MEI 2003 intervista con Giordano, l'organizzatore.



Già si volge lo sguardo al 2004, già ci sono le date: 27 e 28 novembre 2004. Con Giordano Sangiorgi, organizzatore del Mei, un'intervista fiume su quanto fatto nel 2003 e su quello che si può fare nel 2004...

A qualche giorno di distanza dal meeting, come è andata? A noi è sembrato che ci fosse un sacco di gente, ci dai qualche numero di quest’anno? Affluenza del pubblico, numero di espositori, concerti...

Intanto vi ringrazio per le belle parole dedicate al Mei (quelle nella colonna a dx, ndr). Anche per me è così e quest'anno il dopo Mei, nonostante i giusti e doverosi suggerimenti che ci hanno fatto in tanti, utili a fare un Mei ancora migliore e al servizio del panorama della nuova scena musicale italiana, è stato ancora più bello. Ci sono arrivati veramente tanti attestati di stima e ringraziamento che mi hanno ripagato del "duro lavoro" (non è un modo di dire, è proprio così) che ci facciamo, insieme a Roberta e agli altri dello staff del Mei, per portare a conclusione una "missione" veramente difficile come è quella del Mei. Comunque, è proprio così, è stato veramente bella questa grande partecipazione di pubblico. Possiamo veramente dire di aver fatto incontrare tutto il settore della produzione indipendente -non solo il live, ma soprattutto la parte di produzione discografica e anche tutto ciò che ci gira intorno- con un pubblico ampio e di massa. Siamo aumentati di un 30 per cento circa, abbiamo allargato le iniziative anche al Teatro Masini e nella Città di Faenza , che ha ben accolto questa novità, e quindi possiamo dire di aver sfiorato le ventimila presenze complessive, dei quali circa i 3/4 sono operatori del settore. Gli espositori si avvicinano ai 250 e le bande e gli artisti che si sono esibiti sono stati più di 300 più o meno...

A molti, in questo Mei sembra stia svanendo quel fascino e quella accessibilità degli spazi che c'era all'inizio... In particolare mi riferisco ai prezzi degli stand e del biglietto d'ingresso. Si dice che siano troppo alti. Nell'ottica di crescita del Mei è fattibile abbassare i prezzi e magari dare spazio a più partecipanti, espositori e pubblico?

Devo dire che anche noi come organizzatori abbiamo avuto questa sensazione. D'altronde, senza eccessi, ci siamo organizzati un po' meglio. E poi ci sono le facce delle persone -migliaia- che incontriamo che ci raccontano quanto si siano coinvolti positivamente trovando ciò che volevano, ma soprattutto ci sono i dati: le richieste di stand sono talmente alte da parte dei più piccoli produttori che molti purtroppo anche quest'anno li abbiamo dovuti lasciare senza spazi, non c'era più posto. I tanti che ci dicono che sono riusciti a vendere molti dischi rientrando di quanto speso e tante altre cose. Vorranno pur dire qualcosa... Gli spazi costano veramente poco-molti hanno pagato fino a solo 75 euro al giorno- rispetto anche a quanto costano a noi e tenendo conto che molti vengono dati ai "media" (grandi e piccoli senza differenze) grauitamente affinchè possano venire e poi raccontare -come stiamo facendo adesso- ciò che avviene al Mei e ciò che fanno tutte le realtà presenti. La stessa cosa vale per l'ingresso: sono infatti tantissimi gli operatori coinvolti -prova a pensare a un tot di pass per ogni espositore e band- e quindi i paganti sono una quota molto, ma molto più bassa delle presenze, tieni conto che regaliamo anche moltissimi biglietti attraverso radio, siti, giornali e tv, promuoviamo sconti e tante altre agevolazioni. Quindi per noi la media è molto più bassa e quindi -lo vediamo dalle adesioni di ogni genere che sono in forte aumento- ci sembra di mantenere un giusto equilibrio. In certi spazi si paga la stessa cifra tra l'altro solo per vedere uno solo dei tanti live che proponiamo. Pero', è evidente che se trovassimo qualche sponsor e istituzione fortemente interessata a patrocinare con forti risorse la manfiestazione saremmo più che inteeressati ad abbassare i prezzi perchè vuole dire avere ancora più attenzione da parte del pubblico che è quello che noi vogliamo. Su questo infatti bisognerebbe ragionare: come mai questi eventi non trovano l'attenzione che meritano da parte degli enti pubblici -che sostengono invece tutto il resto dell'attività culturale del nostro paese- e neanche da parte degli sponsor privati?
Bisognerebbe incentivare i media a creare un circolo "virtuoso" per attrarrre queste risorse , ma purtroppo andiamo verso una società mediatica in cui si fa notizia se si è volgari e deficienti come ci raccconta ogni giorno la tv piuttosto che se si lavora sodo per qualcosa di costruttivo. E per il Mei si pone il problema del bilancio che alla fine è sempre in rosso.

