"Che bello rivederti!". "Quanto tempo!". Sono queste le frasi che sento ripetute più spesso. L’aria di ripartenza riempie Bari e le sue strade così come le persone, gli addetti ai lavori che si incontrano dopo tanto, in occasione del Medimex, la fiera organizzata da Puglia Sounds che ogni anno fa il punto dello stato della musica in Italia intesa come industria, come reparto professionale, come lavoro. Qualche anno fa il claim della conference era proprio "La musica è lavoro", e ora, dopo un'edizione digitale e una ibrida, tutte le professionalità che lavorano, appunto, a questo evento tornano in campo, raddoppiando anche l’impegno: Taranto, circa un mese fa, e Bari, adesso.
Atmosfera completamente diversa da quella che ho vissuto un anno fa a Taranto, in versione ibrida, con i posti a sedere uno-sì-uno-no e le mascherine obbligatorie: già dal van che mi accoglie a Bari, vedo musicisti e operatori del settore che, felici di essere tornati in gioco, si invitano l’uno all’evento dell’altro. Panel, incontri, scuole di musica, mostre, live show: Medimex è un qualcosa di diffuso su tutta la città, che la trasforma in un laboratorio a cielo aperto di dialogo e musica. Vengono messe in rete le professionalità più disparate nei panel all’Ex Palazzo delle Poste, ora sede dell’università, e mentre all’esterno si stappano bottiglie per i 110 e lode dei neolaureati, dentro si fa il punto sull’indennità di disoccupazione, sul diritto d’autore, sulla blockchain e gli NFT, sui diritti connessi e il copyright. Questioni tecniche, sì, ma anche fulcro di un meccanismo produttivo che si sta riprendendo anche dal punto di vista economico.
Alcuni mestieri della musica sono necessari per immortalare un epoca, rendere storico un momento, eternare una carriera. È ciò che ha fatto Denis O’Regan con i Queen, con le fotografie di Wembley come iconografia di una carriera sfavillante ma, per me, anche e soprattutto poster attaccati alle pareti della mia stanza. O’Regan ha incontrato fan e appassionati alla presentazione della mostra allestita presso lo Spazio Murat, raccontando aneddoti sulla band e sul frontman che ha ridisegnato la figura della rockstar, un physique du rôle arrivato a noi proprio tramite gli scatti di O'Regan, che ha seguito la band nel pieno degli anni '80. "Quello che non si vede nel film Bohemian Rhapsody è che Freddie diceva tante parolacce, ma anche quelle erano dette con dolcezza, sembrava un comico, più che un cantante", spiega il fotografo. "E fuori dal palco era profondamente timido, parlava poco... ma quando parlava diceva parolacce".
La foto più iconica della band, a detta dell'autore, non è la posa plastica sul palco di Wembley o Freddie con il mantello e la corona, bensì una foto in cui i Queen nemmeno si vedono, ma sono in un elicottero in arrivo al palco di Knebworth, per quello che sarebbe stato l'ultimo concerto del Magic Tour, ma anche l'ultimo concerto dei Queen con Freddie. Le mie lacrime, però – scusate, sto invecchiando – sono tutte per una immagine in cui Freddie nota la camera di O'Regan mentre suona il piano, e gli dedica una linguaccia: "Quello non era Freddie, il frontman, era Fred, il mio amico. Non mi chiamava nemmeno Denis, ma Doris, era una cosa che gli faceva ridere".
Una volta terminate le lacrime per le foto dei Queen e di Freddie, sono iniziati gli incontri d'autore, con Gino Castaldo a raccontare Giovanni Truppi, ennesimo indie hero con l'ingrato compito di rappresentare la scena alternativa sul palco dell'Ariston, prima di raggiungere il compare Ernesto Assante per l'incontro con Mick "Woody" Woodmansey, leggenda della batteria, uno degli Spiders from Mars di David Bowie. Un musicista che ha contribuito a definire il suono dei primi anni della carriera del Duca Bianco, vivendo nella stessa casa, scambiandosi pezzi di carta con i bozzetti dei costumi della tournée di Ziggy Stardust. A lui Bowie disse: "Questa la cominci tu", per affidargli l'inizio e la fine di Five Years, che Woodmansey ha anche suonato dal vivo sul palco del teatro Kursaal Santalucia. Una giornata tra due eroi rock 'n' roll, figure mitologiche ai margini del palco, degli artigiani che hanno visto i giganti crescere e diventare leggende. Apro Instagram: mi vedo in una foto che O'Regan ha fatto agli avventori della mostra. Io, in un post del fotografo dei Queen. Chissà se fa curriculum.
