Volevamo verificare un assioma: si può ancora rimorchiare ai concerti? In fondo Tinder sta lanciando una versione festival della sua famosa app, per cui dovrebbero esserci dei margini. Nel caso più specifico, fosse andata bene, magari scriverci addirittura un wikihow: “How to hook up at the Mecna’s concert”.
Iniziava così l’articolo che stavo preparando prima di recarmi alla data d’apertura del mini tour di Neverland. Ma un imprevisto ha improvvisamente mutato la situazione, e non mi riferisco solamente al meteo ostile. Certo, non ero innamorato, ma il mio ritardo non è stato dettato dalla negligenza o dal poco rispetto. A qualsiasi ora di qualsiasi giorno, Trenord decide di mettermi i bastoni tra le ruote: un treno annullato e quarantacinque minuti di ritardo sono sufficienti per far passare una donna dall’entusiasmo al non seguirti più Instagram. E, soprattutto, a dirmi che al concerto di Mecna ci sarei andato da solo, perché che lei di aspettare sotto la pioggia non ne poteva più.
Non ne faccio un dramma. Sul 27 tiro un sospiro di sollievo: forse non me la sentivo di partire con questi presupposti euforici per un concerto del "rapper che fa piangere". E poi anche la pioggia sta bene come contorno. L’aspetto che ogni volta mi colpisce dei concerti di Mecna è l’eterogeneità del suo pubblico, un ensemble di persone diverso da quel che ci si può aspettare in una esibizione rap. Tante ragazze, com’era prevedibile, hipsteroni con la barba, fieri esponenti dell’indie e dell’itpop, vecchi mammut dell’hip hop con il cappellino da baseball ed i pantaloni larghi.
Corrado Grilli, aka Mecna, è stato spesso “rimproverato” d’ essere stato il primo interprete a portare l’autotune in Italia, cifra stilistica della trap, un genere che è generalmente accostato ai giovanissimi. Attratti forse dalla presenza del loro idolo Sick Luke, nel parterre fanno la loro comparsa i primi “piskelli”.
ll Fabrique di Milano è sold out. Non è la prima volta che assistito ad un concerto di Mecna, ma è la prima volta che assisto a un suo concerto accompagnato da una formazione che potremmo senza troppi problemi definire band. Uno show che non perde la sua cifra intimista, pur risultando sicuramente più movimentato, diverso da quelli cui ci aveva solitamente abituato. Corrado attacca con Fuori dalla città. La prima parte del live è totalmente imbastita sulle canzoni del suo ultimo lavoro, una scelta probabilmente dettata da motivi tecnici.
Conclusa , Luke torna in balconata, per poi far capolino sul palco in chiusura. Su Si baciano tutti invita i presenti a limonare. Non ho solamente perso il mio +1, ma, in questa marea di folla, non riesco nemmeno a trovare i miei amici. Una muraglia umana m’impedisce di raggiungere l’area fotografi. Passo la serata con una coppia di lesbiche innamoratissime che mi rivolgono parola scambiandomi per Marco Maccarini. Mi porgono il loro Vodka Red Bull, insieme sbraitiamo il repertorio che ha reso celebre il rapper foggiano.
Il locale però non è d’aiuto, tant’è che con altri presenti concordiamo che l’ultimo concerto all’Alcatraz sia stato più toccante, grazie all'empatia che solamente una location piccola può regalare. Il sound, rivisitato dalla presenza di Valerio Bulla (chitarrista de I Cani) e dal sodale Cianci, mi galvanizza parecchio, ma, tra palco basso e piloni, da qualsiasi posizione era praticamente impossibile godersi adeguatamente l’esibizione. Il calore non manca, in particolare quando Mecna esorta il pubblico a desistere dal registrare video ed usare i cellulari come moderni accendini per accompagnarlo in un vero e proprio karaoke su Superman.
Neverland ci ha restituito un Corrado diverso, più aperto, più positivo, nelle strofe quanto nel sound. Ed è proprio questo il punto, certo, le canzoni di Mecna parlano principalmente di relazioni, ma, ammettiamolo, non è mai stato il miglior artista per rimorchiare. I testi di Mecna vertono principalmente su storie finite, su amori impossibili. Forse è meglio recarsi ad un suo concerto per piangere, per liberasi catarticamente. Si possono condividere le sventure sentimentali con un amico caro, al massimo prestare la spalla per piangere alla ragazza che ti aveva friendzonato. “Non scrivere un disco se non stai soffrendo” (cit). Forse bisogna vivere una sventura anche per godersi al meglio un concerto di Mecna.
“Dove stai con chi sei non so più se mi manchi, è passato sto treno e non credo ripassi”. Parte Pazzo di te e iniziano le lacrime: per la prima volta ad un concerto di Mecna, lacrime di pura gioia. Non ci resta che cantare, che bella la musica triste “Non voglio difendermi io che ho imparato a dimenticare ricordi quando ero pazzo di te adesso invece mi prendi male”. Come farsi scaricare a mezz’ora dall’inizio del concerto di Mecna.
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L'articolo Ho cercato di rimorchiare al concerto di Mecna (ed è finita malissimo) di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2019-11-07 00:00:00
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