Il venerdì, la serata che inaugura la diciassettesima edizione del MI AMI festival, sta tutto in un’immagine. Sono da poco passate le nove, dal palco MI FAI Wism, uno bravo per davvero, sorpassa la transenna che lo divide dal pubblico, pianta la sua asta qualche metro più in là e inizia a cantare in mezzo alla gente. Testa bassa e l’emotività sincera che gli abbiamo visto regalare senza remore nel primi mesi di vita del suo disco d’esordio. In mezzo alle persone, per eliminare le barriere, mescolarsi e partecipare per cantare tutto il cantabile. MI AMI 2023 nasce così.
Fin dall’apertura dei cancelli si capisce che l’aria che si respira è quella della scoperta. Anche se si sa già dove andare la presenza di sei palchi – sempre di più, sempre più belli – può deviare ogni percorso studiato per la serata. E il senso del “capitare” durante una caccia al tesoro inizia col primo live di questa edizione. CARO WOW ha il duro compito di inaugurare, rompere il ghiaccio, e la decisione di mettere Celentano in scaletta è la mossa perfetta: ci si ferma, con le prime birrette in mano, a canticchiare con questa creatura dalla gonna rosa pastello e un peluche di gatto in mano. Si definisce una perdente, e il suo pop oscilla tra il "lol" e una malinconia amarissima.
Lasciarsi emozionare dalla propria musica, come si fa quando si è agli inizi. Come non ci si dovrebbe scordare mai di fare. E quando si trova la chiave adatta per parlare qualcuno, lui, o lei, ti seguirà a ruota libera, non importa vendergli la felicità o la terra promessa. Montag da una parte e gli Iside dall’altra – le due facce dell’emo-medaglia bergamasca – aprono rispettivamente le danze dei palchi DR. MARTENS e Sephora. Montag e la sua super band portano l’hyper folk contenuto nel disco Dati, la risultante di file corrotti e cuori pieni che non sanno come traboccare. Gli Iside mettono in musica la loro morte, le ansie e le esplosioni. Metal nelle intenzioni, elettronici nella pratica. Il caos orobico è intellettuale e richiede attenzione, ma ha dalla sua parte le gole di tutti, spalancate.
Quando le luci della sera stanno per calare avviene il rito di passaggio, la consegna di un testimone che L'officina della camomilla fa con la generazione Z. Vedere i ventenni che cantano a memoria i pezzi scritti da De Leo quando l'itpop era l'itpop e parte del pubblico andava forse alle elementari fa uno strano effetto. Agata Brioche e Un fiore per coltello hanno superato la prova del tempo, e quello che va in scena è un set caduco e profumato: i quattro sul palco, al loro ritorno live dopo parecchio, si accorgono col passare dei minuti di quanto questa musica sia importante per il pubblico.
La sensazione è che con la GenZ tutto si comprime. In primis il tempo, perchè questi live bruciano con la velocità e l'intensità di tanti piccoli fiammiferi, con le fiamme che vogliono divorarsi tutto. Kaneki sul palco DR. MARTENS si mostra cresciuto, maturato nella direzione del rock anni '00. Si muove come un Gallagher o un Casablancas, e lo fa con consapevolezza. Il suo compare Drast, poco più tardi, invita una Collinetta stracolma – sarà una costante della serata – a entrare nella sua cameretta, per sbirciare dalla serratura il suo mondo malinconico e pop. I due Psicologi si ospitano a vicenda ai rispettivi set, riuniscono e separano il loro pubblico, lo fanno mescolare con gli altri, creano possibilità.
La Collinetta, dicevamo. Sempre piena e traboccante, giovane e agitata. Dapprima nelle vesti hip-hop e urban di Ele A (ma vogliamo parlare di quanto è brava?!) e Shari, poi nella sfacciataggine cantautorale di Giuse The Lizia, nella mescolanza di trap e indie di Villabanks, e nelle tute da motociclisti dei Bnkr44.
Il collettivo toscano porta sotto palco per il loro act di tarda notte un mare di gente, fa cantare tutti, col numero 44 che campeggia coloratissimo davanti al tavolo da dj. Le voci si danno il cambio, i corpi ballano e impugnano chitarre senza interrompere mai un flusso che ha una forza vitale incredibile.
Sul palco DR. MARTENS è tempo di ritorni. Naska e il suo pop-punk, sempre più in ascesa, canta i suoi slogan, i proverbiali "fare schifo" e "no future". È un delirio. Ma poi cambia qualcosa e si ferma tutto. Non è necessario aspettare che inizino a suonare, l'aria è già piena. Stanno arrivando i Verdena, l'atmosfera è densa.
È qualcosa di unico, è quasi una questione religiosa dice poi una ragazza per raccontare se gli fosse piaciuto o no. Albi fa versi al microfono, Roberta ringrazia il pubblico, la scaletta è potentissima tra i pezzi di Volevo magia e i vecchi anthem, i ragazzi suonano 40 secondi di niente in mezzo a un delirio di corpi che si schiacciano.
L'ultimo confronto generazionale avviene poco più tardi, la Lovegang al completo, ormai un'istituzione, porta un popolo di underdog sottopalco a cantare uno dopo l'altro una sequela di inni che sono partiti dalla capitale e che hanno conquistato tutta la penisola. Sotto il palco un pubblico in parte diverso, che canta tutti i pezzi. Non parliamo, poi, di quando sale sullo stage Massimo Pericolo e parte Scacciacani.
Quando è il turno di Dj Shocca, che inaugura il suo set insieme a Inoki, vengono a galla affinità e differenza della vecchia scuola con la nuova scena hip-hop. Mistaman, Sottotono, Frank Siciliano, Ghemon, Egreen (devastante anche il suo live solista, pochi rappano così in Italia) sono una squadra che non può prescindere dalla tecnica, anche quando decide di farne a meno. E ci confermano una volta di più che l'età è solo un numero nel rap game.
La serata sta finendo, ma in mezzo abbiamo visto tante cose meravigliose. I live del palco idealista, dal sogno di Bluem ai Real Timpani. Un MI FAI Accesissimo, con i Mont Baud super sorpresa, i So Beast grande conferma, Rosolo Roso e tutti gli altri. E la bellezza dei concerti disegnati sopra le loro teste. Altea e Alice dei Thrucollected sanciscono forse l'unico atto realmente emotivo del venerdì di MI AMI. La prima seduta sullo sgabello mescola vocalizzi e parole ai suoi pezzi dal netto taglio folk, mentre la seconda, seduta al piano elettrico aggiunge delicatezza elettronica.
Per gli irriducibili è tempo di PopX, camaleonte fino allo stremo, che porta dal vivo lo straniante Anal House, condito da qualche vecchio brano riarrangiato in questa salsa techno assillante. Per essere le tre sotto il suo palco c'è una quantità di gente incredibile. Il pubblico ha voglia di partecipare fino alla fine, davanti al tendone dell'Engine Arena dove Go Dugong sta facendo il delirio. Qui e al Twinkly Stage, per il karaoke e le grandi cantate assieme, la festa non si è mai fermata, dalle 19 fino a notte fonda.
Il venerdì di MI AMI è stato emozione e sincerità, messa a disposizione di tutti, è stata la rivincita definitiva delle canzoni "tristi", cantate a squarciagola da una generazione che riesce ancora a vedere il futuro. È stato bellissimo. Ed è già sabato, si ricomincia!
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L'articolo MI AMI 2023, giorno 1: attraversati dalla musica, guidati dalle emozioni di Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2023-05-27 02:33:00
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