La seconda giornata è tutta un' attesa. Il giovedì è il turno dei Chemical Brothers, con il palco pronto ad ospitarli tra la fiera del Levante e il lungomare. L'attesa si srotola tra il keynote sul futuro della musica dal vivo tenuto da Claudio Trotta – patron di Barley Arts – e il panel sull'ecologia che vede insieme i rappresentanti di Legambiente e Fridays For Future con Francesca Michielin, da sempre interessata alle tematiche ambientali. In tempi di polemica per i concerti sulle spiagge, i ragazzi di Friday For Future incontrano Francesca, felicissimi che finalmente si dialoghi di soluzioni realistiche per rendere sostenibile la musica dal vivo. Fuori fa caldissimo e tra poco me ne accorgerò: è ora di andare al palco. Nella navetta, a sorpresa, incontro Bugo, venuto fin qua per incontrare i ragazzi dei Musicarium – i corsi professionali – e di Medimex Music Factory, il corso di songwriting in collaborazione con Sugar, come hanno fatto negli altri giorni anche Sissi e Raphael Gualazzi. Ho fatto il viaggio in navetta verso il concerto dei Chemical Brothers con Bugo. Chissà se fa curriculum, anche questo.
Sotto il palco, al tramonto, alcuni fan dei Chemical Brothers affrontano il caldo, i primi degli 8000 che riempiranno la Rotonda in via Paolo Pinto per uno show memorabile. Il concerto con i volumi più alti che io ricordi in vita mia inizia con la scritta "Hold tight Bari" sugli schermi e vede Ed Simons e Tom Rowlands districarsi su un'astronave di macchine e sintetizzatori, mentre enormi schermi sul fondo e sui lati del palco proiettano visual che portano lo show su altro livello audiovisivo rispetto al canonico live elettronico, più simile alla sonorizzazione cinematografica. Ballerini, immagini di robot, libellule, grafiche futuristiche delicate e fortissime, luci integrate nel ledwall, come se i personaggi sparassero laser sul pubblico direttamente dalle dita, creando un effetto così naturale da sembrare realistico ed esaltante per la platea di Rotonda Pinto.
La scaletta non ha momenti di pausa, perfettamente sincronizzata con visual e luci, senza molto spazio all'improvvisazione ma con una precisione chirurgica. Da Block Rockin' Beats fino a Galvanize, passando per Hey Boy, Hey Girl – dove addirittura io, notoriamente restio al movimento, mi sono lasciato andare a qualche passettino – con una teatralissima conclusione su bis con immagini sacre. E mentre in questa cattedrale dance, 8000 fedeli danzano fino all'ultima nota, io zompetto tra zona stampa per godermi il live e il backstage dove ho la fortuna di fare la fila al cesso con Diodato. Chissà se fa curriculum anche la fila al cesso con un vincitore di Sanremo. Glielo chiedo: "Sì, mettilo in curriculum, ti autorizzo io". Grazie Antò.
Proprio a Diodato, insieme a Michele Riondino, tocca la conferenza del venerdì mattina sulle music commission, insieme a Michele Emiliano e Nicola Zingaretti, governatori di Puglia e Lazio, regioni capofila nella nascita di enti statali volti ad aiutare le nuove generazioni di musicisti e lavoratori del comparto musicale: due regioni collaborative anche negli showcase di queste sere, che hanno ospitato band di Puglia Sound e Lazio Sound. "Dobbiamo dare bellezza per ricevere bellezza", dice Diodato riguardo l'approccio che la regione ha sull'arte, gli fa eco Emiliano felice per la buona riuscita del concerto: "Sono orgoglioso di 8000 ragazzi che si divertono senza nessun problema, anche se ho sentito qualcuno intento in qualche attività particolare", immagino si riferisca all'odore di "sigarette simpatiche" che ogni tanto è salito nell'aria. Qualcuno in conferenza ridacchia e lui continua: "Oh, io sempre sbirro sono".
L'ultimo incontro della giornata è riservato a quattro personalità diversissime che si susseguono in una lunga serata con Assante & Castaldo. Rancore racconta il proprio Xenoverso e l'universo sotto il cappuccio, Shablo viaggia fino a ripercorrere le origini argentine e la passione per la lingua napoletana. Assante definisce Magica Musica "senza dubbio il disco più bello degli ultimi due anni in Italia", facendo arrossire Venerus, che scava tra le motivazioni per cui scrive canzoni in una intervista commovente: "ho passato più tempo a pensare di scrivere canzoni che a scriverle, ora la mia fissazione sarà cercare la canzone che ancora non ho scritto". A chiudere questa serata è chi ha aperto la giornata, Diodato, che fa anche ascoltare il provino in finto inglese di Fai rumore e gioca con le espressioni di quando viene raggiunto dall'epifania di una nuova canzone.
Panel, concerti, showcase, laboratori tecnici e un grande concerto hanno letteralmente riempito la città, colorata, piena, caldissima climaticamente ed emotivamente anche con gli ospiti venuti a far scorrere di nuovo l'energia del comparto industriale della musica tra le vie della città intera. Mi tornano in mente le parole di Diodato: "Dare bellezza per ricevere bellezza", poi la scritta sugli schermi dei Chemical Brothers che chiede alla città di tenere duro. Tieni duro, Bari, che se il Medimex ti ha dato tutta questa bellezza, chissà quanta te ne tornerà indietro.
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L'articolo Medimex 2022: la Bari più bella è quella che tiene duro di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2022-07-19 10:00:00
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