MI AMI ANCORA tutti i concerti - Milano

speciale mi ami ancora 2010

(Foto di Francesco Ratti)

300 battute scritte, le interviste fatte dai ragazzi di Poliradio e i video trovati in rete. Vi raccontiamo il MI AMI Ancora 2010: gruppo per gruppo, ora dopo ora. Di Elisabetta Bellosta (EB), Nicola Bonardi (NB), Davide Brace (DB), Michele 'Wad' Caporosso (Wad), Cristina Cipriani (CC), Stefano Fanti (SF), Sandro Giorello (SG), Fabrizio La Scimmia (FLS), Elisa Orlandotti (EO), Alessandra Perongini (AP), Salvatore Sannino (SS), Claudia Selmi (CS), Alex Urso (AU), Marco Villa (MV).

 

 



Tramonto

Dalle 18 alle 20: Green Like July, Anansi, Marcilo Agro e il duo Maravilha, Stardog, Iosonouncane, Buzz Aldrin, My Awesome Mixtape
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GREEN LIKE JULY (Baretto 18.15)



(Foto di Strawberrymaya)

Le sei di sera, alcuni gruppi sono già arrivati, altri sono in coda per raccogliere pass e braccialetti. C'è ancora un po' di luce ma fa maledettamente freddo. I Green Like July iniziano con poco più di una trentina di persone davanti, faccie disorientate, incuriosite, alla fine il baretto è abbastanza pieno. Anansi mi dice: ma sono fighissimi questi. Sì è vero, gli dico, ti piaceranno anche gli altri. // SG
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ANANSI (Baretto 19.00)



(Foto di Desi Chez Les Filles)

Così al volo, il tempo di intravedere due canzoni di Anansi e tornare nel delirio, per avere la conferma che il reggae in Italia può 'sapere' di altro. E non solo di Giamaica. Anansi è un ragazzo tranquillo, alto quanto un lampione al parco, che si è meritato il suo spazio all'interno di questa bellezza fatta a festival. Anche solamente così, al volo. // Wad



MARCILO AGRO E IL DUO MARAVILHA (Baretto 19.45)



(Foto di Elisabetta Bellosta)

Avevo paura che le chitarre si rompessero appena toccato terra. Non mi immaginavo come un gruppo così delicato potesse sopravvivere in quella pozzaghera ghiacciata che era diventato il backstage del Baretto. Invece, con calma, saliti sul palco, accordo dopo accordo, hanno regalato dei momenti di grazia inaspettati. Hanno fermato il tempo. // SG
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STARDOG (Salone 19.45)



(Foto di Marco Becker)

In Piazza Vetra la neve ieri è durata probabilmente un paio d'ore. In compenso il Leoncavallo è ancora freddo. Manca poco alle 19, il salone principale è rumoroso con momenti di silenzio inaspettati. Sul palco salgono gli Stardog. Soundcheck canticchiando De Gregori e Cocciante, concerto tirato e preciso. Inaugurano la maratona e intorno ai banchetti più di una persona canta di Emmanuelle Beart. // MV
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IOSONOUNCANE (Dauntaun 20:15)



(Foto di Bianca Ferrari)

L'affluenza in Dauntaun è ottima ma Iosonouncane perde dieci minuti tra sigarette, chiacchiere e birre. Poi attacca una scioccante sequenza di canzoni destrutturate, raptus da posseduto e geniali monologhi improvvisati che entusiasmano e spaventano. Chiude polemizzando sul poco tempo concessogli. Piccola grande incredibile performance. // DB
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BUZZ ALDRIN (Baretto 20:30)



(Foto di Stefano Cerutti)

Annegati in luci fucsia i Buzz Aldrin iniziano creando uno spleen che rifulge di surrealismo. Sul raccolto palco del Baretto inanellano fruscii, sonorità avveniristiche, passaggi e paesaggi di trance sotterranea e allunaggi cerebrali. Alla fine rimane la palpabile impressione di un tragitto introspettivo dalle tinte oniriche e infiammate. Ipnotici e lisergici sussurrano abissale sensualità. // EB



MY AWESOME MIXTAPE (Salone 20:30)



(Foto di Bianca Ferrari)

