Sono in quattro. Avranno 20 o più probabilmente 25 anni, sono tutti infilati in dei k-way bianchi lucidi e lunghi fino al ginocchio che paiono usciti da uno spot dei fermenti lattici. Ballano abbracciati in un girotondo, urlando con notevole sguaiatezza le seguenti parole: "Dammi il tuo amore, non chiedermi niente, dimmi che hai bisogno di me". Tutto attorno a loro sono cellulari alzati, tentativi di falsetto, baci con lo stampo. Ha appena iniziato a piovere: sarebbe una rottura, pare una benedizione come per i Cherokee.
Ancora un paio di pezzi e, ben prima del tutturututtu collettivo di Figli delle stelle, le gocce si sono già arrese. I nuvoloni, che dal primo pomeriggio si erano accumulati inesorabili sulle nostre teste, sono a salve. O forse si sono fermati davanti a un popolo che scoppia di felicità. Hanno rinunciato quando hanno realizzato che "non c'è tempo di fermare questa corsa senza fine".
Il live che segna il ritorno sulle scene dopo vent'anni di Alan Sorrenti (che vi raccontiamo nel dettaglio qui) è stato un grande rito apotropaico, in un momento storico in cui di male da scacciare ce n'è troppo, e un meraviglioso incontro tra generazioni, sul palco (tra una leggenda della musica italiana e 8 musicisti giovani e giovanissimi) e sotto. E segna un punto di cesura. Tra il giorno e la notte di un sabato che incanta e nel mezzo del sedicesimo MI AMI, iniziato venerdì con una rinascita e in attesa di una domenica che sarà poesia, gioia e battaglia.
Un sabato al completo di pubblico e di entusiasmo, iniziato presto e finito che era già un domani inoltrato. In cui, come sempre, a distanza di pochi metri, è accaduta ogni cosa, e pure il contrario. Dai live intimi al karaoke acrobatico dell'Heura Garden, dal pogo ai sing along, dalle risate per l'incontro anti-stereotipi al TOUGH AS YOU UNEXPECTED STAGE con Eterobasiche, BigMama e Lina Simons fino alle dancefloor che spuntavano qua.
Tutto mentre, anestetizzata la pioggia, il vento ha continuato a soffiare forte. Scuotendo gli alberi della Collinetta, consigliando a più d'uno soste non previste (abbiamo visto anche qualche sognetto) nella struttura muraria, imponendo maglie e maglioni sopra i pantaloncini e i sandali.
Volavano foglie e semi nell'aria mentre De Leo invitava sul palco tre delle artiste che lo hanno accompagnato nel suo nuovo progetto – Vipera, Rachele Bastreghi e Maria Antonietta –, mentre sul palco Rilegno e sul Pegaso, dalle 16 e 30 e fino a notte inoltrata, si consegnavano il testimone 20 artisti bravissimi, carichi di emozioni ed energia, scintillanti per approccio e voglia di restituire loro stessi al pubblico. I Planet Opal, impressionanti, le final devastanti di Nello Taver, di Whitemary degli European Vampire e dei Fuera, capaci di creare un'atmosfera irresistibile alle due passate da un pezzo. E con loro tutti gli altri.
Un tifoso del Liverpool maledice Carletto Ancelotti per un'altra delusione sportiva, due ragazze litigano ma poi si abbracciano, il foltissimo fan club dello Stato Sociale canta a memoria per intero Turisti della democrazia, un disco di dieci anni fa che da questo palco aveva preso il volo e che ora è tornato a casa sua come il piccolo monumento "indie" che è. E poi un altro ritorno che flirta con il sogno, quello di Meg, su uno stage dopo 7 anni, e che fa ballare anche gli insospettabili, mettendo assieme liriche uniche con la dancehall.
E poi Dario, Veronica e gli altri. La Rappresentante di Lista da queste parti non è ospite, al più coinquilina. Ma dall'ultima volta è cambiato il mondo, con due Sanremo e un successo che più meritato era difficile. Sono tra i più bravi a fare show che abbiamo in Italia: il loro palco si ribalta più volte, la gente impazzisce su Ciao Ciao come sui vecchi anthem. Cantano d'amore e rivoluzione, di balli sulle macerie. Alziamo gli occhi al cielo, il grigio mischiato con il nero, respiriamo l'aria di bufera e pensiamo che la colonna sonora è assolutamente perfetta.
Sul palco Galaxy Buds2 sale l'aria del mare di Milano: se dev'essere l'apocalisse, che almeno ci sia un po' di iodio. Qua il film è diverso, tra Mad Max, un teen movie e Straight Outta Compton. Una line up, quella della nostra amata Collinetta, che fa da mentos nella coca-cola del festival. Centomilacarie si emoziona quando Drast lo abbraccia da dietro tipo Di Caprio in Titanic a sua insaputa su una cover degli Psicologi: un altro debutto live assoluto, per noi la gioia più grande. Simone Panetti, poi Naska eroico in sedia a rotelle, La Sad che fa delirare tutti e arare per bene il terreno dell'Idroscalo con un pogo visto mica tante volte.
Poi si vira verso il rap con Tredici Pietro, che è già un big, come Bigmama e il BNKR, che – e lo sapevamo bene – ha una fanbase da fare invidia a tanti. Gemello è un'icona del rap dai tempi di In The Panchine. Infine Ketama. Quando salgono sul palco Franco 126, Asp, Drone e Ugo Borghetti per una Posse Track della Love Gang è tardissimo. Ma ci sono ancora tutti. Con le dita a cuore e gli occhi pieni di quel momento. Che ricorderemo a lungo, come un altro sabato glorioso al MI AMI Festival.
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L'articolo MI AMI, giorno 2: la fine del mondo è una giostra perfetta di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-05-29 11:16:00
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