Prima i fatti, poi le considerazioni: è uscito il singolo di Max Pezzali dal titolo In questa città, dedicato a Roma. La copertina è di Zerocalcare, che racconta l'esperienza con un post su Facebook piuttosto esplicativo.
Da una parte Max Pezzali, un pavese ex punk hardcore dagli ascolti abrasivi come Dead Kennedys e Crass, che da 30 anni è una popstar di successo, prima per tamarri di provincia e poi per tutta gli italiani, isole e ex detrattori compresi, grazie alla retromania degli anni '10 e alla tensione sempre più malinconica verso Gli anni d'oro del Grande Real. Dall'altra c'è Zerocalcare, l'uomo che ha cambiato le regole del graphic novel in Italia: vicino ai centri sociali, alla controcultura e poi superstar del fumetto, ore e ore di estenuanti firmacopie, romanzi sempre più intensi e riferimenti evidenti alla cultura pop in ogni suo disegno. Su una sponda Pavia, eterna provincia di Milano coi suoi cliché applicabili a tutte le provincie d'Italia, su quella opposta la Rebibbia antagonista. Più che una strana coppia, in fondo, sembra che ci sia una parabola comune a entrambi, che a volte sembrano diventati stelle loro malgrado.
Siamo andati a guardare i commenti social del post che abbiamo messo qui sopra e non tutti i fan di Zero hanno gradito la collaborazione. C'è addirittura chi va a ripescare una tessera del Fronte della Gioventù appartenuta a Max Pezzali a 14 anni (nessuna appartenenza in realtà, un episodio rocambolesco che spiega nella sua autobiografia). Per farla breve: Pezzali che parla di Roma e Zerocalcare che benedice con la copertina è un'operazione davvero singolare e quindi interessante, ma prima di buttarla in caciara occorre pensare al potere del guilty pleasure.
Anche i più francescani tra di noi commettono un peccato ogni tanto, e tra gli ascoltatori di un certo tipo quello più additato è il peccato di mainstream. Max Pezzali per tutti gli anni '90, insieme a Mauro Repetto prima e come solista dopo, ha incarnato il cantante più famoso tra la gente normale, quella che ascolta la radio senza andare a cercare cose troppo ricercate e che s'innamora di testo e melodia quando si sente rappresentata. La dote principale di Max e degli 883 è stata quella di descrivere la provincia per quella che era ed è: bar, amici, sogni mai realizzati, droga (Cumuli, che pezzone!), assenza di donne, assenza di fascino, grandi cazzate, grande solitudine, nostalgia.
Coi suoi testi ha "inventato" la moderna retromania, quel "si stava meglio prima" che è diventata la mappa dei quarantenni di oggi ma anche dei ragazzini a cui mancano epoche che non hanno neanche vissuto. Proprio la retromania fa da collante tra Pezzali e Zerocalcare, anche lui incline a parlare del presente utilizzando cartoni animati, videogame e feticci di quando era bambino. Non è il solo punto d'incontro: anche il personaggio autobiografico del fumettista, che è il protagonista di tutte le sue storie, si strugge di fronte a responsabilità, deadline, lutti, matrimoni e cambiamenti che capitano a lui e ai suoi amici. La compagnia anche dopo i 30 anni, così come ci ha insegnato Max.
E quindi può uno cresciuto coi Negazione ascoltare anche gli 883? Eccome, ma di nascosto. Breve storytelling: ho 15 o 16 anni, abito in provincia, sono schivo e timido, ma maledettamente desideroso di farmi degli amici. Gli unici che mi cagano sono una congrega di fan del black metal e quando uno di loro mi viene a trovare a casa sto ascoltando i Guns n' Roses (Use You Illusion 2, in vinile). In un quarto di secondo nascondo il disco e metto su To Mega Therion dei Celtic Frost, mostrando di essere attento alle radici dell'inferno. Oggi non me ne frega un cazzo, ma sono anche un uomo fatto, facile parlare. La musica è un codice di accettazione, specie nei primi anni di socializzazione teenageriale, e un po' ce lo vedo Zerocalcare a commuoversi per Ho pianto (dei Negazione) e poi, nella segretezza della sua cameretta, struggersi per una tipa ascoltando Come mai o dare ragione a Max quando canta Con un deca.
È un gesto di maturità ammettere di avere dei guilty pleasure, perchè una volta ammessi non sono più guilty, perdono la colpa e poi ti fanno sentire libero, non omologato. Ecco, In questa città, la canzone in questione, non è che brilli particolarmente e il video tocca anche qualche punta d'imbarazzo, ma se abbiamo perdonato a Max i video sui banchi di scuola a 40 anni, possiamo perdonargli anche questo. Chi è senza guilty pleasure scagli la prima pietra.
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L'articolo Max Pezzali, Zerocalcare e lo sdoganamento del guilty pleasure di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-11-12 10:45:00
COMMENTI (1)
E poi in "macerie prime" calcare afferma che Max gli ha insegnato a campare...più esplicito di così....