I Mam sono uno dei primi gruppi del Salone. Io sono al centro della spirale dei banchetti, quello che se ti lasci trasportare dalla corrente ci arrivi e capiti di fronte alla chitarra Gibson "ricamata con foglie di betulla", in palio con la lotteria Rockit. Gli occhi si allungano, e mentre peschi un biglietto colorato, senti una musica che esce dal palco, il ritmo è sotterraneo, ma la tromba si alza verso l'alto, e non vedo da quaggiù se stavolta hanno il cuore di stoffa o quello vero. Balli ma stai anche un po' basso come a districarti in una giungla. // CS
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Sera

Dalle 21 alle 23,45: Celestino Telera, Ioris' Eyes, Truce Klan, Brown & the leaves, Heike has the giggles, The Death Of Anna Karina, Giuliano Dottori, Il pan del diavolo, Moltheni, Ettore Giuradei, Did
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CELESTINO TELERA (Dauntaun 21:00)



(Foto di Desi Chez Les Filles)

Simpatico e gentilissimo, Celestino Telera è il secondo a calcare le assi di Dauntaun. Seguito da un folto e calorosissimo gruppo di affezionati (quasi tutte donne, complimenti!) fa risplendere il sole nell'umidità pazzesca che ci circonda. Esibizione divertente e azzeccata, pollice alto. // SF
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IORI'S EYES (Baretto 21:15)



(Foto di Paolo Proserpio)

Non sono riuscito a sentire nemmeno una nota, purtroppo. Dovevo tenere a bada la gente che cercava di entrare ovunque: chi si infilava con forza nella breve fessura tra l'impianto e le transenne o la lunga fila ammassata alle finestre. Per non parlare di quelli che, dopo, volevano gli autografi davanti al camerino. Tantissimi quindicenni, quasi non ci credevo. // SG



Truce Klan (Salone 21:30)



(Foto di Desi Chez Les Filles)

Al MI AMI del 2008 volevamo i Truce Klan e venne solamente Metal Carter. Al MI AMI ANCORA del 2010 chiamiamo Noyz Narcos e vengono tutti i Truce Klan. Mica le puoi decidere certe cose. A caso. Senza voce, ognuno a dire la sua, un po' di droga pesante nei camerini e un pubblico da guidare verso l'horror rap. Paura del buio? // Wad
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BROWN AND THE LEAVES
(Dauntau 21:45)


Doppia esibizione anche per i bucolici Brown and the leaves, delicatissimi e perfetti per la colazione. Ma anche di sera piacciono ed il pubblico, già numeroso, lo dimostra facendosi accompagnare dalle tiepide melodie dei nostri. Violini e contrabbassi nel sottosuolo. // SF



HEIKE HAS THE GIGGLES (Baretto 22:00)



(Foto di Masiar Pasquali)

Poco prima della fine gli dico: mancano cinque minuti, poi dovete scendere. Il bassista mi fa uno sguardo del tipo: abbiamo già fatto. Venti minuti concentrati, assolutamente violenti, perfetti. Da fuori il Baretto era un'unica cosa pulsante e rossa. Tre ragazzini con un comportamento professionale impeccabile. Un insegnamento per i gruppi più vecchi. // SG
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THE DEATH OF ANNA KARINA
(Salone 22:15)




(Foto di Stefano Cerutti)

Dopo i Truce l'atmosfera è strana, sembra tutto sospeso. Il Leo è mezzo vuoto e la gente parla poco. Salgono gli Anna Karina e iniziano, nervosi, immobili e tirati. Nessuno si scompone. Poi i suoni si saturano, e anche l'aria si satura e senza che nessuno riesca a dire quando, tutto diventa bello. // FLS



GIULIANO DOTTORI (Dauntaun 22:30)



(Foto di Stefano Cerutti)

Il clamore. Poi, la polvere del buio. Una voce, una chitarra mettono tutti a tacere. Giuliano Dottori canta i colori dell'anima. Anche quelli bui, quelli incrinati. E lo fa con la poesia. "Questa è per i cuori infranti" dice in apertura di "Alibi". E io penso che la musica possa ricomporre i pezzi rotti. I respiri della sala si uniscono. // CC


IL PAN DEL DIAVOLO (Baretto 22:45)



(Foto di Masiar Pasquali)

Del concerto vedo poco. A malapena riesco ad affacciarmi per coordinare il cambiopalco, c'è talmente tanta gente che ogni minimo movimento è bloccato da file e gruppi di persone. Ma sento i ritornelli del disco nuovo cantati a squarciagola e, non esagero, quando fanno "Coltiverò l'ortica" le pareti del Baretto tremano. // SG
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MOLTHENI (Salone 23:15)



(Foto di Stefano Cerutti)