Il Premio Italiano della Musica Indipendente è stato assegnato a Yuppie Flu, Casinò Royale, Baustelle, Perturbazione, Amerigo Verardi e Homesleep: credo che questo premio rispecchi abbastanza l'anima indipendente del Mei... l'anno prossimo sarebbe bello dare più spazio a questo premio, adesso un po' oscurato da quello dei videoclip, magari invitando qualche personaggio più famoso ma realmente indipendente... penso magari a Beppe Grillo che comunque è affine al mondo musicale e artistico anche per la sua presenza nella lista Ideasiae...

Sì, è così. Tra l'altro devo dire che la prima edizione del Premio è andata proprio bene, è stata azzeccata, ci hanno risposto un centinaio di giornalisti e redazioni e quindi abbiamo avuto da subito un bel coinvolgimento. è un Premio che non potrà che crescere visto che già quest'anno ha fatto il pieno in sala. Sono d'accordo con quello che proponi: d'altronde lo stiamo facendo in parte da due edizioni, abbiamo avuto personaggi, del mondo dei media e dell'informazione, veramente liberi e indipendenti, capaci di mettere in contatto diversi mondi e culture. Quest'altr'anno ad esempio ci piacerebbe avere sicuramente tra gli ospiti Marco Paolini e Milena Gabbanelli per segnalare come la musica indipendente possa crescere se si mette in contatto con l'informazione indipendente e le altre arti indipendenti. Ma poi ci sono altri momenti belli e indipendenti del Mei: penso al Premio Videoclip Indipendente andato ai Sud Sound System e con altri quattro bei videoclip vincitori: da Al Mukawama agli Zero Assoluto, dai Derozer a Mario Venuti fino alla segnalazione dei Radiofiera, una qualità veramente eccellente. E poi penso ai festival per emergenti con i riconoscimenti andati a Voci per la LIbertà, MusicAlivE, Jestrai Rock Festival che sono momenti importanti di costruzione di progetti che valorizzano la musica più underground. E penso ai concerti di Franco Trincale, di quelli del Premio Punkadeka con Banda Bassotti, Raw POwer e Persiana Jones, al franco dibattitto sul Tora! Tora! realizzato grazie alla disponibilità di tutti gli artisti coinvolti e della Mescal - unaltro bel momento importante- , di quelli della trasmissione "Laratro" con i Folkabbestia e altri, dell'apertura con un concerto dedicato a De Andrè al Teatro Masini curato dai Rosaluna, degli artisti proposti dalla Tour de Force, dalla bella esibizione di Alice, Mauro Pagani, Pinomarino e Otto Ohm e di Riccardo Sinigallia, dei cd presentati da Storie di Note e Il Manifesto, dei begli incontri letterari realizzati da John Vignola e Domenico Mungo e da L'Isola che non C'era, dei bei premi per il miglior album strumentale, per il migliro sito web e per l'album d'esordio e tanto altro ancora che mi spiace qui nonh citare ma sarei veramente noioso... Insomma, come vedi l'anima indipendente del Mei c'è stata un po' dappertutto, soprattutto nei tanti concerti improvvisati negli stand e nei tanti che aprivano banchetti improvvisati nel piazzale del Mei...
Il Mei è stata una vera e propria oasi di libertà per due giorni.

