetto personale. A volte, insieme ai miei collaboratori e agli stylist con cui lavoro, mi capita di provare a contattare alcuni artisti che mi piacciono per scattare loro uno o due ritratti: un progetto senza motivi commerciali, nato solo dalla voglia di ritrarre.

Lo scatto è stato realizzata in collaborazione con Allison Fullin, stylist che si occupa di celebrities, che conosceva Davide e che era a sua volta interessata a lavorare a qualcosa insieme a lui. Abbiamo improvvisato lo shooting nel mio studio poco prima delle vacanze di Natale, a novembre, sfruttando l'occasione che Davide fosse a Milano per girare un video. Avevamo ipotizzato di realizzare un lavoro che fosse molto vicino alla moda e, durante la ricerca sui vestiti, con Allison avevamo individuato un completo di Vivienne Westwood.

Abbiamo cominciato a scattare molto liberamente, senza il fine di raccontare una storia legata alla musica o a un obiettivo commerciale, e lui si è prestato a questo gioco. Quando accadono eventi come questo, essendo slegati dal lavoro sul set è possibile scoprire e conoscere più in profondità i soggetti fotografati, forse perché anche loro sono più rilassati e meno concentrati sulla propria immagine. Abbiamo chiacchierato per quattro o cinque ore, in una bella sinergia.

Durante la giornata abbiamo lavorato anche con dei fiori tenuti in mano, per terra, appoggiati al corpo. Avevamo scelto di inserire il fiore perché mette in risalto una fragilità, un’anima diversa da quella da battaglia in cui viene in genere contestualizzata la figura di un rapper. Già in partenza Davide è una persona molto fluida e creativa, avevamo voglia di lavorare con la sua parte più leggera.

La scelta era ricaduta sul garofano: ero alla ricerca di un fiore a sua volta leggero, che non fosse carico di significati didascalici. Lui ha colto questa dimensione con molta naturalezza, era dentro le sue corde e ha accettato questo elemento. A un certo punto, Davide si è girato di spalle: era incorniciato nel blu del fondo, con questa giacca rossa e l'enorme tatuaggio del Cristo sulla nuca, un'immagine iconica. Ho immaginato una sorta di deposizione del Cristo: gli ho messo alcuni fiori dietro alla testa ed è uscito questo scatto, per me uno dei più belli che ho realizzato l'anno scorso.

Ho tenuto a parlare di questo scatto per la diversità con cui è nato. Fui colpito dall'intelligenza di Davide, dalla sua visione del mondo così particolare e diversa. È molto difficile trovare questa caratteristica in chi è dentro a questo meccanismo di auto-narrazione: accogliere anche la propria parte più delicata, che non significa essere deboli ma essere se stessi, senza dover sempre fabulare la narrazione stereotipata del rapper gangster o che comunque deve confrontarsi con la vita in maniera violenta.

In Italia è diffusa una forte rincorsa a voler essere sempre i più cool e innovativi, ma di fondo esiste un bigottismo molto radicato, una paura di abbandonare la propria zona di comfort per il timore di essere additati, il che porta a restituire un'immagine a volte diversa da quello che uno vorrebbe fare vedere di se stesso. Credo che Davide sia un ottimo esempio per le future generazioni di artisti che, anche dal punto di vista delle immagini, vogliano essere liberi. 

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L'articolo Mattia Guolo meets Gemitaiz di Giulia Callino è apparso su Rockit.it il 2021-02-20 12:23:00

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