Niente mi può togliere dalla testa che Moltheni è in questo momento l'autore più ispirato che abbiamo. Il concerto lo sento dal banchetto e dalla cucina, ma per "Il bowling o il sesso" mollo tutto e arrivo sotto il palco. "E' la prima volta che suoniamo davanti a tanta gente e anche l'ultima", "Questo è il nuovo e ultimo singolo della storia di Moltheni". Frasi lapidarie in mezzo a canzoni altrettanto definitive. La scelta è d'obbligo: o ti emozioni, o ti incazzi. // MV
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ETTORE GIURADEI (Dantaun 23.15)

Il buon Marco Villa, nella recensione di "Era che così" parlava di Ettore Giuradei guardando a Vinicio Capossela e Paolo Conte. Bene, la stessa cosa si può dire per il live del figlioccio dei men in black sopracitati. Paroliere mica da ridere, infiamma il gelo presente. Non è da tutti. // SF


DID (Baretto 23:30)



(Foto di Paolo Proserpio)

E' matematico: se davanti hai una sala che più piena non si può e parti con la cassa dritta il risultato è una bolgia di gente che ne vorrà ancora, sempre. I Did sono professionisti in queste cose, veri monarchi del dancefloor, hanno tenuto il pubblico compatto e voglioso, non uno ha abbandonato la pista. // SG
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Notte

Da mezzanotte alle 4: Dj Gruff, Alessandro Grazian, Crimea X, Comaneci, The Hormonauts, Casador, Eterea postbong band, Pay, Krisma, La Torre Bianca, Altro, Fabio De Luca + Giorgio Valletta, His Clancyness, LNRipley, Roberta Carrieri, Milano For Zombies
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DJ GRUFF (Saolne 00:00)



(Foto di Desi Chez Les Filles)

Le puttane dell'hip hop si facciano di lato, ché entra lui. Anticipato da un intro infinito, dove gli scratch si mordono la coda cercando la quieta di un beat sereno, Gruff porta in tavola a Milano tutto l'underground che serve. E lo fa con la disinvoltura di chi conosce il fatto suo: coerenza e mestiere sui piatti, "in mezzo a cessi veri, tra finzioni etichette e markette". Ajò. // AU
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ALESSANDRO GRAZIAN
(Dauntaun 00.00)




(Foto di Monelle Chiti)

E' mezzanotte e Dauntaun è imballato ai massimi livelli. Alessandro Grazian sale sul palco tra l'attesa dei numerosi fan, e con lui l'onnipresente (ben venga, ce ne fossero...) Enrico Gabrielli, che movimenta i cristallini brani del chitarrista. La gente canta e lui è carico. Da lì a poco andrà a riposare per poi suonare di nuovo alle 7. Stoico. // SF
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CRIMEA X (Baretto 00.15)

Trasformano il baretto in una discoteca dalle luci soffuse, sfiorano l'italo, il pop balearico, la wave più kraut. Sotto palco le persone ondeggiano, sciolgono i muscoli, sorridono. E quando parte il flauto c'è un lieve boato. Un piccolo momento naif, se volete. Un bella atmosfera davvero. // SG


COMANECI (Dauntaun 00:45)

"Questo è il festival dei baci e delle carezze, ma per noi è più il festival della prima volta". La voce di Francesca ammalia i mostri stipati in Dauntaun, li culla, li avvolge e li scalda. E' lieve. Intensa, inebriante di fragilità. Così dolce nella sua timidezza, quasi che ad applaudire ti senti di interrompere, bruscamente, qualcosa di sacro. // SS
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ETEREA POSTBONG BAND (Baretto 1.00)

Compressa su un palco che non poteva contenerla a dovere, la musica è passata da essere una sperimentazione freddina – un po' freak, un po' intellettualoide – ad una vera e propria rivolta punk. Il pubblico pogava e più volte le transenne hanno ceduto. Loro non potevano fare altro che sorridere contenti. // SG


THE HORMONAUTS (Salone 1.00)



(Foto di Stefano Cerutti)

Questi vivono in un mondo veramente tutto loro. Andy più di tutti. Non parlo solamente di Santarcangelo di "Mutonia" ma proprio di dimensioni mentali. Noi pure eh. Subito dopo Dj Gruff da nessun altra parte potevate aspettarvi di vedere gli Hormonauts. Capello biondo gelatinato, pettine allo stato puro e wasted company. 10 anni di rockabilly, dolce giovinezza e alito marcio. // Wad
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CASADOR (Dauntaun 1.30)