Il premio videoclip indipendente è quello che riscuote il maggior interesse, anche se raccoglie il maggior numero di critiche, ci elenchi brevemente a chi sono andati i premi del videoclip indipendente e per cosa? secondo noi è il premio videoclip è quello che ha meno l'intenzione di essere indipendente e quindi è il ponte che collega il Mei al mondo più commerciale... è così?

Oltre a chi è andato il premio per il videoclip indipendente (che ho detto sopra): vi invito a vedere il videoclip dei Sud Sound System, un vero e proprio gioiello di cinematografia raccolta in cinque minuti di clip, ma erano altretatnto belli almeno un'altra decina di clip indipendenti, oltre a quelli che hanno vinto a dimostrazione che anche questo è un settore vitale e creativo che ha ancora più bisogno di essere sostenuto perchè ottiene veramente molta meno visibilità rispetto alla musica indies. Anche per questo ci sono stati tanti riconoscimenti speciali che sono serviti, oltre a dare dei giusti riconoscimenti artistici, a creare un ponte tra "indipendenti" e "mainstream" nel settore. La presenza di Ligabue, su tutti, credo abbia sancito non solo questo ponte, ma la necessità di fronte alla strategia delle cinque majors di fare un "fronte comune di resistenza culturale della musica italiana" contro l'invasione del "pop globale", quello proposto dalle "cinque sorelle del disco" che vorrebbero uniformare e omologare i gusti musicali di tutti i consumatori del mondo "asheierizzandoci" definitivamente. Pensa che bello per la loro industria: con un solo singolo vendi in tutto il mondo rifilando una stessa canzone, uno stesso stile e uno stesso modello ai giovani di Toronto, Sidney, Siracusa e Copenaghen. Con un solo investimento, che per tendere all'omologazione deve per forza abbassare il livbello di qualità e di contenuti, si può ottenere il massimo del profitto: una cosa impensabile anche solo fino a pochi anni fa, quando per ongi tipo di pubblico andava fatto un certo tipo di disco e di prodotto se si voleva sfondare in altri mercati. Ma è una strategia pericolosissima che tende a cancellare le culture nazionali e regionali della musica -così come tenta di fare McDonald con il cibo- : a questo tutti insieme dobbiamo opporci facendo valere invece tutta la nostra produzione -naturalmente contaminata e incrociata con le culture musicali degli altri paesi-, poi ognuno farà il suo gioco ogni giorno autonomamente, ma insieme possiamo contribuire per la durata del Mei a tenere alta l'attenzione verso la nuova scena musicale italiana, che è viva ricca e vitale e che deve continuare ad esistere perchè una forma di arte e di cultura che non potrà mai essere assoggettata al marketing da saponetta alla quale vorrebbero ridurlo le majors. Per fare questo pero', al di là dlele differenze che ci sono, tra le più diverse esperienze, è necessario fare un "fronte comune di resistenza" altrimenti si rischia l'omologazione...

Audiocoop, il coordinamento delle etichette indipendenti, è una struttura "figlia" del Mei, la cui idea è nata ed è stata coltivata durante i meeting degli anni passati. Ci racconti qualcosa dei successi che ha ottenuto quest’anno e di quello che può fare?

AudioCoop, che raccoglie un centinaio di indies e che ha fatto una sua assemblea molto partecipata proprio al Mei, ha fatto fino ad ora da "portavoce" al mondo delle indies. è un lavoro duro e poco gratificante, dietro le quinte e che viene fatto da tutti a titolo assolutatmente volontario. è intervenuto sulla Legge sulla Musica, che è finalmente ora di fare per dare un sostegno a uesto importante settore culturale del nostro paese che è la musica popolare contemporanea, ha scosso il mondo delle majors invitando ad abbassare i prezzi dei cd a favore dei consumatori, ha richiesto a gran voce maggiore attenzione per il disco come prodotto culturale (abbassando l'Iva, valorizzando l'export, sostenendo la nostra musica nei palinsesti dei grandi media radio e tv interessati solo ai prodotti più esterofili e commerciali, etc.) ma soprattutto -tra le tante cose- ha partecipato postivamente alle elezioni Siae raccogliendo un migliaio di voti circa che hanno permesso la vittoria della lista che ha portato un indipendente nel CdA della Siae e in un proficuo rapporto con la Siae è riuscita finalmente ad ottenere un riconoscimento come Associazione (oltre alla Fimi che rappresenta la grande industria discografica e l'Afi che rappresenta quella più storica) per la ripartizione sulle quote dei diritti sulla copia privata raccolti dalla Siae appunto. Questo ha permesso ad un'ottantina di indies aderenti ad AudioCoop di ottenere il riconoscimento di poter avere fondi e tra queste oltre una quarantina di realtà discografiche indipendenti -relativamente all'anno 2001- si sono visti assegnare fondi -è successo nell'agsoto di quest'anno- che fino all'anno scorso andavano solo alle due grandi associazioni della discografia. Come vedi, insieme si puo' fare qualcosa a favore di tutti e della crescita del settore indipendente, anche oltre al Mei lavorando tutto l'anno al servizio della musica indies ed emergente. Uno dei prossimi obiettivi deve essere quello di riuscire ad ottenere fondi dal Governo e dalle Regioni per sostenere la musica del nostro paese, come è giusto, oltre a tutte le altre atività di cultura e spettacolo che già sostengono.

