Novantadue rullini Kodak pieni di fotografie
Alcuni non li abbiamo sviluppati mai
Inizia così il secondo brano dell'interminabile e generosissima scaletta che Max Pezzali assieme al suo direttore artistico Davide Ferrario –professionista "enorme" che si muove come un chitarrista pop punk revival, ma a poco più di vent'anni suonava già con Battiato – ha messo in piedi per questo interminabile e generosissimo tour nei palazzetti. 11 date sold out al Forum di Assago più un tot di palazzetti romani, tutti sold out, tutti accompagnati da un entusiasmo che ti scoppia in faccia.
Mica male per uno che fino a pochi anni fa aveva accrocchiato un trio con Nek e Renga, sia detto con infinito rispetto. A tal proposito, Max ha detto una cosa bellissima, commosso e un po' a disagio come solo lui sa essere: "Mi state dando emozioni e una gioia di vivere che non pensavo si potessero vivere a 57 anni. Avere successo oggi è ancora meglio che averlo a 25 anni". Non è scontato, così come non lo è chiudere lo show senza più musica sul palco con i propri musicisti, senza alcun tipo di posa da rockstar o distanza dal proprio pubblico. Un "noi" si crea anche così, forse soprattutto così.
Il pezzo di cui si parlava prima, che segue l'ottima trovata di fanservice di aprire con S'Inkazza, è Sempre noi, realizzato assieme a J-Ax come unico inedito dell'album Hanno ucciso l'Uomo Ragno 2012. Era il 2012, appunto, anche se quel pezzo trasudava 90s come una puntata di Bayside School. E, come nei 90s, Max Pezzali parlava alla prima persona plurale.
Lo ha rifatto numerose volte ieri sera nel corso di un live lungo più di due ore, in cui ha suonato quasi 40 pezzi, tutti hit o poco ci manca. Inni agli outsider del Ticino, inni di chi resiste o forse un po' c'è rimasto, inni a Cisco, inni ai tempi perduti, canzoni d'amore: il pronome di quasi tutte le canzoni era il "noi", come d'altra parte è stato per tutta la sua carriera.
Dai due in su, una collettività più o meno vasta, ma comunque sempre collettività. Se si pensa che una simile considerazione la si potrebbe copiaincollare per due icone dello stesso periodo storico come Vasco e Ligabue, probabilmente significa che quel famoso spirito dei tempi esiste davvero. E che non più di due o tre decenni fa sembrava andare in tutt'altra direzione rispetto a quella attuale, in cui, per lo meno basandosi sul parzialissimo osservatorio del rap italiano o della canzone sanremese, si nota davvero poco al di fuori di un disarmante e solipsistico "io".
A parlare di "noi" Max ha tutti i diritti e i motivi del mondo, visto quel che c'è sotto il suo palco. Un palco piccolo, con scenografie pop e minimali, che lascia ampio spazio a un parterre strapieno e a un incasso, immaginiamo, sbalorditivo. È un pueblo variegato e motivatissimo quello che riempie il Forum. La quota 35-50 anni è assolutamente preponderante, come inevitabile, ma ci sono e non pochi 20-25enni così come non mancano le famiglie: questa cosa della trasmissione genitori-figli è una componente imprescindibile della capacità di durare di un artista e del suo repertorio e con Max questa cosa è accaduta e continua ad accadere.
Ci sono coppie e coppiette che si baciano a profusione per assecondare la famigerata Kiss Cam di Come mai, gruppi di ragazze in stile addio al nubilato, signore con la bandana che dopo aver messo giù la videochiamata con i figli a casa si scatenano su Tieni il tempo e dicono a Max che lo amano, insospettabili body builder fomentati per la Regina del celebrità (uno dei tanti brani snobbati che riascoltato oggi, al di là della versione zarra proposta, suona molto più notevole di quanto si fosse intuito ai tempi).
Max, uno che non ha mai "cantato bene" in senso tradizionale e che sul palco non smette di mostrare quel disagio che è la sua cifra esistenziale, affronta tutti i pezzi con la stessa passione e voglia di condivire materiale che è effettivamente condiviso. Ma dove lo trovate un artista che può tenere fuori senza farsi troppe menate un capolavoro come Cumuli o pezzi come Lo strano percorso e che piazza un anthem immortale (no, non è un'iperbole) come Gli anni prima di metà scaletta?
Certo, ci sono momenti che non è semplice non definire cringe, come il toro meccanico di Bella vera o le AI di Con un deca e Rotta per casa di Dio. Ma fanno parte del personaggio, della sua storia e della nostra storia. Ogni critica va autocensurata. Ci sono poi sketch che sono invecchiati male. Il due di picche e le tipe che "se non facevi il romantico oggi quasi quasi ti dicevano facciamolo" oggi potrebbero non essere ben visti, per quanto ineccepibili da un punto del diritto al consenso. Su Non ci spezziamo fa tenerezza sentire andare quasi in extrabeat questo signore di 57 anni e vedere il fomento con cui un pubblico non troppo più giovane canta di banchi di scuola (ormai sono quelli dei figli) e professori che vogliono rovinarti la vita.
Ma, ancora una volta, è quel noi che ritorna (come ne La dura legge del gol, Rotta per casa di Dio, Con un deca e infiniti altri brani) e che fa sentire uniti. E poco importa se oggi quella gente ha la dermatite per lo stress, se con quei compagni di balotta con cui tutto 20 anni prima era magia oggi ci si manda al più qualche meme su wazzap e ci si becca a Natale. Se a casa ci sono i figli e la baby sitter è già costata più del biglietto del live, se i figli non arrivano, se non si vogliono e c'è sempre qualcuno che è pronto a farti sentire sbagliato o sbagliata per questo.
Tutto quello che Max canta è successo realmente, lui gli ha dato una forma, e farà per sempre parte di noi. E magari, per osmosi, pure di chi abbiamo messo al mondo (se lo abbiamo messo al mondo). E su quelle canzoni si azzarderà sempre con la lingua nella bocca altrui e pace se arrivati agli -anta non sarebbe più il caso, su Nord Sud Ovest Est partirà ancora un "brrrr ariba ariba" sprezzante del meno audace tra i sensi del ridicolo.
Che sia nostalgia, senso di appartenenza, necessità di definirsi o tutte queste cose assieme, poco importa. La cosa più importante è che ci sia ancora qualcuno in grado di tirare un filo tra le persone, oggi che la matassa delle nostre esistenze è così drammaticamente ingarbugliata e molto spesso recisa.
SCALETTA QUESTO FORUM NON È UN ALBERGO
S’inkazza (Questa casa non è un albergo)
Sempre noi
Non me la menare / Te la tiri / 6/1/sfigato / Jolly Blue
Rotta x casa di Dio
Hanno ucciso l’Uomo Ragno
Come deve andare
Gli anni
Sei un mito
Nella notte (versione Molella remix)
Non ci spezziamo
La regina del celebrità (versione Eiffel 65 remix)
La regola dell’amico
Una canzone d’amore
Come mai
Nessun rimpianto
Eccoti
Le luci di Natale
Me la caverò
Sei fantastica
Ci sono anch’io
Aeroplano
Nient’altro che noi
Io ci sarò
La dura legge del gol
Grazie mille
Nord sud ovest est
Bella vera
Tieni il tempo
Con un deca
---
L'articolo Nell'epoca dove tutto è "io", Max Pezzali canta quando eravamo ancora un "noi" di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2025-01-10 11:24:00
COMMENTI