"Sto qua, non mi muovo. Io la musica la vivo così: ho bisogno di tempo per entrare in clima". Sono le 9 di sabato mattina e sento pronunciare queste parole sul lungomare di Taranto – proprio sopra a una passeggiata dedicata al grande giornalista Alessandro Leogrande –, dove fa già un caldo assassino. Sarà una delle costanti della settimana di Medimex, capace di mettere alla prova un po' tutti e pure Thom Yorke, che quella stessa sera, in una delle sue numerose esternazioni da "italiano acquisito", si lascerà andare in un "what a fucking caldo!"
La ragazza che ho davanti, e che non ha nessuna intenzione di spostarsi di lì, ha una trentina d'anni e i capelli rosso fuoco. Ha posizionato un telo sul pavimento, subito fuori dalla transenne che delimitano l'area del main stage. Tra 13 ore circa su quel palco saliranno Thom Yorke e Jonny Greenwood, accompagnati dal batterista dei Sons Of Kemet Tom Skinner. Aspetterà.
"Giro tutta l'Europa per andare a sentire musica, è la mia più grande passione. Sono di Brindisi, e quando c'è un evento di questo tipo a casa mia la gioia è doppia. E pure l'orgoglio", spiega. La incontro di nuovo attorno a mezzanotte, in mezzo ad altri seimila fan dei Radiohead, entusiasta per un concerto che, nonostante il "fucking caldo", è stato estasi pura.
È la grande forza degli Smile, e la grande forza di Medimex: due testimonianze assordanti che "il futuro non è scritto", nemmeno in un mondo, quello della musica (live e non solo), in pieno delirio di onnipotenza, vittima della propria stessa curva di crescita e del trionfo dei data analyst. Si sono trovati e si sono piaciuti, gli Smile e Medimex. Durante la pandemia Yorke e soci si sono inventati una nuova band per concedersi un po' di "decrescita felice" e tornare a suonare in giro senza doversi sobbarcare il carrozzone dei Radiohead. Medimex da anni porta avanti con convinzione l'idea che i grandi eventi si possano fare anche fuori dai grandi centri, che le istituzioni possano e anzi debbano fare la propria parte, che il ritorno di iniziative come queste sul territorio sia semplicemente inestimabile.
Non sono solo gli Smile – ho sentito più di una persona in coda per una Raffo dire emozionata: "ti rendi conto che ci sono i Radiohead a Taranto" –, tutto quanto qua è ad alto tasso di valore aggiunto. Domenica sera, davanti ad altri seimila spettatori paganti, si sono esibiti su quel palco Jesus and Mary Chain – una delle band più influenti di sempre per la scena alternativa – e i Pulp, alla loro unica data italiana dopo essere stati acclamati al Primavera. Per l'occasione Medimex ha venduto ticket in oltre 30 Paesi, anche fuori dall'Europa. L'orgoglio di chi vede "il mondo" arrivare a casa propria, il mondo che si spinge fin qui mosso dalla qualità della sua proposta artistica.
Già perché, oltre a essere la "città dei due mari", nel frattempo Taranto è diventata la "città dei festival". Basta fare un giro per la città – dal rione Tamburi, il più prossimo all'ex Ilva, al ponte girevole, da via d'Aquino alla Città Vecchia che fece innamorare Pasolini – per trovare i manifesti di numerose manifestazioni, come Cinzella oppure Ultrasuoni. Cultura chiama cultura, e se c'è un posto in Italia che ne ha bisogno è proprio questo, con tutto quello che ha passato e sta continuando a passare.
C'è un altro posto che testimonia la vitalità di questo posto, e la sua unicità. Spazioporto è nato nel 2013, sull'onda delle mobilitazioni che hanno portato alla nascita del Primo Maggio tarantino. Sono 500 metri quadri in cui si fanno varie attività, e che in questi giorni ospita gli showcase di Medimex. Un posto dove la musica si sente davvero bene (no, non è un dettaglio o meglio non dovrebbe esserlo per un live club), in cui per tre sere si sono alternati numerosi artisti e band del territorio e non. Varie le piacevoli scoperte, su tutti i Comrad, la band di Giò Sada, local hero passato dalla vittoria di un vecchio X Factor ai palchi di provincia senza perdere un filo di cazzimma.
Anche con 40 gradi all'ombra – tanto più problematici per la folta delegazione milanese di cui facciamo parte, visto che qui da noi quest'anno l'estate si è scordata di cominciare –, tutti hanno voluto godersi a pieno un evento diffuso in varie aree della città. Al Teatro Fusco si sono tenuti gli incontri più partecipati e la visione di un film (figo) dedicato a Marc Bolan, in università i momenti di formazione (tra cui quelli organizzati da Rockit dedicati a podcast e digital fanzine, ve ne parleremo nei prossimi giorni), al conservatorio i campus di scrittura e il tutoring con i giovani artisti.
Una menzione per i Santi Francesi, tra i più attesi, protagonisti di un talk molto interessante, e per il videomapping dedicato all'AI (il tema dell'edizione) che ha colorato e fatto risuonare in notturna la facciata del Castello Aragonese. Infine impossibile non citare Bob Gruen, artista che ha cambiato il linguaggio della fotografia musicale dagli anni '70 e che è stato ospite di Medimex per presentare la sua mostra dedicata a John Lennon, con cui ha condiviso gli anni newyorkesi. Gli scatti dell'ex Beatles sono stati la chicca di questa edizione, anche e soprattutto per il posto in cui si trovano: il MArTA, uno dei musei archeologici più importanti del Sud Italia.
Gli scatti rimarranno lì fino al 14 luglio, offrendo, per chi lo vorrà, un ottimo pretesto per tornare a Taranto, una città che sta riscrivendo il suo posto nel mondo grazie alla musica. In alternativa c'è già una nuova data per il prossimo Medimex, che torna a Taranto dal 17 al 21 giugno 2025. E pazienza se farà ancora "fucking caldo".
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L'articolo Medimex 2024: la musica reinventa le città di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-06-24 12:57:00
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