Per l'anno prossimo potrebbe essere interessante inserire nel contesto del Mei alcuni argomenti nuovi, tra questi il no-copyright e tutta quella scuola di pensiero legata alla contro-cultura, al no global, ad uno sviluppo alternativo del commercio che forse dovrebbe rientrare in un Meeting di "indipendenti".

Sì, sono d'accordo, ma purtroppo non riusciamo a fare tutto. Comunque questi sono temi che in parte siamo riusciti già a far entrare nel dibattito del Mei. Pensa all'inaugurazione fatta lo scorso anno con Heidi Giuliani e quest'anno con Michele Santoro, due rappresentani evidenti di un pensiero "no global" nel senso più ampio del termine. Lo stesso Mei è nel senso più ampio del termine un raduno di "no global" musicali che contrastano il progetto delle majors di "mcdonaldizzazione" della musica e promuove progetti alternativi del commercio discografico e modelli diversi di proposta musicale. è certo che il Mei quest'altr'anno si dovrà allargare ulteriormente, -dovranno secondo me aumentare ancora gli spazi espositivi e musicali, ma nel senso più orizzontale dle termine, mantenendo prezzi bassi e accessibili, aumentando gli spazi anche per altre aree musicali oggi poco presenti: penso all'hip e hop e al jazz italiano, ma poi siamo partiti anche con il metal e ci stanno già arrivando anche altre proposte per il prossimo anno che ricordo sarà -è il primo annuncio ufficiale :-)- il 27 e 28 novembre 2004 con una bella anteprima il venerdì sera del 26. Se manterremo i piedi ben saldi a terra, credo che non potremo che continuare ad ampliare la gamma dell'offerta, diventando sempre di più la vera fotografia di tutto quanto si muove nella nuova scecna musicale italiana e fornendo ai visitatori, non degli indirizzi, ma una chiave con cui scegliere il proprio percorso, decidendo quale porta aprire all'interno del Mei. ciò permette un grande e positivo caos creativo che non potrà che far crescere la scena e l'incontro tra culture e progetti diversi stimomando così l'innovazione e la sperimentazione continua, che è quello che serve per tenere viva la ricca realtà musicale underground del nostro paese. Tra l'altro queste cose voglio proseguire a farle con Rockit che è insieme a noi fin dal primo anno direi (o quasi) quando ancora si faceva tutto via fax e internet e gli sms si stavano appena affacciando. Sono pochi anni ma sembra già un secolo fa ed è con questa velocità che bisogna affrontare i prossimi dodici mesi e il Mei del 2004 che insieme ancora faremo....



Per noi di Rockit il Mei è un punto di ritrovo, un momento di festa, in cui finalmente si vedono e si rivedono in faccia le persone che per tutto l'anno sono state soltanto delle email... insomma, il mei ci piace un sacco. Siamo qui nella rete con l'organizzatore dell'evento, Giordano Sangiorgi.

Link correlati:
» Le foto del MEI 2003
» il sito del MEI

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L'articolo MEI 2003 intervista con Giordano, l'organizzatore. di Giulio Pons è apparso su Rockit.it il 2003-12-08 00:00:00

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