La cronologia del telefono di questi giorni può indicare solo due cose: una perversione per cirri, nembostrati e stratocumuli oppure una sincera, angosciata preoccupazione per quello che il cielo poteva riservarci per le successive ore. Alla fine, però, anche se il sole invocato dal maestro Giovanni Pellino non è arrivato del tutto, la pioggia in questa seconda serata di MI AMI 18esima edizione ce la siamo risparmiata. Giubilo.
Ce ne avevamo un gran bisogno, dopo il debutto bagnato del venerdì, epico sì ma anche parecchio faticoso. E dunque siamo qui a raccontare un day 2 di toda joia, che offre persino lo spunto di citare in un titolo di Rockit Michele Zarrillo. Perché il fango c'era eccome sotto i cinque palchi montati all'Idroscalo di Milano, inevitabile dopo le ultime ore di secchiate. C'erano gli stivaloni che fanno tanto Glastonbury, ma c'era anche e soprattutto tanta goduria, quella di un popolo che la musica ha riunito e fomentato.
Passano un paio d'ore dall'apertura dei cancelli e MI AMI dichiara un graditissimo sold out. La gente è tanta, tantissima, continua a fluire dai cancelli e a raggiungere i diversi palchi sparsi per il parco, che per la seconda serata forniscono una selezione musicale varia e ricchissima, che spazia dalle hit da classifica ai king dell'underground, fino a leggende dell'indie rock di casa nostra, l'hyperpop, la techno e un'infilata di giovani artiste e artiste dal talento luccicante.
È un sabato italiano, un sabato al MI AMI. E sono tutti pronti alla samba, come da lì a poco avrebbero cantato i Crema (lo confermiamo una volta di più dopo il clamoroso live di ieri: capi di tutto). Il palco Jack Daniel's è il primo ad aprire e l'ultimo a chiudere, con ben 12 act che spaziano tra i generi e le generazioni. Ad aprire le danze, emozionato e molto bravo, Tancredi Bin, cantautore bolognese al battesimo live (un'eterna costante di MI AMI).
È una serata dai mille sapori, dove ognuno trova il suo. I live al palco Dr. Martens si riempiono presto di gente, che non molla la postazione di un centimetro, sulle esibizioni stellari di Ditonellapiaga, Tropico, Tre Allegri Ragazzi Morti (un anthem dopo l'altro dal loro decennio di fuoco 2004-2014) e Willie Peyote. Prima di loro c'erano state due ragazze dal talento sopraffino: Anna and Vulkan, una su cui scommettiamo tutto, e Lamante, che per noi in questo momento non ha eguali per intensità (e che band!) e scrittura.
Ma spesso sono i live degli artisti più "nascosti" a riservare sorprese e autentico fomento. Come Pietro Mio e I Cigarilla Disonasty, cazzoni e irresistibili, i Santamarea (next big thing, credete ammè) e Le Feste Antonacci, campioni del funky che suonano come una super band di quelle che girano il globo. E poi una leggenda con alcune L maiuscole: Johnson Righeira con i Sinfonico Honolulu, la prima e più grande orchestra di ukulele in Italia. Fanno da Vamos a la playa a Sheena is a punk rocker. Total!
La Collinetta non è il mare di fango di recente cantato dai Dogo, ma poco ci manca. Nema problema. Poco importa anche se Auroro Borealo inizia con un po' di ritardo. Tutti lo aspettano impazienti. E vengono ricambiati da un musical assurdo e allucinato, che fa letteralmente sganasciare dal ridere (una delle cose che ricorderemo di questo MI AMI indubbiamente). Nel fango si tuffano (non è un modo di dire) gli incontrollabili Tropea, incendiari come sempre con la loro esibizione applauditissima. Angelica e Selton portano classe e buona musica, gli Ex Otago fanno cantare ed emozionare tutti con un repertorio grandioso (c'è spazio pure per un tributo al grande Franchino). Poi tocca ai Ministri, e lì viene giù tutto. Si sapeva che sarebbe successo, succede sempre quando tornano da queste parti. Ed è bello ogni volta.
Intanto la Spider Arena, curata da Ceri (che porta anche il suo Suono di Milano Nord al festival), sale di intensità set dopo set. Bellissimo il colpo d'occhio, con tanti dj ad avvicendarsi e tantissima gente a ballare e fare circolare buone energie. Le stesse che porta Whitemary, straordinaria cantautrice in cassa dritta, seguita dai misteriosi Lucifero, tra il pubblico, percussivi e affascinanti: ne risentirete parlare.
Intanto facciamo la nostra conoscenza dei "Soli al MI AMI". Sono un gruppo di settanta persone, arrivano da ogni parte: si sono conosciuti sul gruppo Telegram del festival. Dovevano venire da soli al MI AMI, appunto, hanno finito per essere la compagnia più numerosa dell'Idroscalo (e la più stilosa, con la loro tote bag griffata). Succede anche questo.
Questa notte, senza pioggia, si può andare fino alla fine. Fino a tardissimo, e nessuno pare volersene andare (anche perché poco prima l'unexpected con Dente e Vasco Brondi protagonisti è stato un dono bellissimo per tutti i MiAmers). Poi si defluisce, con il sorriso. Il fango si seccherà, l'estasi che abbiamo condiviso ce la porteremo dentro per un bel pezzo.
---
L'articolo MI AMI 2024, giorno 2: nell'estasi e nel fango di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-05-26 10:47:00
COMMENTI