Partiamo dal fondo.
Siamo in una stanza del pronto soccorso del San Raffaele di Milano, sono le 5 di lunedì mattina 18 giugno e Paola, dopo un volo di 2 metri giù dal palco e uno spavento collettivo inquantificabile, è ancora tutta intera, non si è fatta praticamente nulla e non la smette più di chiedere scusa per aver rovinato la festa.
Già, la Festa. 10 minuti prima del volo d'angelo (sì, Paola è giovane e bella, un angioletto col piercing e i capelli rossi), Max Pezzali aveva appena finito di cantare nel delirio collettivo “Sei un Mito”. Sì Max Pezzali. Lui. 883. Ospite a sorpresissima sul palco del MI AMI 2012. Un momento Epocale, per tutti i motivi che ben capite da voi (e per centomila altri che anche a spiegarveli non capirete mai perché non volete capirli, canta il poeta “non c'è niente da capire, se non hai capito già”). Un momento non annunciato, non pubblicizzato, non strombazzato. Un momento semplice e intatto. 'onesto' si diceva negli anni '90. E solo per i veri aficionados, cioè quelli che ogni anno rimangono fino alla fine, per festeggiare insieme a noi, quelli che dopo 3 giorni intensi hanno ancora voglia: “Perché il MI AMI è così bello che non basta mai”. “Perché ce ne vorrebbe uno a settimana” (come riassumono bene alcuni tweet nei giorni successivi)
Perché se MI AMI succede di tutto. Appunto.
Max Pezzali dicevamo, col cappellino da camionista yankee (“sì ma è lui o non è lui”) e la magliettona della Fender, perfettamente a suo agio in mezzo a una ventina di matti ubriachi di adrenalina e stanchezza (ripeto, siamo alla fine di 3 giorni di festival, e vi assicuro non è una passeggiata, anche a livello fisico), con le bende da pirati sugli occhi e le pistole ad acqua, ad assaltare il cielo e qualsiasi serioso galeone/baraccone/barcone intellettuale-commerciale-politico in pieno spirito Naif. Col sorrisone sulle labbra e un entusiasmo (e una Bellezza) evidentemente contagiosi, se sul palco a un certo punto mi giro e oltre a Max, ci sono Pierpa Peroni, Luca De Gennaro e Massimo Coppola, che ballano insieme a Ugo Mazzia, a tutti i collaboratori di Rockit e un'altra mezza dozzina di imbucati che da che mondo è mondo quelli basta che ci sia un backstage che stai sicuro che ce li trovi (oltre ai tecnici che da contratto smadonnano per l'incolumità dell'impianto). Qualcuno mi grida nell'orecchio “ci mancano solo Snoopy e Paperino”. D'altronde Confusion is Sexy. E noi ne vogliamo sempre di più, come ripetiamo da anni, senza menate intellettuali o pose da pirla, vogliamo (e vogliamo dare) stimoli e stare bene, senza paura. Mai. E questo vuol dire sia fare un festival dove sullo stesso palco, nel giro di 3 ore, suonano sia i Ronin sia Max Pezzali, sia fare un festival dove rischiare ogni anno più di 200mila peperoncini di tasca nostra a rischio imprenditoriale 90% (sì, vuol dire che gli sponsor coprono solo il 10% dei costi, e comunque per il 3° anno consecutivo grazie Jack Daniel's!). Rischiare di tasca nostra e pagare ogni singola persona che lavora e band che suona, senza sfruttare il lavoro di nessuno. Perché questo per noi è fare Impresa Culturale, contro qualsiasi crisi.
Amen. :-)
E quindi lo stillicidio annuale dell'incrociare dati&variabili tipo 'costo+potenziale del cast' : previsioni del tempo : date sul calendario in concorrenza : passaggi astrali : battesimi : percentuale di case al mare tra i frequentatori del MI AMI : elezioni o referendum last second : invasioni aliene : la crisi! la crisi! la crisi! : varie&eventuali (che nemmeno il più sofisticato programma di calcolo della NASA...), per sperare che alla fine, dopo 3 giorni, il numerino degli spettatori paganti sia uguale o maggiore a quello che ho segnato nella casella D89 del mio file excel, quello con tutti i costi del festival, ovvero la casellina magica che segna il break even, ovvero - lo ripeto per la millesima volta - il numero minimo di persone che devono venire (e pagare) perché il festival non perda soldi, ovvero stia in piedi. Perché la Sostenibilità è parte integrante della Bellezza. Perché un festival può essere bello quanto volete, ma se non garantisce continuità (e scambio col territorio e crescita) è un po' meno bello (e lascia poco).
E quindi. Anche quest'anno il MI AMI è stato bello tout court. Siamo molto soddisfatti, sia qualitativamente sia quantitativamente. L'atmosfera e la vivibilità (grazie al sole, finalmente) sono state altissime. In molti ce l'hanno fatto notare 'uno dei MI AMI più belli di sempre'. Un'area banchetti vitale e pulsante, coloratissima e piena di belle cose, strapiena di gente, con una consolle a sparare musica e far ballare (anche li). E poi il MI FAI, area che regala ogni anno di più sogni visioni e relax (e da quest'anno anche i corsi lampo, che come ogni cosa nuova hanno bisogno di tempo per essere capiti e vedrete che di anno in anno saranno sempre più belli e partecipati!). Insomma la 'dimensione festival', modello europeo, cioè tantissime cose da fare, che succedono contemporaneamente in tanti posti differenti, che portiamo avanti da 8 anni, niente di meno e qualcosa di più ogni anno. Bello, siamo davvero contenti di questo.