(Foto di Monelle Chiti)

Dauntaun. Il palchetto sotterraneo per chi ha bisogno di riprendere fiato dal rave che c'è di sopra. Adesso su ci sono gli Hormonauts e giù c'è Alessandro Raina. Lui che è talmente preso dall'esibizione che trema, quasi non si regge in piedi, sembra sbronzo. Mai vista una cosa così romantica. Tutti applaudono sinceramente. Lui che è l'ultimo dei poeti maledetti. // AP


PAY (Baretto 1.45)



(Foto di Paolo Proserpio)

Il baretto è tornato vivibile, la birra è solo in lattina. I PAY mi fanno tornare un adolescente deficiente, ma ho uno sparring partner. "E' evidente che io sono intelligente" e sono sudato, "Mille stelle in una cantina" quasi mi slogo una caviglia, "Autoscatto" non salto più, è la sala che lo fa per me. // FLS


KRISMA (Salone 2.00)



(Foto di Masiar Pasquali)

Non è solo questione di dance dal sapore 80, sono sul palco i Krisma, per chi sa chi sono e per chi no. Tutti lo notano. Io sotto il palco, che ballo come una dannata, lo sento, dentro. Il duo, per l'occasione trio, è Signore della scena e la trasforma nel suo regno, governando attraverso le hit che hanno scosso la dance/new wave in Italia. // EO


LA TORRE BIANCA (Dauntaun 2.15)



(Foto di Monelle Chiti)

Non particolarmente originale ma sentita e condivisibile, la storia raccontata da Marco Philopat e Andrea Scarabelli (e coadiuvata dai brani di F. e l'Uomo Armato) mette in luce la questione immigrazione senza retorica o sensazionalismo. E' tardissimo ma la gente, ancora tanta, ascolta interessata e applaude convinta. // SF


ALTRO (Baretto 18.15)



(Foto di Paolo Proserpio)

Le due e quaranta. L'enorme serpente di gente scuote l'interno del Leoncavallo a ritmo di musica. Fuori gli Altro iniziano le danze e quella gabbia che è il palco del Baretto esplode. Le urla laceranti che avevi sentito solo su disco così ti danno i brividi. Portano via il respiro, ora lì dentro siamo solo corpi e cuori impazziti. Apnea, pogo. Venti minuti di Altro valgono più di due ore di chiunque altro, e so che non mi pentirò di averlo scritto. // AP


FABIO DE LUCA + GIORGIO VALLETTA (Salone 2.45)

De Luca e Valletta arrivano in un momento in cui non prendo sul serio più nulla. I due dj arrivano proprio quando c'è da ridere, con la loro elettronica di corti circuiti, tormentoni colorati, 8 bit e videogiochi volanti, e nella bolgia transformer mi resettano da tutto il prima, per prepararmi al dopo. // CS


ROBERTA CARRIERI (Dauntaun 3.00)

Il diario di Roberta, un pò barbie, un pò cowgirl, tra musica e cabaret, tra radici e voglia di scappare. Fa sorridere, diverte ed emoziona quando canta con disarmante semplicità parole difficili da pronunciare, commoventi e private come quelle di "Mia madre". Esaltazione, divertimento, risate, applausi. // SS


HIS CLANCYNESS (Baretto 3.15)



(Foto di Emanuele Rosso)

Sembra pazzesco scriverlo dopo aver visto tanti gruppi così differenti tra loro, His Clancyness è stato il primo punto di rottura, la prima cosa veramente diversa accaduta al Baretto. La calma elegante dopo la tempesta. Un po' di intimità finalmente. Voci riverberate, polaroid sbiadite, un piccolo momento di psichedelia emotiva. // SG


LNRIPLEY (Salone 3.30)

Gli LNRipley sono dei sani professionisti. Nella nottata rianimano tutti i muscoli, e poi ti penti che un minuto prima eri ferma, perché con la loro elettronica non rimarrai delusa, sono imprevedibili e in sintonia con un ritmo internazionale che irraggia fighezza e ballability, underground e misura allo stesso tempo. // CS
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MILANO FOR ZOMBIES (Dauntaun 3.30)

Crudi e cinici i tre racconti su Milano, la sua vita, la sua gente, spaccati di una metropoli qualunque, ma forse neanche tanto. Ti ritrovi sotto al palco ad annuire, che quelle storie fanno un po' parte anche di te, del tuo DNA, e ci si ritrova spinti fuori, per qualche minuto, da quella gabbia di baci e carezze che, per una sera, è diventata il Leoncavallo. // SS





