C'è un momento in cui il giorno dopo diventa giorno stesso. Passa la stanchezza, sale l'energia. Al MI AMI avviene molto presto, ai primi sorrisi delle persone fuori dai cancelli, all'idea che ci aspetta tanta altra magia.
Nell'era in cui la cosa importante del sold out è annunciare il sold out, è come se questa espressione abbia perso potenza ed effetto, come facesse parte di una routine. Un sold out al MI AMI, però, è qualcosa di diverso, una cosa che si concretizza col passare delle ore, che diventa realtà con il tempo, qualcosa che non serve strillare ma semplicemente avviene. Vedere contemporaneamente tutti i palchi stracolmi, come blindati dal mare di gente che vi si affolla davanti riempie il cuore in un modo che è difficile da spiegare.
L'inizio di questo sabato è affidato al calore soffuso dei Denoise, power trio con fiati addizionati, una carezza sexy per tutti quelli che passano e decidono di fermarsi. Subito dopo il sorprendente Giovanni ti amo, accompagnato dai Sombrero Sex, ci mette cinque minuti a far prendere bene pure gli alberi, intonandoil jingle della cedrata Tassoni, ballate romantiche e rumorose, ringraziamenti "all'Italia". Il primo trittico del palco idealista si chiude con Anna Carol, dalla grazia "mitteleuropea". Il pubblico è avvolto dal suo cantautorato e crea una distanza di qualche metro con le transenne, una distanza quasi sacrale.
E a proposito di sacralità quello che mettono in scena i Queen of saba ha a tutti gli effetti l'aspetto di una messa laica. Dopo le ospitate di Ganoona e Big Mama, il pubblico viene coinvolto come voce gospel del concerto, armonizzando il motto "never enough". Pretendere da se stessi di non dover essere mai abbastanza. A questo fuoco fa da contraltare la vena cantautorale di questo sabato: sul palco DR. MARTENS Angelica porta il suo pop elegante (assieme alla leggenda Miles Kane) mentre Emma Nolde in Collinetta, sul palco Sephora, crea la magia per l'ennesima volta. Ormai i suoi pezzi sono cantati a squarciagola, con tante lacrime addosso, e lei sembra poter far suonare la sua voce in ogni modo.
La gente continua ad arrivare, tutti si fanno catturare dal gioco della caccia al tesoro e vanno in cerca di indizi nel parco dell'Idroscalo, indugiano al merch, saltellano da un palco all'altro. È arrivato il momento del set di Nayt, rabbioso e raffinato allo stesso tempo, uno dei più bravi del rap italiano e forse è il caso che tutti se ne accorgano. Ora ecco i Colla Zio, tornati a casa dopo la consacrazione sanremese. La loro è una formula che si rafforza col tempo, pezzo dopo pezzo, i re della presa bene, che rendono un tormentone tutto ciò su cui si posano. Quale miglior modo per festeggiare l'inizio dell'estate?
L'ora X sembra essere arrivata, i sentieri per i palchi sono gremiti di persone e l'arrivo di Dente è accolto da un boato, a cui seguono poche parole – autoironiche, che scherzano a più riprese sulla tristezza delle proprie canzoni –, e tante canzoni. Dente è il re gentile della generazione MI AMI, quella cresciuta tra la Collinetta e le rive dell'Idroscalo, ma anche oggi non sembrano esserci limiti anagrafici che tengano. E anche quando durante il ritornello di Buon appetito salta la luce per una manciata di secondi, ci pensa il pubblico a sostenere l'esibizione, in un flusso di commozione e ricordi.
A questo punto della serata il multiverso di MI AMI è così suddiviso: sul palco idealista Maria Antonietta, diva indiscussa dal linguaggio del corpo ferino, sancisce la classicità delle proprie canzoni, in collinetta è il momento del cantautorap di Dargen D'Amico, con la folla (ma quanti eravate?!) in delirio per tutti i pezzi e che al momento di Dove si balla impazzisce, mentre sul DR. MARTENS Fulminacci – che ha la stessa faccia che aveva nel 2019, come fosse capitato lì per caso – fa muovere migliaia di mani mentre i membri della sua band inscenano coreo ironiche che fanno impazzire tutti. Si barattano le scelte di scaletta con il pubblico, perchè suonare qui non è come altrove. È impressionante vedere quante persone conoscono le sue canzoni a memoria, sillaba per sillaba. Rigenerante.
Ed eccoli, tra i più attesi, i Coma Cose, partiti da lontano cinque anni fa, e se lo ricorderanno per tanto tempo, che sentire il MI AMI cantare senza freno Fiamme negli occhi come Pakistan è una gioia impagabile. California in tulle e berrettino, Fausto Lama a scacchi insegnano stile e si godono la bellezza straripante di questo momento. Loro sono diventati una cosa grande, di tutti, ma l'addio non è una possibilità per chi c'è sempre stato, come questo pubblico. Dall'altra parte della frontiera i romanticoni di ogni ora affollano il palco di Mecna, dedicato a profusione durante la serata. Anche qua c'è davvero tantissima gente, le emozioni scorrono ed elettrizzano l'aria.
Ha anche iniziato a piovere, ma in pochi paiono accorgersene. E visto che non ne abbiamo mai abbastanza Coez e Frah Quintale fanno la loro comparsa a sorpresa, cantano due classic e ci infilano in mezzo anche un inedito, prima della schicchera definitiva, Rondodasosa, eccellenza della drill, non solo italiana ma mondiale. Sotto il palco la sua gente, gasata di uno dei primi live di livello nella sua città e nel suo Paese di uno che, intanto, è già diventato una star.
Sul palco idealista non finiamo mai di sorprenderci. Perché come sempre al MI AMI le cose accadono dappertutto, e chi cerca trova. Ci sono sei palchi, e ognuno ha la sua onda e mille motivi per stare là sotto. Dopo un'infilata di set memorabili, dal noise punk potentissimo degli Exhibit al tocco british dei Milanosport, fino alle deflagrazioni irresistibili di Brucherò nei pascoli e Bee Bee Sea, Bruno Bellissimo prende in mano la situazione. Visto il fiume di gente che si sta dirigendo verso l'uscita guarda i membri della sua band e attacca con un quarto d'ora di anticipo rispetto al previsto. L'effetto calamita è immediato, si può iniziare a ballare, mentre al Palco MI FAI Popa fa innamorare tutte le "sciure" milanesi. Menzione per questo palco che è un pezzo di cuore, e per i concerti disegnati che accompagnano le performance. Non un solo act da queste parti è stato meno che meraviglioso. Bravi tutti.
Ma anche gli altri stage sono infuocati. Ci sono il karaoke dadaista di Auroro Borealo e le imprese di Sibode Dj, che radunano tanta gente quanti i main act tutti a cantare e sgolarsi, al Twinkly Stage, ci sono le frequenze infernali dell'Engine Arena, dove si radunano alcuni dei migliori produttori e dj del Paese, per fare ballare la gente tra gli alberi. Sempre tutto pieno, sempre fomentati.
È tempo di chiusura, col post punk meta-calcistico dei Materazi Future Club, accompagnati per l'occasione da Pietro Selvini dei Tropea al sax e da Max Collini. Vera hit. Non è stato un sabato qualunque: mai così tanti, mai così belli. Oggi sarà diverso, un po' più chill (ma non troppo, c'è Cosmo...) che è domenica, altrettanto imperdibile.
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L'articolo MI AMI 2023, giorno 2: mai così tanti, mai così belli di Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2023-05-27 11:33:00
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