(PH. Giuseppe Pons)
E poi 2 parole sul cast, per spiegarvelo meglio (che il 30% di un festival lo fa la gente - e voi siete bellissimi. Il 30% la location – e il Magnolia/Idroscalo è bellissimo. Ma il 40% lo fa -appunto - il cast - e questo che sia bellissimo non è automatico ).
Attenzione, che questo è un punto fondamentale, non è un discorso di budget ma di scelte (cioè non è che c'erano meno soldi, i soldi son sempre gli stessi visto che - come detto sopra - li decidiamo noi e non dipendono da nessun fattore esterno...).
Quando a dicembre avevo dato a Carlo budget e questa unica indicazione “all'arrembaggio, ci vuole un cast all'arrembaggio”, sapevo che non sarebbe stato per niente facile.
Prima di tutto perché cosa minchia vuol dire un cast all'arrembaggio? :-) (in realtà in testa lo sapevo, ma volevo vedere come veniva interpretato). In secondo luogo perché mettere in discussione o meglio, ribadire l'identità/essenza di un festival all'8° edizione è sempre delicato. In terzo luogo perché ormai la musica italiana è davvero ovunque, fin troppo, tutti a far suonare i gruppi che spingiamo noi da anni, e va bene, ma anche no, dove sono finiti tutti i gruppi stranieri? Che lavoro stanno facendo le riviste musicali, i club, i promoter? Tutti hanno miracolosamente scoperto da un paio d'anni la musica italiana? Ok, ma non dimenticatevi che ognuno deve fare il proprio lavoro. Noi dobbiamo parlare e spingere la musica italiana, tutta roba italiana, non dobbiamo cambiare noi perché voi non sapete fare il vostro lavoro (questo è un punto fondamentale su cui mi innervosisco da anni e su cui magari tornerò prossimamente).
Dicevamo, la difficoltà di un cast “all'arrembaggio”, ovvero proviamo a fare una scaletta con solo cose valide, senza i “grandi nomi obbligatori”, senza paura, andiamo a pesare il valore del festival, un festival che ritorni allo spirito della scoperta, che ricordi a tutti quanti che molto spesso i nomi che adesso ritengono 'famosi' li hanno sentiti/scoperti/cantati (anche) in qualche vecchia edizione del MI AMI. Un festival ricercato (con tutta la difficoltà di fare un festival ricercato di sola musica italiana quando – lo ripeto, vedi sopra – tutti per tutto l'anno fanno suonare solo musica italiana).
Carlo, come al solito, è stato bravo. Con un po' di aggiunte/modifiche (fare il cast in due è anche divertente sapete? Cioè a me fa ridere, Carlo si arrabbia molto, ma è giusto così, lui è molto serio e preparato, io non sono lineare nei ragionamenti come lui, vado molto più a sentimento e sensazioni). Così questo MI AMI 2012 è stato un MI AMI all'arrembaggio. Coraggioso, difficile e bello. Anche a sentire tutti i feedback ricevuti, la Collinetta di Jack quest'anno ha spaccato più che mai. Senza fare nomi alcune band hanno davvero sorpreso e affascinato. Altre hanno colpito dritte nel segno e riconfermato quanto di buono avevano già dimostrato. Altre anche no. Insomma, siamo contenti anche per questo aspetto. Non sto dicendo che è stato tutto perfetto eh, sto dicendo che siamo contenti, che va bene, che non era facile, ma è andata bene. Il MI AMI c'è, è un festival serio e amatissimo (e importantissimo), in piena salute altroché, a dispetto di alcune voci (è incredibile come l'invidia e il livore non hanno alcun senso del ridicolo). Un festival dove succedono cose, con naturalezza (Dente che duetta sul palco insieme a Brunori, 'I soliti idioti' sul palco con gli Hot Gossip, Clancy che suona con i Man On Wire), dove chissà quanti incontri-scambi sono avvenuti, quanti amori nati e quanti nuovi lavori trovati (o inventati). Un festival dove gli addii al nubilato e gli addii al celibato si incontrano, e vi ho detto tutto.
Insomma è incredibile, appena finito che già si pensa al prossimo, a chi chiamare, a cosa inventarsi di nuovo, al colore del manifesto. Sempre con quello spirito lì, quella voglia di festa ed energia, di un weekend per stare bene. E se ci scappa qualche bacio tanto meglio (e finché al MI AMI ci scappano i baci – e ci scappano sempre – allora è fatta)
Grazie a tutti quindi.
Godetevi lo speciale. Rivivete il MI AMI e se ancora non ci siete stati, ci vediamo l'anno prossimo. Così potrete viverlo di persona, e capirete che tutto quello che vi stiamo raccontando da 8 anni a questa parte è Vero. Reale. Perchè noi non siamo ironici, siamo seri col sorriso sulle labbra, che è diverso.
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L'articolo MI AMI 2012 - Editoriale di Stefano 'Fiz' Bottura è apparso su Rockit.it il 2012-07-09 00:00:00
COMMENTI (2)
Figata,spero l' anno prossimo, lavoro permettendo :)
Grazie MiAmi!!!!
Bell'editoriale Fiz!
Ciao, Giuseppe
PS: grazie per la foto qui sopra! Siete sempre gentili!