L'alba

Dalle 4 alle 7: Lorre, Useless Wooden Toys, Quakers & Mormons, Wolther goes stranger, 3 is a crowd, Bologna Violenta
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LORRE (Baretto 4:00)



(Foto di Desi Chez Les Filles)

Non è ancora tempo per il sole. C'è una temperatura polare, il cortile sembra un campo di guerra. I Lorre propongono una wave scura, dura, molto elettronica. Il pubblico non batte ciglio e non abbandona il suo posto, entra in un tunnel nero che ben si lega, dopo, a Wolther Goes Stranger e Bologna Violenta. // SG


QUAKERS AND MORMONS
(Dauntaun 4.00)


(Foto di Stefano Cerutti)

Ultimo gruppo in Dauntaun, quasi mattina ed un duo tutto in famiglia. Settlefish e My Awesome Mixtape che esplodono in un post rap rumoroso e pesante quanto melodicamente deviato. Un progetto interessante, ai reduci agguerritissimi arrivati fino in fondo, piace assai. // SF
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USELESS WOODEN TOYS (Salone 4:15)

Fase di crescita totale per gli Useless Wooden Toyz. Da quando li ho visti per la prima volta fino al loro set dopo gli Lnripley sembra sia passata l'intera pubertà di un ragazzino che cominciò a farsi seghe funky e ora si fa delle grandi scopate electro-pump. Sempre piacevole ospitarli, con quella puzza di Bomba sotto il naso e una performance always Fresh. // Wad
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WOLTHER GOES STRANGER
(Baretto 4.45)


Pur rimanendo in territori elettronici piuttosto cupi, ha il pregio di variare molto durante la mezzora a disposizione. Pop, tropicalismo, dance plasticosa. Wolther Goes Stranger riesce a coccolare la sala che, ovviamente, risponde contenta. Il cielo è ancora nero, ma ormai traspare – dai volti della gente, dal sorriso che mi spunta inaspettatamente sulla faccia – che ce l'abbiamo fatta. Il festival è andato bene. // SG


3 IS A CROWD
(Salone 5.15)


Prima di salire sul palco stavano quasi per addormentarsi nemmeno fossero stati impossessati dall'età dei Krisma. Poi invece appena hanno sfiorato i cdj hanno scatenato una bufera di tech violenta e prepotente addosso al dancefloor voglioso e testimone di un vortice di elettronica, casse, synth e underworld insolito per essere solamente le 6 di mattina, e per essere solamente a Milano. // Wad
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BOLOGNA VIOLENTA (Baretto 5.30)



(Foto di Paola Gravina)

Bologna violenta alle 5 di mattina, dopo una notte insonne fa lo stesso effetto di uno schiaffo in faccia seguito da un calcio nelle palle. Chitarra ultra-distorta e mondo movies, anni zero vs anni 60 del cinema italiano di serie z: un cocktail devastante e dal fascino indescrivibile, in una parola, grandioso! // NB
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Colazione

Servita dalle 7 in poi: Giuliano Dottori, Alessandro Grazian, Brown and the leaves
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Alle 6 da una parte finisce l'elettronica, dall'altra Bologna Violenta. La festa dura ormai da dieci ore, chi rimane staziona intorno alla reliquia della chitarra in palio. In pochi minuti si organizza un palchetto nel corridoio principale del Leoncavallo, ci accomodiamo sulla transenna laterale, sto con i gomiti appoggiati e nessuno mi scosta, divento di marmo, viene annunciato il vincitore della chitarra, un incredulo che per l'occasione diventa mitomane e sale sul palco per accordarla (credo), sistemandosi tra Alessandro Grazian e Giuliano Dottori, gli ospiti della mattina, che con voci delicate e dita leggere fanno spuntare l'alba dietro le finestre, c'è ancora la luna in cielo, sento una cover di Leo Ferré e una di De André, e una mancata "Sunday Morning", i piccoli cantautori cantano di fronte a una quarantina di persone e un punk americano, coraggiosi e silenziosi che si godono lo spettacolo, o forse sognano, mentre Brown & the Leaves per ultimo congeda le musiche, dentro agli occhi il giorno si fa più chiaro. // CS



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L'articolo MI AMI ANCORA tutti i concerti - Milano di Redazione è apparso su Rockit.it il 2010-02-17 00:00:00

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